In appello il giudice dà ragione all'Alfa di Ettore Massacesi

In appello il giudice dà ragione all'Alfa I I o.-ii- . . I Sulla «cassa» a zero ore In appello il giudice dà ragione all'Alfa MILANO — La sezione lavoro del tribunale di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado sui cassintegrati dell'Alfa Romeo che avevano contestato le decisioni dell'azienda. In sostanza i tre giudici (Vittorio, presidente, Siniscalchi e Sin.onazzi) hanno dichiarato legittimo il provvedimento di messa in cassa integrazione attuato dall'Alfa e hanno confermato la prima sentenza solo per la parte che fa salvi 1 diritti sindacali dei lavoratori in «cassa». La cassa integrazione a zero ore era stata decisa dall'Alfa Romeo per 5000 dipendenti nel marzo dell'82. Il provvedimento era stato concordato con la Federazione lavoratori metalmeccanici. I criteri di scelta dei lavoratori da mettere in cassa integrazione erano — secondo la stessa AlfaRomeo — l'assenteismo ricorrente, le esigenze tecnted^reduttrve 3eSl'azlenda e 11 rendimento professionale dèi'.singolo lavoratore. L'accordo Alfa Romeo-Firn venne duramente contestato da un gruppo di lavoratori (circa trecento) che decisero di ricorrere alla magistratura. Sostenevano l'illegittimità del provvedimento per due motivi: un «difetto di rappresentanza* nei loro confronti da parte della Firn e la mancanza di «criteri oggettivi» (gli stessi che vengono adottati nel casi di licenziamento collettivo) nella scelta del dipendenti da mettere in cassa integrazione. Nell'estate dell'82, con procedura d'urgenza, la pretura del lavoro di MI lano decideva la loro reintegrazione in fabbrica, mentre nel novembre 11 pretore Davossa dava loro ragione anche nel merito delle obiezioni sollevate. In sede di appello i le' gali dell'azienda hanno sostenuto la validità del provvedimento, poiché non esiste una legge che fissi criteri per la messa in cassa integrazione e quindi sono legittime de cisloni unilaterali dell'azienda. Ettore Massacesi

Persone citate: Siniscalchi

Luoghi citati: Milano