Gli italiani rimangono in Libano Oggi la visita di Pertini a Beirut di Alberto Rapisarda

Gli italiani rimangono in Òggi Ba visita di Pattini a Libano Beirut Respinta con 348 «no» e 205 «si» la mozione pei che chiedeva il ritiro dei militari Gli italiani rimangono in Òggi Ba visita di Pattini a Libano Beirut ' ROMA — Alla vigilia della partenza del presidente della Repubblica Pertinl per 11 Libano, la Camera dei deputati ha deciso che i nostri soldati rimangano ancora a Beirut, in attesa dell'evolversi della situazione. Comunisti, demoproletari, dp e radicali avevano chiesto il ritiro del nostro contingente di pace. I partiti di governo si sono opposti, rivendicando la validità della decisione presa a suo tempo dalla quasi totalità dei partiti, comunisti compresi. A tarda sera la risoluzione comunista per 11 ritiro del contingente é stata messa ai voti e respinta con 348 no contro 205 si. A favore dell'ordine del giorno del governo, che approvava le dichiarazioni dei ministri Andreottl e Spadolini per la permanenza In Libano, hanno votato anche 1 missini. Il risultato è stato: 335 sì, 218 contrari e un astenuto. La maggioranza ha cosi formalmente dimostrato la sua coesione su un problema tanto delicato. Coesione raggiunta malgrado ampie assenze di deputati del partiti di governo, che hanno preferito prolungare un «ponte» che era iniziato venerdì- della scorsa settimana. La Camera si è Infatti riunita solo ieri per discutere il pressante problema libanese, proprio mentre Pertinl parte per passare la festa delie Forze armate accanto ai nostri militari, e il ministro degli Esteri Andreottl parte anche lui per essere domenica in Siria. La posizione del governo è stata illustrata al deputati dal ministro degli Esteri Andrcotti (de) e da quello della Difesa Spadolini (pri). Entrambi hanno respinto la proposta di ritirare i militari italiani dal Libano. Andreottl ha insistito soprattutto sulla nostra funzione di paese proiettato nel Mediterraneo, personalmente Interessato a trovare una soluzione pacifica nel Libano e nel Medio Oriente. Spadolini ha insistito molto sulla necessità di «non smarrire ilraccordo» con gli alleati americani, francesi e inglesi. Entrambi sono parsi pieni di dubbi sulla possibilità di inviare osservatori italiani in Libano. Le condizioni che l'Italia pone sono state minuziosamente illustrate da Spadolini e sono parse coincidere in buona parte con le garanzie richieste anche dai comunisti. Il ministro degli Esteri ha spiegato che va in Siria «per stimolare la difficile riconciliazione ■ libanese», ha detto chiaro (e questo fa piacere al pel) che la Siria «è un interlocutore da tenere in decisivo conto» per 11 problema libanese, ha detto «che i contingenti in questo momento non sono sostituibili» ed ha enfatizzato 11 ruolo delle forze delle Nazioni Unite nel Libano meridionale. Forze che dovrebbero essere utilizzate più ampiamente in futuro. Andreottl ha sostenuto che l'Italia chiede il ritiro dal Libano delle truppe di Israele e della Siria «senza che tali Paesi subordinino il loro ritiro alla formulazione di condizioni non simultanee che finiscono per bloccare la situazione». Il problema centrale del Medio Oriente rimane comunque, secondo Andreottl, quello di dare una patria ai palestinesi, solo modo per pacificare l'area, garantendo ovviamente 1 diritti di Israele. L'Olp rimane tuttora «un fattore potenziale di stabilità politica» in Medio Oriente. E su questo punto di vista si registrano divergenze tra i Paesi europei e gli Stati Uniti. Il ministro della Difesa Spadolini ha assicurato più volte che le truppe italiane svolgono in Libano una funzione neutrale. Due erano i compiti con i quali andammo a Beirut, ha spiegato: difendere i palestinesi contro le atrocità; aiutare il ristabilimento della sovranità nazionale nell'intero Paese. Se negli incontri in corso a Ginevra le varie parti libanesi facessero una valutazione «negativa, anche parziale» sulla forza Alberto Rapisarda (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Spadolini