Un miliardo di ombre

Un miliardo di ombre UN RACCONTO DI GUIDO CERONETTI Un miliardo di ombre DICIAMO pure che noi non eravamo preparati. Ci avevano detto che laggiù stava per succedere qualcòsa di molto grande, ma quando abbiamo vistò che le cose andavano precipitando, era tardi per predisporre un plano di emergenza. Così, di colpo, ce li siamo trovati da questa parte del muro: un conto fatto dai nostri contabili (non usiamo macchine) ha stabilito la cifra in novecentotrentaquattro milioni seicentotredici mila quattroccntosei. — Peccato, è mancata la cifra tonda! — ha commentato uno di quelli che già erano qui, e che in vita era stato ossessionato dalla trattenuta fiscale sui compensi. Ma il miliardo è stato raggiunto c superato in seguito. Non potete immaginarvi i problemi creati da tutti quei trapassi repentini. Tutti i servizi travolti, inutilizzabili; gli smistamenti — settore delicatissimo ed essenziale — paralizzati; noi disperati, impotenti, sottoposti a una stress che avrebbe distrutto chiunque non fosse dotato delle nostre capacità sovrumane. Lasciatecelo dire quanta povertà d'immaginazione nel la vostra più agguerrita conoscenza scientifica! Nessuno, proprio nessuno, fra tanti, tantissimi scienziati che si era no specializzati in previsioni sulle conseguenze del cataclisma — l'atto finale della grande guerra escatologica terminata, con nostro grande sollievo, con la netta vittoria del Bene sul Male, però con la conciatura del Bene alle condizioni di un pugile portato in trionfo dopo un incontro che l'abbia inebetito e messo in carrozzella per sempre — nessuno dico di quei colossi d laboratorio, di quei grandi in terrogatori di oracoli elettroni ci, aveva dedicato una minima frazione delle sue ricerche a studiare il problema di che cosa sarebbe successo dall'altra parte, dopo che laj»ucrra_avessc tatto in pochi giorni Io scientificamente previsto - mi liardoMi morti. Sc'qualcrie-cl mido metafisico avesse voluto discutere con loro il problema («Che cosa ne sarà di quel mi liardo di anime?») l'avrebbero fatto sparire sotto gli spruzzi dei loro sghignazzamenti. Ep pure c'era, tra i non ammessi alle discussioni e ai convegni qualcuno che si poneva do mande che a noi non sembra no per niente strane, come: Ci sarà un'assoluzione genera le o dobbiamo temere raffiche di castighi e di premi sbagliati, per l'eccesso di ombre attesa di giudizio?. Le bilance, se poi davvero infallibili, non salteranno per il peso? Ci saranno scene spiacevoli di riluttanza alle condanne di ritornare in un mondo dove bisogne-, fa nascere topi o formiche per continuare a propagare la divina Fiaccola della Vita? — Tuttavia i governi, pur ri- ■ dotti a pochi, con fulminei passaggi dagli Esteri agli Interni, a volte addirittura da autista del Primo Ministro a Pri' mò Ministro, hanno mostrato subito tutta la loro incorreggibilità. Eccoli a proclamare: al lavoro! ricostruiremo un mondo più giusto! più bello! più scientifico! un mondo, finalmente, socialista*. Ma ai superstiti non è piaciuto questo delirante ottimismo, e non sono mancati linciaggi piuttosto feroci di nuovi e vecchi Ministri, incapaci anche in momenti simili di una parola vcra- *,* Una cosa abbiamo subito saputo: che era il segno di una imperscrutabile Grazia essere stati tirati via con la rapidità di un'estrazione di dente da un mondo civilizzato dove le condizioni di vita andavano facendosi, se continuava quella contraffazione di pace, sempre meno tollerabili. Le vittime della catastrofe erano dunque, nella nostra concezione, dei fortunati. Ma per convincerli di questo! Per smalinconirli un poco! Per fargli capire che non gli poteva succedere niente di meglio... Rimpiangevano tutto! In modo perfino scandaloso... Anche i contemplativi, quelli che ancora vivevano nei conventi... Cera anche un Pontefice Romano (l'ultimo o il penultimo, secondo le profezie dello Pseudomalachia), arrivato fra i primi, insieme a tre o quattro milioni di pellegrini non si' dava pace: e/a persuaso che Cristo non avrebbe per- menodi catcivfartampamsieesallPUanlammsi m(msespadcatriulàsiinseadstsipsisteasepisstbgcgqmaIrcdnvdqa messo tanto disastro, o almeno l'avrebbe ritardato ancora di un certo numero di pontificati... Era un uomo onesto.e civile, ma non riuscivamo a fargli capire che tutto è infinitamente più complicato, più paradossale, e che per noi la maggior parte dei vostri pensieri, e anche di quelli da lui espressi nelle encicliche e nelle allocuzioni, erano assurdità PUtC- ** Con pazienza veramente angelica abbiamo ascoltato i lamenti di quella inconsueta moltitudine. Ciascuno di noi si è appartato con cinque o sci milioni di loro, non di più (mancavamo di aule, abbiamo sequestrato tutti i locali disponibili, anche posti riservati ad anime di gran rango, attaccate alla loro sedia da due o tremila anni) dicendogli: ecco iua, sfogatevi, dite che cosa vi là più pena e in che cosa possiamo servirvi, ma non parlate in più di ventimila per volta se no facciamo confusione; Regola d'oro, ma provatevi ad averne cinque o sci milioni stipati in un'auletta! Tutti insieme parlavano... Allora, im posto con tremendi squilli il silenzio, gli abbiamo proposto: parlino quelli che, tra voi, erano i più sapienti! E qui, un altro dei famosi abissi che ci separano... Per loro, i più sapienti non erano che /' pili istruiti, i più abili, i più in vista; i cattedratici di Università di Accademie, i Premi Nobel, i giornalisti (!!), gli ingegneri dell'atomo e del gene, critici, gli storici, gli psicologi... insomma tutti quelli che avevano rovinati. Perfino qualche atleta, disegnatori 'di moda... Abbiamo fatto venire alcuni Greci antichi e antichi Indiani, per spiegargli la differenza, ma ogni parola giusta c chiara aveva, nelle loro facoltà di comprendere, torbide risonanze di nozione scolastica. E' venuto anche Pitagora e gl diceva che era per loro colpa, quelPimmanejjisastro, perché avevano mangiato-troppe fave altri alimenti che bisognava evitare. C'è stato un momento arità generale e Pitagora ha detto che non sarebbe più tornato. Abbiamo raggruppato a parte, in appositi recinti, scienziati, tecnocrati, politici, militari, trafficanti, spie, tutti più direttamente responsabili, per esaminarne caso per caso il grado di colpevolezza. Su di loro pende un enigmatico giudizio. Se visti dall'altra parte sono umanamente colpevoli; ma da questa il nostro occhio scopre facilmente la complicata massa di fili che da un luogo altissimo li manovrava: I nostro tribunale dovrà tenerne conto. Secondo alcuni noi, parecchi di loro non erano cric semplici involucri in cui si era installato un vagante spirito malvagio: sono i più flosci, i più diafani, non sembrano neppure in grado di sostenere un giudizio.-Poi ne abbiamo di pentiti, di arroganti, di insensibili... E' interessante, e anche piacevole, vedere i supremi capi sovietici sferrarsi pugni e calci reciprocamente, tra ingiurie di fuoco, cosa straordinaria riuscire a farsi del male: pur non trattandosi che di misere ombre, i pugni e i piedi invece di attraversare una macchia di fumo urtano in durissime concrcziopietrose, e le loro nocche d'aria sanguinano. A sorvegliarli abbiamo messo qualcuna delle loro innumerevoli vittime, pensatori c artisti russi, semplici credenti in Dio, perseguitati... Ma sono gente molto mite,- gli volta le spalle come se neppure li conoscesse ed è contenta di poter leggere dei libri. Ci sono ancora delle sacche di agitati, ma un buon mezzo miliardo siamo riusciti a farli ragionare, o almeno a calmarli un poco. Ci siamo serviti dello psicodramma, col concorso di attori arrivati coi primi duecento milioni: c'erano il vecchio Laurence Olivier, Max "von***S53bw,""Fcrnando KcyT'v'wt'À jRsw^japjc. jp8iì, Piera Degli Esposti... Manno collaborato mirabilmente! Per solidarietà, si sono uniti a loro alcuni dei nostri residenti anziani, Emilio Ghione, Molière, Ermete Zacconi, la Duse... Come registi abbiamo avuto il grande Stanislavsky, molestato da Carmelo Bene. C'erano da due a trecento milioni di spettatori per reti ta; per gli attori non erano mai abbastanza. Le repliche continuano per i nuovi arrivati e per quelli che desiderano capire sempre meglio... I copioni battono su questo, principalmente: che la loro mente non aveva ormai più niente da produrre di buono e di bello, solo cose tremende e diaboliche, perché profondamente malata, forse posseduta... Uno dei drammi più applauditi, e cmmpaNvccdd T' o e o e a e o e che certo resterà in cartellone molto a lungo, s'intitola:. «Come avete sistematicamente e perversamente cancellato ogni autentica dolcezza di vivere al Nord e al Sud, all'Est e all'Ovest»: la conclusione, catarticissima, è che, tolta quella poca còsa che è sempre stata la dolcezza di vivere, non restava altro scampo, altra grazia, che il morire. Ma faticosissimo è liberarli dall'illusione pertinace dell'Io! E noi, con pazienza inimmaginabile, sempre a ricominciare: vedete, cari, l'Io è illusorio... voi credevate... A toccargli questo tasto, mandano linguale di fiamma: — Come, illusorio! Se è illusoria la specie, bugia e vuoto la storia, l'Io almeno è un punto fermo! Io sono io, e non un altro! L'identità non ce la potete togliere! Io! Io! Io! — ** Com'è difficile conoscersi! certo, appena fatta questa conoscenza di se stessi, dover ammettere che non si è proprio niente è ben duro! Un biscotto più amaro di quello che si mangiava sulle galere del re Spagna! Alla fine, subentra profonda consolazione, ma subito subito è come continuare all'infinito a morire... Ci vuole cautela nel dirglielo, dovevamo essere meno precipitosi... Uno di loto, uno di quelli che filosofano più passeggiando per i mercati che dalle catte- : dre,- ci ha detto: — Sarà ben vero che l'Io non esiste, ma ci è stata data una carne a noi, così tenace che mai riusciremo sciogliercene del tutto. Voi non sapete che cosa vuol dire essere carne, il dolore, il piacere, la lotta per superare l'egoismo mostruoso del corpo, e avere un nome, un nome che ti è come tatuato dentro, scritto all'anagrafe del midollo, fatto carne anche lui... E come tutto alla carne si attacchi, calamitato da lei, e come tutto l'universo, in una emozione Upica, divci)tjLioJciQsarnjCate.. deliziosamente Io... E Tutelo, lo conoscete voi Xiactolm t Ci siamo guardàtr"còri di'sa-" gio; l'utero proprio non lo conosciamo. Ci hanno detto che è una bestia molto strana. C'è chi arrivava ai cento anni, tra noi, e non se n'era ancora staccato! Essere stati dentro un utero fabbrica bene un destino insuperabile, una condizione da cui non si esce! Sempre quella nostalgia di rientrarci, e quel tremendo salto fuori... Come liberarsi dall'illusione dell'Io quando si è stati plasmati 11 dentro... Saremo processati per essere nati da una donna? Mettetevi un momento al nostro posto! — ■ Non potevamo replicargli... Si persuaderà da sé, ci siamo detti, dovrà accettare il paradosso, altro non si può fare. Guido Ccronetti s

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