Bolca, atollo tropicale sulle montagne di Vicenza

Bolca, atollo tropicale sulle montagne di Vicenza Bolca, atollo tropicale sulle montagne di Vicenza SUL piazzale davanti al, piccolo museo c'è un ragazzino che con un martelletto sfalda le pietre, le apre come pagine di un libro e poi le butta ih un mucchio. Raramente, ma capita, la curiosità interessata del piccolo spaccapietre e di chi sta a guardarlo, viene premiata. Tra 1 tagli di pietra c'è una formichina, una foglia in forma fossile. Sono piccoli momenti nella ricostruzione quotidiana che un gruppo di esperti compie per individuare quanto avvenne 50 milioni d'anni fa a Bolca, sulle montagne della Lessinia, ai confini tra le province di Verona e di Vicenza. Un gioco della natura ha permesso, infatti, la conservazione su queste montagne della flora e della fauna dell'Eocene, quasi identica a quella che oggi ritroviamo nei mari tropicali. Bolca in ' antico era un atollo corallino, con clima e vegetazione di un ambiente paragonabile a quello degli atolli del Pacifico. Cosi ogni giorno, aprendo una pietra si apre anche una pagina di storia. Senza conoscere ancora il perché del fenomeno: ci fu l'eruzione del vulcano, una catastrofe naturale, con improvviso arresto della vita,oppure la tesi giusta è quella di un avvelenamento naturale delle acque della laguna per la presenza eccezionale di masse di microrganismi che hanno portato un antichissimo caso di inquinamento naturale? Quello che conta è che Bolca, come la definisce Enzo Stanghellinl, l'uomo che una decina d'anni fa l'ha fatta conoscere in tutti 1 continenti, è oggi la città fossile più importante del mondo. Persino Napoleone, si racconta, volle una raccolta dei fossili di Bolca, che oggi si trova al Museo di storia naturale di Parigi. Di questi fossili ce ne sono a Padova e costituiscono una delle grandi attrazioni del Museo di storia naturale di Verona che, tra breve, si doterà di trecento circa nuovi esemplari donati da un nobile veronese, per il valore di un miliardo. Secoli di scavi fanno di Bolca una pagina di storia aperta, con il suo piccolo Museo, ma soprattutto con le gallerie dove ancor oggi Massimiliano Cerato, come prima il padre Erminio e le precedenti generazioni del paese, scava nel Monte Postai entrando nella «pesciaia». Si scava nella montagna fino a più di duecento metri, per arrivare al cinque filoni fossili a strappare con martello e scalpello le opere meravigliose che la natura ha lasciato. Le gallerie oggi sono illuminate e visitabili con là guida di Massimiliano Cerato. Un'esperienza unica da vivere con questo «pescatore dell'atollo». Qualunque cosa trovi, si è certi che non venderà niente, neppure 11 fossile di una ' zanzara. Tutto va, infatti, al Museo, da Lorenzo Sorbini, che cataloga e dà un valore. Una metà dei fossili resta al Museo, l'altra metà serve per pagare le spese. Cosi nel secoli si sono portali alla luce 150 specie di pesci (il più bello resta sempre il "pesce angelo"), 100 di alghe, 150 di altri vegetali, 50 di molluschi e crostacei e poi coccodrilli, tartarughe, squali, palmizi alti fino a 5 metri. Sembra quasi irreale vedere dal vivo una o entrambe le facce dei fossili, tanto perfetti da far pensare che, mettendoli in acqua, i pesci tornerebbero a nuotare, le alghe a crescere. Tutto questo è a Bolca, raggiungibile dall'uscita di Soave-San Bonifacio dell'autostrada Serenissima, a una trentina di chilometri da Verona. In aprile, consigliano gli esperti, quando tutta la vallata dell'Alpone è un fiorire di ciliegi, con una tappa al piccolo museo e al giacimento di fossili di Ronca, al vulcano di Monte Calvarlna, ai basalti colonnari di San Giovanni Ilarione, Ma c'è anche un'altra tappa d'obbligo, a Montec,chlà. per la scoperta, del 'vino Durello, tipico delle zone di media e alta collina, acidulo, ottimo come base spumante, di bassa gradazione ma «resistente». Un vino fino a pochi anni fa sconosciuto, che serviva per tagliare il Pinot. In vallate se ne producono appena 80 mila ettolitri e ancor oggi 1 produttori sono pochi. Le cantine il sabato e la domenica son chiuse. Ma ci si può fermare, se non si vuol scoprire la cucina di montagna su a Bolca. a Montecchla al «Babalaga», nome strano (si rifa a quello di una strega delle saghe russe) per un ristorante di ottimo livello. Da Bolca si può ridiscendere per un'altra vallata, quella di Tregnago, anche qui in mezzo a un'inondazione di ciliegi con possibilità di sosta al «Bacco d'oro, di Mezzane, dove vivande e vln Recioto si sposano o da Michelin di Tregnago. Un tuffo (letteralmente) lo meritano le Terme di Giunone, a Caidiero. I romani vi portavano i loro cavalli a guarire dei malanni, ma anche le -mogli. Le attuali terme risalgono al 1493, costruite fh;pfijtÌ5» & marmo di Verona. L'acqua calda sgorga naturalmente e avvolge in vapori balsamici. La sera c'è la «Posta Veda» di Caldiero, ristorante con un celebre «tris» di primi (immancabile il risotto con il vialone nano, le pappardelle e gli gnocchetti verdi) che si accompagna alle carni alle braci e alla sfilata di verdure. Franco Ruffo Bolca, atollo tropicale sulle montagne di Vicenza Bolca, atollo tropicale sulle montagne di Vicenza SUL piazzale davanti al, piccolo museo c'è un ragazzino che con un martelletto sfalda le pietre, le apre come pagine di un libro e poi le butta ih un mucchio. Raramente, ma capita, la curiosità interessata del piccolo spaccapietre e di chi sta a guardarlo, viene premiata. Tra 1 tagli di pietra c'è una formichina, una foglia in forma fossile. Sono piccoli momenti nella ricostruzione quotidiana che un gruppo di esperti compie per individuare quanto avvenne 50 milioni d'anni fa a Bolca, sulle montagne della Lessinia, ai confini tra le province di Verona e di Vicenza. Un gioco della natura ha permesso, infatti, la conservazione su queste montagne della flora e della fauna dell'Eocene, quasi identica a quella che oggi ritroviamo nei mari tropicali. Bolca in ' antico era un atollo corallino, con clima e vegetazione di un ambiente paragonabile a quello degli atolli del Pacifico. Cosi ogni giorno, aprendo una pietra si apre anche una pagina di storia. Senza conoscere ancora il perché del fenomeno: ci fu l'eruzione del vulcano, una catastrofe naturale, con improvviso arresto della vita,oppure la tesi giusta è quella di un avvelenamento naturale delle acque della laguna per la presenza eccezionale di masse di microrganismi che hanno portato un antichissimo caso di inquinamento naturale? Quello che conta è che Bolca, come la definisce Enzo Stanghellinl, l'uomo che una decina d'anni fa l'ha fatta conoscere in tutti 1 continenti, è oggi la città fossile più importante del mondo. Persino Napoleone, si racconta, volle una raccolta dei fossili di Bolca, che oggi si trova al Museo di storia naturale di Parigi. Di questi fossili ce ne sono a Padova e costituiscono una delle grandi attrazioni del Museo di storia naturale di Verona che, tra breve, si doterà di trecento circa nuovi esemplari donati da un nobile veronese, per il valore di un miliardo. Secoli di scavi fanno di Bolca una pagina di storia aperta, con il suo piccolo Museo, ma soprattutto con le gallerie dove ancor oggi Massimiliano Cerato, come prima il padre Erminio e le precedenti generazioni del paese, scava nel Monte Postai entrando nella «pesciaia». Si scava nella montagna fino a più di duecento metri, per arrivare al cinque filoni fossili a strappare con martello e scalpello le opere meravigliose che la natura ha lasciato. Le gallerie oggi sono illuminate e visitabili con là guida di Massimiliano Cerato. Un'esperienza unica da vivere con questo «pescatore dell'atollo». Qualunque cosa trovi, si è certi che non venderà niente, neppure 11 fossile di una ' zanzara. Tutto va, infatti, al Museo, da Lorenzo Sorbini, che cataloga e dà un valore. Una metà dei fossili resta al Museo, l'altra metà serve per pagare le spese. Cosi nel secoli si sono portali alla luce 150 specie di pesci (il più bello resta sempre il "pesce angelo"), 100 di alghe, 150 di altri vegetali, 50 di molluschi e crostacei e poi coccodrilli, tartarughe, squali, palmizi alti fino a 5 metri. Sembra quasi irreale vedere dal vivo una o entrambe le facce dei fossili, tanto perfetti da far pensare che, mettendoli in acqua, i pesci tornerebbero a nuotare, le alghe a crescere. Tutto questo è a Bolca, raggiungibile dall'uscita di Soave-San Bonifacio dell'autostrada Serenissima, a una trentina di chilometri da Verona. In aprile, consigliano gli esperti, quando tutta la vallata dell'Alpone è un fiorire di ciliegi, con una tappa al piccolo museo e al giacimento di fossili di Ronca, al vulcano di Monte Calvarlna, ai basalti colonnari di San Giovanni Ilarione, Ma c'è anche un'altra tappa d'obbligo, a Montec,chlà. per la scoperta, del 'vino Durello, tipico delle zone di media e alta collina, acidulo, ottimo come base spumante, di bassa gradazione ma «resistente». Un vino fino a pochi anni fa sconosciuto, che serviva per tagliare il Pinot. In vallate se ne producono appena 80 mila ettolitri e ancor oggi 1 produttori sono pochi. Le cantine il sabato e la domenica son chiuse. Ma ci si può fermare, se non si vuol scoprire la cucina di montagna su a Bolca. a Montecchla al «Babalaga», nome strano (si rifa a quello di una strega delle saghe russe) per un ristorante di ottimo livello. Da Bolca si può ridiscendere per un'altra vallata, quella di Tregnago, anche qui in mezzo a un'inondazione di ciliegi con possibilità di sosta al «Bacco d'oro, di Mezzane, dove vivande e vln Recioto si sposano o da Michelin di Tregnago. Un tuffo (letteralmente) lo meritano le Terme di Giunone, a Caidiero. I romani vi portavano i loro cavalli a guarire dei malanni, ma anche le -mogli. Le attuali terme risalgono al 1493, costruite fh;pfijtÌ5» & marmo di Verona. L'acqua calda sgorga naturalmente e avvolge in vapori balsamici. La sera c'è la «Posta Veda» di Caldiero, ristorante con un celebre «tris» di primi (immancabile il risotto con il vialone nano, le pappardelle e gli gnocchetti verdi) che si accompagna alle carni alle braci e alla sfilata di verdure. Franco Ruffo

Persone citate: Bacco, Durello, Enzo Stanghellinl, Franco Ruffo, Lorenzo Sorbini, Massimiliano Cerato, Pinot, Ronca