Visto il Cenacolo di Leonardo cento «Ultime cene» a Firenze

Visto il Cenacolo di Leonardo cento «Ultime cene» a Firenze Visto il Cenacolo di Leonardo cento «Ultime cene» a Firenze QUANDO si parla di «Ultima cena» viene spontaneo pensare, come fòsse unica, a quella dipinta da Leonardo da Vinci nel 1495 e conservata a Milano, ma un giro per 1 tanti Cenacoli fiorentini può far cambiare idea. Quasi ogni chiesa, comprese quelle che non ospitano piti 11 culto, ma sono state adibite a usi laici, posseggono 11 Cenacolo che altro non è che 11 refettorio dove si riuniva la comunità dei religiosi a mangiare. Ogni Cenacolo è decorato con affreschi, La tecnica di affrescare le pareti di facciata del refettorio assume il significato di una trasposizione in campo visivo della lettura biblica che un religioso faceva, dal piccolo pulpito, mentre 1 confratelli mangiavano in silenzio. Si tratta di scene della vita di Cristo e quella maggiormente ripetuta è appunto l'.Ultlma cena*. E di ultime cene Firenze è piena, ne offre per tutti 1 gusti, «firmate» dai più grandi artisti. Nel refettorio grande di Santa Croce si può ammirarne una delle più importanti, perfetta nella sua monumentatila, conservata ottimamente. Questa Ultima cena è stata realizzata nel XIV secolo da un allievo di Giotto, Taddeo Caddi. Le dimensioni dell'affresco sono di 11 metri e 20 in altezza e di 11,70 In larghezza. Sopra la rappresentazione dell'Ultima cena vi sono alcune scene sacre e al centro il •dìgnum vitoe»: un crocefisso a forma di alberò. Dall'albero si dipartono fronde attaccate alle quali ci sono personaggi biblici. L'opera del Caddi va al di la della semplice pittura sul muro, è un vero messaggio teologi¬ 9 tMOl«.u.; wUJi'.i ,'<(li- VERDE, grovigli inestricabili di verde: piante a perdita d'occhio che s'intrecciano, si premono, si contorcono senza fine. Questo inesauribile tappeto brulicante di • chiome, di ciuffi che Immobili danno l'impressione del continuo movimento e il senso di un disordine primordiale, appare dall'aereo, scendendo verso Lentia, nell'Amazzonia colombiana. Calando sull'asfalto assediato dalla vegetazione, si taglia radenti il corso del, poderoso fiume Solimòes. che lambisce la Colombia e' passa In Brasile, attraversando la foresta come un enorme serpente color argilla chiara. Il grande fiume, che qui separa le sponde di oltre due chilometri, è figlio dei fiumi andini: Maraflon, Huallaga, Ucayalt. Crescendo, continuerà ad allargarsi; dopo una maestosa corsa di oltre 1000 chilometri, quando a Manaus incontrerà li Rio Negro, dalle acque color del tè forte, prenderà, il nome di Amazonas, Rio della Amazzoni. E poi, lento e solenne, correndo altre distese immani di alberi, entrerà, passata Belem, nell'Atlantico con una smisurata bocca di estuarlo che colora l'oceano di biancastro fino a 60 chilometri dalla costa e fa sentire alle navi la sua forza fino a 80. - Come in certe mitologie, 1 molti del si riassumono in un solo dio che tutti 11 compenetra, cosi il nome di Amazonas comprende anche tutti gli altri nomi che nelle varie regioni si danno ai fiumi che lo compongono, il Rio è perciò il fiume più ' àmpio e più lungo della Terra: 6375 chilometri se lo si misura dalle sorgenti peruviane deU'Ucayall. L'Atnazzonla accoglie 11 viaggiatore con la famosa' umidità (a volte supera il 80. per cento) del suo clima che stronca subito chi esce dall'aria condizionata dell'aeroplano. I lavori di ristrutturazione del piccolo aeroporto di Le ti tla aumentano la confusione nell'operazione di scarico del bagagli. Giovani lndlos col cappelli di paglia guardano la gente fare ressa. Ovunque si vedono militari e poliziotti. Lentia, capitale della •Oomlsaria» dell'Amazzoni a, è un importante punto strategico per la Colombia: co. Tanto è beri conservata l'Ultima cena di Santa Croce, quanto è danneggiata quella nel cenacolo di Santo Spirito, dipinta da Andrea Orcagna e Nando Di Clone L'affresco fu restaurato nel 1846,. ma i danni subiti nel tempi passati sono stati Irrimediabili. In un ambiente usato come rimessa per gli omnibus, la parete dipinta fu sfondata per aprir- ' ci una porta, la pittura è stata esposta per molto tempo alle intemperie, ci sono stati fatti buchi per le Impalcature. Nella parte bassa non resta che qualche frammento. Anche questa Ultima cena è sormontata dalla scena della crocifissione dove spicca un evangelico e data dall'Ultima cena dipinta nel cenacolo di Santa Apollonia, in via Sangallo, da Andrea del Castagno. Il pittore deve aver • lavorato ' sotto' l'influenza di Piero della Francesca di cui ricorda lo stile nella limpidezza della composizione e nella luminosità del colore. L'affresco, datato tra 11144S e il 1450. si trova nel refettorio grande, e alto 0 metri e 10 e targo 9 metri e 75. Sopra vi sono dipinte tre scene: la Resurrezione, la Crocifissione e la Sepoltura. In un primo momento fu attribuito a Paolo Uccello. Anche in Santa Apollonia si può trovare un'altra Ultima cena, autore nel 1611 dale di S. Matteo In via del Cocomero (oggi via Ricasoli) del 1465; il secondo nella chiesa di S. Andrea Cerchia del 1470 circa; il terzo quello di S. Cristoforo a Noli, sempre nello stesso periodo. Quest'ultimo è curioso per 11 fatto che ogni apostolo ha davanti a sé un bicchiere o una bottiglia pieni di vino. La pittura róssa, però, fu aggiunta dal pittore in.un secondo tempo e ormai si è staccata lasciando vedere rintonaco bianco. Cosi che quest'ultima cena sembra innaffiata di latte anziché di vino. Uno dei primi cenacoli proto-rlnasclmentalt è quello del romitorio di S. Onofrio in Campo, in via Faenza, meglio conosciuto come Cenacolo di Foligno. L'Ultima cena raffigurata è di Pietro Perugino e risale al 1493-1496. Questo celebre capolavoro è alto 3 metri e largo 8. Ma 11 «signore del cenacoli» sembra essere a Firenze Domenico Ghirlandaio. Tre lé ultime cene dipinte da lui e tutte splendide. La prima nella foresteria del convento di S. Marco. Nonostante qui lo spazio sia più ristretto di quello consueto del grandi refettori, il Ghirlandato ha applicato gli stessi canoni con cui aveva già dipinto quello più grande in Ognissanti. La raffigurazione però è più spigliata e priva di drammaticità, insistendo 'nella descrizione dell'ambiente e delle cose. Molta attenzione alla prospettiva. La scena, difatti, va intesa come un prolungamento del refettorio, con finestre dipinte sui lati lunghi, come se la stanza continuasse. Oiuda è raffigurato con accanto 11 gatto, simbolo del tradimento e dell'Infedeltà. Con questo affre- Particolarc dell'Ultima Cena dsco del 1405-'90. siamo in pieno Rinascimento. E vediamo il cenacolo di Ognissanti (1480), fra il primo e il secondo chiostro del monastero. E' alto 4 metri e largo 8.80. E' la più grande delle Ultime cene fiorentine dipinte dal Ghirlandaio. Gesù è preso nel momento In cui pronuncia la frase: «Qualcuno di voi mi tradirà» e gli apostoli sono colti mentre si Interrogano l'un l'altro su chi sia il traditore. La tavola Imbandita, sulla quale si notano ciliege, fini bicchieri e molto pane, rispecchia la floridezza di cui godeva a quel tempi Flore n tla. La terza Ultima cena del Ghirlandaio, prima in ordine cronologico, si trova nella Badia di Basslgnano, a una trentina di chilometri da Firenze. Molto curata la prospettiva (lo si nota osservando i battenti delle finestre aperte) nell'Ultima cena dipinta dal Franclablglo nel cenacolo del convento della Calza. Qui Giovanni ha ceduto 11 posto.a Pietro vicino al cuore di Cristo (sul modello dell'Ultima cena di Leonar' do). Si tratta dell'unico af¬ Milano: particolare dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci volo di angeli sullo sfondo di un cielo nero. L'affresco è ospitato nel refettorio trecentesco, mentre in quello nuovo c'è un'altra raffigurazione dell'Ultima cena dipinta, nel 1597, da Bernardino Foccettl. Un'interpretazione eroica e drammatica' del tema ancora 11 Bocce tu. Risalta la luminosità del volto del Cristo in contrapposizione a un Oiuda adombrato. Ora questa sala è usata come aula per 11 Centro universitario per stranieri. Tre 1 cenacoli affrescati da Stefano Antonio Di Vanni: 11 primo nello Spe¬ i 2 ili ùifoUii.i i« OWL- n.-i W 1 m i 1-Sd.VM ■ ff(' sSffojjfoC Visto il Cenacolo di Leonardo cento «Ultime cene» a Firenze Visto il Cenacolo di Leonardo cento «Ultime cene» a Firenze QUANDO si parla di «Ultima cena» viene spontaneo pensare, come fòsse unica, a quella dipinta da Leonardo da Vinci nel 1495 e conservata a Milano, ma un giro per 1 tanti Cenacoli fiorentini può far cambiare idea. Quasi ogni chiesa, comprese quelle che non ospitano piti 11 culto, ma sono state adibite a usi laici, posseggono 11 Cenacolo che altro non è che 11 refettorio dove si riuniva la comunità dei religiosi a mangiare. Ogni Cenacolo è decorato con affreschi, La tecnica di affrescare le pareti di facciata del refettorio assume il significato di una trasposizione in campo visivo della lettura biblica che un religioso faceva, dal piccolo pulpito, mentre 1 confratelli mangiavano in silenzio. Si tratta di scene della vita di Cristo e quella maggiormente ripetuta è appunto l'.Ultlma cena*. E di ultime cene Firenze è piena, ne offre per tutti 1 gusti, «firmate» dai più grandi artisti. Nel refettorio grande di Santa Croce si può ammirarne una delle più importanti, perfetta nella sua monumentatila, conservata ottimamente. Questa Ultima cena è stata realizzata nel XIV secolo da un allievo di Giotto, Taddeo Caddi. Le dimensioni dell'affresco sono di 11 metri e 20 in altezza e di 11,70 In larghezza. Sopra la rappresentazione dell'Ultima cena vi sono alcune scene sacre e al centro il •dìgnum vitoe»: un crocefisso a forma di alberò. Dall'albero si dipartono fronde attaccate alle quali ci sono personaggi biblici. L'opera del Caddi va al di la della semplice pittura sul muro, è un vero messaggio teologi¬ 9 tMOl«.u.; wUJi'.i ,'<(li- VERDE, grovigli inestricabili di verde: piante a perdita d'occhio che s'intrecciano, si premono, si contorcono senza fine. Questo inesauribile tappeto brulicante di • chiome, di ciuffi che Immobili danno l'impressione del continuo movimento e il senso di un disordine primordiale, appare dall'aereo, scendendo verso Lentia, nell'Amazzonia colombiana. Calando sull'asfalto assediato dalla vegetazione, si taglia radenti il corso del, poderoso fiume Solimòes. che lambisce la Colombia e' passa In Brasile, attraversando la foresta come un enorme serpente color argilla chiara. Il grande fiume, che qui separa le sponde di oltre due chilometri, è figlio dei fiumi andini: Maraflon, Huallaga, Ucayalt. Crescendo, continuerà ad allargarsi; dopo una maestosa corsa di oltre 1000 chilometri, quando a Manaus incontrerà li Rio Negro, dalle acque color del tè forte, prenderà, il nome di Amazonas, Rio della Amazzoni. E poi, lento e solenne, correndo altre distese immani di alberi, entrerà, passata Belem, nell'Atlantico con una smisurata bocca di estuarlo che colora l'oceano di biancastro fino a 60 chilometri dalla costa e fa sentire alle navi la sua forza fino a 80. - Come in certe mitologie, 1 molti del si riassumono in un solo dio che tutti 11 compenetra, cosi il nome di Amazonas comprende anche tutti gli altri nomi che nelle varie regioni si danno ai fiumi che lo compongono, il Rio è perciò il fiume più ' àmpio e più lungo della Terra: 6375 chilometri se lo si misura dalle sorgenti peruviane deU'Ucayall. L'Atnazzonla accoglie 11 viaggiatore con la famosa' umidità (a volte supera il 80. per cento) del suo clima che stronca subito chi esce dall'aria condizionata dell'aeroplano. I lavori di ristrutturazione del piccolo aeroporto di Le ti tla aumentano la confusione nell'operazione di scarico del bagagli. Giovani lndlos col cappelli di paglia guardano la gente fare ressa. Ovunque si vedono militari e poliziotti. Lentia, capitale della •Oomlsaria» dell'Amazzoni a, è un importante punto strategico per la Colombia: co. Tanto è beri conservata l'Ultima cena di Santa Croce, quanto è danneggiata quella nel cenacolo di Santo Spirito, dipinta da Andrea Orcagna e Nando Di Clone L'affresco fu restaurato nel 1846,. ma i danni subiti nel tempi passati sono stati Irrimediabili. In un ambiente usato come rimessa per gli omnibus, la parete dipinta fu sfondata per aprir- ' ci una porta, la pittura è stata esposta per molto tempo alle intemperie, ci sono stati fatti buchi per le Impalcature. Nella parte bassa non resta che qualche frammento. Anche questa Ultima cena è sormontata dalla scena della crocifissione dove spicca un evangelico e data dall'Ultima cena dipinta nel cenacolo di Santa Apollonia, in via Sangallo, da Andrea del Castagno. Il pittore deve aver • lavorato ' sotto' l'influenza di Piero della Francesca di cui ricorda lo stile nella limpidezza della composizione e nella luminosità del colore. L'affresco, datato tra 11144S e il 1450. si trova nel refettorio grande, e alto 0 metri e 10 e targo 9 metri e 75. Sopra vi sono dipinte tre scene: la Resurrezione, la Crocifissione e la Sepoltura. In un primo momento fu attribuito a Paolo Uccello. Anche in Santa Apollonia si può trovare un'altra Ultima cena, autore nel 1611 dale di S. Matteo In via del Cocomero (oggi via Ricasoli) del 1465; il secondo nella chiesa di S. Andrea Cerchia del 1470 circa; il terzo quello di S. Cristoforo a Noli, sempre nello stesso periodo. Quest'ultimo è curioso per 11 fatto che ogni apostolo ha davanti a sé un bicchiere o una bottiglia pieni di vino. La pittura róssa, però, fu aggiunta dal pittore in.un secondo tempo e ormai si è staccata lasciando vedere rintonaco bianco. Cosi che quest'ultima cena sembra innaffiata di latte anziché di vino. Uno dei primi cenacoli proto-rlnasclmentalt è quello del romitorio di S. Onofrio in Campo, in via Faenza, meglio conosciuto come Cenacolo di Foligno. L'Ultima cena raffigurata è di Pietro Perugino e risale al 1493-1496. Questo celebre capolavoro è alto 3 metri e largo 8. Ma 11 «signore del cenacoli» sembra essere a Firenze Domenico Ghirlandaio. Tre lé ultime cene dipinte da lui e tutte splendide. La prima nella foresteria del convento di S. Marco. Nonostante qui lo spazio sia più ristretto di quello consueto del grandi refettori, il Ghirlandato ha applicato gli stessi canoni con cui aveva già dipinto quello più grande in Ognissanti. La raffigurazione però è più spigliata e priva di drammaticità, insistendo 'nella descrizione dell'ambiente e delle cose. Molta attenzione alla prospettiva. La scena, difatti, va intesa come un prolungamento del refettorio, con finestre dipinte sui lati lunghi, come se la stanza continuasse. Oiuda è raffigurato con accanto 11 gatto, simbolo del tradimento e dell'Infedeltà. Con questo affre- Particolarc dell'Ultima Cena dsco del 1405-'90. siamo in pieno Rinascimento. E vediamo il cenacolo di Ognissanti (1480), fra il primo e il secondo chiostro del monastero. E' alto 4 metri e largo 8.80. E' la più grande delle Ultime cene fiorentine dipinte dal Ghirlandaio. Gesù è preso nel momento In cui pronuncia la frase: «Qualcuno di voi mi tradirà» e gli apostoli sono colti mentre si Interrogano l'un l'altro su chi sia il traditore. La tavola Imbandita, sulla quale si notano ciliege, fini bicchieri e molto pane, rispecchia la floridezza di cui godeva a quel tempi Flore n tla. La terza Ultima cena del Ghirlandaio, prima in ordine cronologico, si trova nella Badia di Basslgnano, a una trentina di chilometri da Firenze. Molto curata la prospettiva (lo si nota osservando i battenti delle finestre aperte) nell'Ultima cena dipinta dal Franclablglo nel cenacolo del convento della Calza. Qui Giovanni ha ceduto 11 posto.a Pietro vicino al cuore di Cristo (sul modello dell'Ultima cena di Leonar' do). Si tratta dell'unico af¬ Milano: particolare dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci volo di angeli sullo sfondo di un cielo nero. L'affresco è ospitato nel refettorio trecentesco, mentre in quello nuovo c'è un'altra raffigurazione dell'Ultima cena dipinta, nel 1597, da Bernardino Foccettl. Un'interpretazione eroica e drammatica' del tema ancora 11 Bocce tu. Risalta la luminosità del volto del Cristo in contrapposizione a un Oiuda adombrato. Ora questa sala è usata come aula per 11 Centro universitario per stranieri. Tre 1 cenacoli affrescati da Stefano Antonio Di Vanni: 11 primo nello Spe¬ i 2 ili ùifoUii.i i« OWL- n.-i W 1 m i 1-Sd.VM ■ ff(' sSffojjfoC