Beethoven rinasce con Bernstein
Beethoven rinasce con Bernstein Beethoven rinasce con Bernstein , Un grandissimo successo - Toccato il vertice dell'entusiasmo con l'aEroica» che sembrava di ascoltare per la prima volta ROMA — Grandi accogliente il pubblico romano ita riservato l'altro pomeriggio a Léonard Bernstein che è tornato a dirigere l'orchestra di Santa Cecilia nell'Auditorio di Via della Conciliaelone. Considerato Uno del più quotati interpreti beethoveniani del momento, Bernstein ha incentrato il programma sulla Ouverture Leonora n. 3 e sulla Sinfonia Eroica, riservando la parte centrale della serata all'esecuzione di un suo lavoro, la Sinfonia n. 1 «Jerernlah» per mezzosoprano e orchestra, su testo tratto dalle bibliche Lamentazioni (Cap. 1,4,5). Scritta nel 1939 e completala nel 1942, appartiene al periodo giovanile del composito■ re che aveva, quando l'ha finita, ventiquattro anni, rivela un mestiere ed un'abilità di .scrittura sinfonica gii completi: trattata a blocchi, per famiglie, più che per strumenti singoli, l'orchestra di Bernstein è un valore sicura, e cattura l'attenzione dell'ascolta' tore- per la sua «presenza» sempre nitida, luccicante. Lo stile vive in un eclettismo sinfonico che mostra come l'autore, ancorché giovane, si muovesse a suo agio tanto nei rapporti con la tradizione come nella ricerca di una cauta modernità. Il primo movimento, Profezia, è basato su due cadenze liturgiche ebraiche che fondano il carattere Urico del pezzo, con il suo colorito arcaico, a tratti assai suggestivo; il secondo. Profanazióne, è uno scherzo pieno di vivacità ritmica dove entrano, cimeli stravinskiani, ma anche ritmi di danza americana e la profanazione perde, a dire il vero, il suo carattere fosco per capovolgersi in una vitalità un po' scanzonata; il terzo, Lamentazione, affida alla voce del mezzosoprano, che l'altra sera era la grande Christa Lu¬ dwig, un canto di impronta quasi verista, mentre l'orchestra sorregge il declamato sottolineando con una sobria {partecipazione l vari momenti del testo, sino alla dolce melodia finale. La Sinfonia di Bernstein ha avuto un successo caloroso, l'autore è stato più volte chiamato alla ribalta dopo che a capo dell'Orchestra di Santa Cecilia aveva già strappato una bella messe d'applausi con l'esecuzione della Leonora n. 3. Brava pure Christa Ludwig, ancora nel pieno del- le sue possibilità vocali, ed infallibile nel cogliere il senso di scabra asperità biblica che, nel primo e nell'ultimo movimento, rappresenta la cifra tipica e più poetica del lavoro. Ma ancor più il pubblico si è acceso nell'ultima parte, quando con un uragano di approvazioni ha accolto-l'esecuzione dell'Eroica. Dopo il Fidelio diretto qualche anno fa alla Scala, tutti conoscono orimai le doti di dinamismo, la potenza costruttiva, la sottigliezza analitica con cui Bernstein affronta oggi le Sinfonie di Beethoven. Ascoltare l'Eroica diretta da lui sembra, per molti versi, ascoltarla per la prima volta: la quadrata maestosità del primo movimento, dove trova ancora spazio più d'una grazia settecentesca, accentuando, per contrasto, la rivoluzionaria novità dell'insieme; la 'lentezza rituale della marcia funebre, lo scherzo staccato in \modo piuttosto compassato e tale da imprimere al finale il '.massimo scatto vitalistico; tutto si è organizzato in quella unità organica che è il segreto delle grandi esecuzioni e che il pubblico romano ha mostrato di comprendere e di approvare senza riserve. Paolo Gallarati
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