I muratori della domenica di Clemente Granata

I muratori della domenica VIAGGIO NELLA SPECULAZIONE EDILIZIA CHE IL CONDONO VUOLE PERDONARE I muratori della domenica A Roma sono un centinaio le borgate abusive con quasi un milione di stanze che attendono il condono - Come e perché si è costruito in modo convulso e irrazionale - A differenza dei tempi delle baracche, ora scomparse, i villini fuori legge sono in gran parte abitati dal ceto medio - Traffici clandestini attorno ai lavori di costruzione DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Abusivo è bello? Piace? Sembra di si, stando a un'indagine del Censls sugli utenti dell'edilizia pubblica, tipo Tiburtino Sud. Tema: il territorio ideale. Tra l'altro, gli intervistati hanno, dovuto indicare quale abitazione preferissero tra le cinque illustrate nel questionario: case unifamillari a schiera, case a torre, edifici multipiani, edifici in linea ad alta densità, un villino. La maggioranza (quasi il 60 per cento) ha scelto quest'ultimo. Forse nessuno lo sapeva, ma il villino giudicato ideale era una costruzione abusiva di borgata Gregna. Una delle tante costruzioni «spontanee-, sorte nella periferia della megalopoli: 129 borgate con quasi un milione di stanze illegali (dato non ufficiale, ma l'assessore all'Urbanistica Antonio Pala ci dice che probabilmente è reale). Un milione di stanze I ' Cioè un quarto dell'edilizia della Capitale, un decimo dell'abusivismo nazionale. Il tutto in attesa di perdono. Che la simpatia manifestata in modo cosi largo nei confronti del villino fuorilegge possa fornire una prima spiegazione della crescita del fenomeno? Certo, le cause delle illegalità edilizie sono molteplici e ogni esperto è pronto a fornircene un elenco: legislazione urbanistica troppo vincolante, sclerosi burocratica che rallenta le pratiche per le concessioni, plani regolatori che impediscono al cittadino di costruire secondo le proprie esigenze,.espulsione dei piccolo costruttori dal mercato, investimenti pubblici insoddisfacenti, espulsione dal centro storico per effetto della crescita del terziario, impossibilità di penalizzare sotto il profilo fiscale la rendita di posizione urbana che lievita nonostante il piano regolatore, ecc. Ma non manca, e talora è determinante, la spinta psicologica, posto che lo stesso Censis a proposito dei risultati della sua indagine annota: «Si tratta di un voto di protesta nei confronti delle attuali condizioni abitative, aspetto che rende plebiscitario il consenso a una Roma spontanea, scomoda e priva di servisi, ma più diffusa e articolata di guanto non siano i quartieri dell'edilizia residenziale pubblica: Proviamo a fare un giro nelle borgate, andiamo per esemplo a Palmarola, tra l'Aurelia e la Cassia. Ecco parecchi villini abusivi simili a quello indicato dal Censls. Magari sorgono tra cimiteri di automobili, s'innalzano sul ciglio di strade sconnesse, sono situati in zone appena raggiunte dai servizi primari, ma le case in sé non sono spregevoli, alcune, anzi, appaiono confortevoli, costruite con cura, rifinite con grazia, come ci conferma Enrico Milone, presidente dell'Ordine degli Architetti. Il quale aggiunge: «GH abitanti vogliono manifestare il loro senso d'indipendenea, il rifiuto della massificazione in grandi edifici, affermare la concezione di una proprietà non legata ad altre proprietà. E' una sorta di retaggio della mentalità contadina». Idea questa antica, posto che la ritroviamo pari pari nella rivista «Capttolium» del 1928. Precisa Milone: «Nora dimentichiamo che per molto tempo, sino alla fine degli Anni Cinquanta, le grandi masse di abusivi erano costituite da contadini immigrati a Roma dal resto del Lazio, dagli Abruzzi e dalla Campania. I contadini si attestavano nella periferia e di notte o la dome¬ nica si trasformavano in edili. Ricorda "Il tetto" di De Sica?». Furono gli anni bui delle baraccopoli, dell'autentico abusivismo di necessità, dell'emarginazione, del sottoproletariato in preda a rabbie sorde, mentre, entro il perimetro della Roma ufficiale, incominciavano a emergere i cosiddetti palazzinari d'oro, paradossalmente abusivi sol- tanto a metà perché una base legale potevano vantarla, potevano sventolare un foglio di carta bollata con la licenza, ancorché ottenuta con compiacenze e collusioni politiche, ancorché poi ampiamente violata. Attorno alla metà degli Anni Settanta nuovi eventi si registrarono. Ufficialmente i palazzinari scomparvero, o almeno non' agirono più in prima persona, ma protetti dall'anonimato delle grandi società., E mutò anche l'universo delle borgate. Giorno dopo giorno l'edile della domenica sostituì alla baracca il villino o qualcosa che gli assomigliava. E cambiarono anche 1 connotati sociali: non più (o non soltanto) l'esponente del sottoproletariato, ma l'operaio specializzato, il tecnico, l'impiegato ministeriale, il commerciante, anche il professionista(peraltro più lottizzatore che utente). E le borgate stesse, secondo meccanismi già posti in essere nel '31 e nel '62, venivano inserite nel perimetro della città con le varianti al plano regolatore, con la creazione delle zone «O». Ogni abitante delle nuove borgate da Cesano a Palmarola diventava ufficialmente' «cìdìs romaìius». E' un grande mutamento sociale, già rilevato dalle nuove Indagini sul campo. Dice il dott. Adalberto Albamonte, dirigente della sezione urbanistica della Pretura di Roma: 'A questo punto andrei cauto nel parlare sempre e soltanto di abusivismo di necessità. Anche nelle borgate il fenomeno ha assunto sempre più caratteri speculativi. Il commerciante e il professionista acquistano il pezzo di "agro" a basso costo e lo lottizzano ricavando utili ingenti. Chi costruisce senza licenza, secondo un'indagine del Cresme, risparmia almeno il SO per cento rispetto ai costi normali di produzione, mentre per i servizi essenziali, l'ente pubblico, cioè io collettività, deve sborsare almeno un milione e mezzo per abitante». Tutto ciò induce la pretura, che già ha operato 8 mila sequestri (1000 a agosto) e presso la quale pendono 16 mila processi per reati edilizi con 45 mila imputati, a non considerare con indulgenza le varie forine di abusivismo e a non esprimere giudizi positivi sul condono «a tappeto». Tanto più. che i magistrati sono convinti che dietro l'abusivismo si siano consolidate attività Illegali d'ogni tipo, si sia intessuta una fitta rete di rapporti con la delinquenza organizzata. Naturalmente si è ben lontani dall'idea di «cri mlnallzzare» gli abitanti, a volte prime vittime di racket e soprusi, ma c'è il sospetto per esempio che una parte del denaro messo a disposizione del costruttori provenga, forse a loro insaputa, dal traffico della droga. Su questo Immenso panorama dell'abusivismo romano (ricordiamoci anche della Mugliali» con costruzioni collocate 6 metri sotto 11 livello del Tevere) dovrebbe ora calare 11 sipario della sanatoria. Che oltre qualche consenso («E' un provvedimento opportuno anche per rispondere alla logica dei "pochi soldi maledetti e subito"») raccoglie molte critiche, alcune tipiche della 'situazione romarra, come quelle che muove l'Unione Borgate. Giuliano Natalinl, segretario della stessa, afferma: «JVon vogliamo questo condono, ma l'altro previsto dalla legge regionale del 1980, approvata dopo anni di discussioni. Le clausole della legge regionale sono meno onerose. Siamo pronti a scendere in piazza. Oià lo abbiamo fatto. Eravamo in 20 mila ». Dice Albamonte: -L'abusivismo si nutre di una subcultura fatta di antiche diffidenze. Ben difficilmente l'abusivo siautodenuncerà. Capisce che mancano la volontà o la capacità tecnica di scoprirlo e di applicare le sanzioni». Replica l'assessore Pala: «Sono ottimista. Ci vuole, è vero, un grande lavoro di orientamen-. to. Bisogna far capire che l'abusivo si trascina dietro un bene che rimarrà illegale per sempre a tutti gli effetti e di cui non potrà disporre. Ci riusciremo. Controlli? Ci saranno, eccome. Sono pronto a mobilitare gli elicotteri». Ma la mobilitazione riguarderà uno. al massimo due elicotteri. Basteranno, davvero per la megalopoli abusiva? Clemente Granata

Persone citate: Adalberto Albamonte, Albamonte, Aurelia, Cesano, De Sica, Enrico Milone, Giuliano Natalinl, Milone

Luoghi citati: Campania, Lazio, Roma