E' riuscito il trapianto di cellule nel cervello

riuscito il trapianto di cellule nel cervello riuscito il trapianto di cellule nel cervello Un anno dopo colpito dal morbo CIRCA un anno fa alla Clinica neurochirurgica dell'Istituto Karolinska di Stoccolma veniva eseguito per la prima volta un trapianto di tessuto nel cervello umano. Il paziente era un uomo di 60 anni affetto da una forma molto grave di Parkinson che lo rendeva praticamente immobile. L'operazione fu eseguita dal neurochirurgo Olof Backlund in collaborazione con gli istologi Lara Olson e Ake Sei- 1 ger. Vista la gravità del male e lo scarso successo dei farmaci, il paziente aveva acconsentito a questo primo esperimento di, trapianto cerebrale. Il procedimento dell'operazione era stato lanciato e poi sperimentato durante un periodo oltre 10 anni su animali (ratti) in un altro • laboratorio' svedese, all'Università di Lund, da Anders BJorklund. Tentativi di trapianti cerebrali erano però già stati compiuti circa SO anni addietro dal francese May. che era riuscito a far sopravvivere frammenti di tessuto cerebrale nella camera anteriore dell'occhio del ratto. '■ Poiché le cellule cerebrali adulte non solo non si riproducono più ma attecchiscono malamente quando vengono isolate dal cervèllo, si usarono per l'operazione di Stoccolma cellule noti nervose prelevate dalla ghiandola surrenale dello. stesso paziente. Quéste cellule, a somiglianza di quelle della sostanza cosiddetta nera, un nucleo cerebrale costituito da poco più di mezzo milione di cellule e che viene attaccato selettivamente dal Parkinson, producono un mediatore chimico indispensabile, la, dopamlna. Benché aia difficile valutare, sulla, base di un caso solo, l'esito dell'operazione, a distanza di un anno le l'Università di Bologna "scienze: Questa l'eccezionale intervento, il paziente di Parkinson è nettamente migliorato] E9 stato inaugurato ieri a Medicina, vicino a Bologna, 41 primo radiotelescopio del progetto nazionale VLBI, dalle inizia» delle parole inglesi Very Long Baseline Interferometry, cioè interferometria radio su prandi distanee, una tecnica che consiste nell'usare come un unico strumento due antenne separate, in certi casi, da migliaia di chilometri, ottenendo le prestazioni di uno strumento gigantesco. L'antenna di Medicina è parabolica, con un diametro di 32 metri. Un'antenna identica verrà Installata a Noto In Sicilia ed entrerà in funzione nel 1085.1 due radiotelescopi lavoreranno in sincronismo con altri radiotelescopi situati in Inghilterra, - Svezia, Germania, Olanda. L'inizio della ricerca radioastronomica risale all'anno 1933, quando Karl Jansky, un ingegnere americano che lavorava nel laboratori della Bell Telephone, annunciò di aver rilevato segnali radio di indubbia origine cosmica'provenienti dal centro della nostra galassia. Il grande sviluppo della radioastronomia risale invece agli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Gli studi radioastronomici si occuparono della rice- i zione e analisi delle onde elettromagnetiche emesse dal corpi celesti su lunghezze d'onda comprese fra 3 metri e 3 millimetri. Queste onde differiscono dalla luce visibile solo per la frequenza, circa un milione di volte più bassa. La radioastronomia ha rivelato un panorama in gran parte inaspettato. Si va dalla scoperta del segnale a 21 cm emesso dall'idrogeno a quello prodotto da molecole organiche estremamente complesse, entrambi di enorme impor¬ umani potrebbe essere una, ma vi sono difficoltà di approvvigionamento e prelievo. Le ghiandole surrenali possono rappresentare una seconda soluzione. Altre possibilità future sono costituite da colture in vitro di cellule cerebrali. Le moderne tecniche di coltura permettono ora di far crescere cellule di vario tipo, su scala quasi industriale. Usando mezzi e sieri di coltura appropriati non solo si possono mantenere In vita cellule nervose per molte settimane, ma è pensabile di ottenere in futuro delle vere banche di tessuto cerebrale di vario tipo.. La nuova tecnica degli anticorpi monoclonali permetterebbe addirittura di selezionare un ceppo particolare di cellule nervose specializzate nella produzione di un determinato mediatore chimico come la dopamina, l'acetilcollna, la serotonina o di neuroormoni. Alcuni milioni di queste cellule verrebbero poi microiniettate nelle regioni lese dàlia malattia (morbo di Parkinson, morbo di Huntington) o addirittura in caso di senescenza (morbo di Alzheimer). La maggior parte del lavoro sperimentale in questo campo è rivolto oggi al problema del ristabilirsi o meno dei contatti delle cellule intettate o trapiantate e al restaurarsi della funzione. Non basta, infatti, che le cellule non' vengano rigettate e che possano attecchire, ma è essenziale \ che crescano correttamente e'vengano a ristabilire delle connessioni corrette, indispensabili per la ripresa della funzione. Data l'enorme complicazione delle connessioni formate dalla fitta rete delle cellule nervose questo rimane il problema-più difficile:da' risolvere nel campo dei tra-' pianti di tessuto nervoso. condizioni del paziente ap- , paiono migliorate e il malato necessita di dosi minori di L-dopa, la sostanza precorritrice della dopamina, usata come terapia in questi casi. Probabilmente, al primo tentativo svedese ne seguiranno altri e. alcuni neurochirurghi predicono che queste operazioni saranno tentate in molte cliniche tra 5 o 10 anni. n trapianto di tessuto ce-, rebrale è favorito da una circostanza pressoché unica: cioè dalla mancanza del rigetto. Poiché il cervello è protetto dall'esterno da una potente barriera che impedisce l'accesso non solo di sostanze tossiche e farmaci ma anche di cellule del sistema immunologi co, quest'organo è un sito privilegiato per eventuali trapianti. Nonostante sia pensabile il trapianto di cellule cerebrali in grado di fabbricare varie sostanze, mediatori chimici e. neuroormoni, la maggior parte del lavoro sperimentale è attualmente Indirizzata sulla dopamlna. L'uso della L-dopa, sostanza che passa la barriera emato-encefalica e viene convertita in dopamina dalle cellule della sostanza nera, può col tempo perdere di efficacia o addirittura produrre sintomi collaterali. Invece del trapianto si possono sperimentare delle vere «iniezioni» di 1-2 microlitri (1 microlltro-un millesimo di un centimetro cubico) di una sospensione di cellule prelevate da cervelli di ratto. Con questo metodo il professor Stenevi di Lund è riuscito a riparare i guasti prodotti da varie lesioni sperimentali nei ratti, non sólo di tipo Parkinson. Se la tecnica del trapianti cerebrali venisse a diffonderai diventerebbe cruciale il problema di come trovare altre sorgenti di tessuto. Il tessuto prelevato da feti Ezio Giacobini ASTRONOMIA: Nasce il nuovo grande radiotelescopio italiano, di Giancarlo Setti, direttore dell'Istituto di radioastronomia del Cnr di Bologna / MEDICINA: Un anno dopo il primo trapianto di cellule cerebrali, di Ezio Giacobini, dell'Università del Sud Illinois / DIDATTICA: Quale divulgazione?, di Giuseppe Minelli, dela / ECOLOGIA: Minacciate le scogliere coralline, dell'etologa Isabella Lattes Coifmann / BOTANICA: Una banca per le piante, di Elena Accati, docente all'Università di Torino settimana riuscito il trapianto di cellule nel cervello riuscito il trapianto di cellule nel cervello Un anno dopo colpito dal morbo CIRCA un anno fa alla Clinica neurochirurgica dell'Istituto Karolinska di Stoccolma veniva eseguito per la prima volta un trapianto di tessuto nel cervello umano. Il paziente era un uomo di 60 anni affetto da una forma molto grave di Parkinson che lo rendeva praticamente immobile. L'operazione fu eseguita dal neurochirurgo Olof Backlund in collaborazione con gli istologi Lara Olson e Ake Sei- 1 ger. Vista la gravità del male e lo scarso successo dei farmaci, il paziente aveva acconsentito a questo primo esperimento di, trapianto cerebrale. Il procedimento dell'operazione era stato lanciato e poi sperimentato durante un periodo oltre 10 anni su animali (ratti) in un altro • laboratorio' svedese, all'Università di Lund, da Anders BJorklund. Tentativi di trapianti cerebrali erano però già stati compiuti circa SO anni addietro dal francese May. che era riuscito a far sopravvivere frammenti di tessuto cerebrale nella camera anteriore dell'occhio del ratto. '■ Poiché le cellule cerebrali adulte non solo non si riproducono più ma attecchiscono malamente quando vengono isolate dal cervèllo, si usarono per l'operazione di Stoccolma cellule noti nervose prelevate dalla ghiandola surrenale dello. stesso paziente. Quéste cellule, a somiglianza di quelle della sostanza cosiddetta nera, un nucleo cerebrale costituito da poco più di mezzo milione di cellule e che viene attaccato selettivamente dal Parkinson, producono un mediatore chimico indispensabile, la, dopamlna. Benché aia difficile valutare, sulla, base di un caso solo, l'esito dell'operazione, a distanza di un anno le l'Università di Bologna "scienze: Questa l'eccezionale intervento, il paziente di Parkinson è nettamente migliorato] E9 stato inaugurato ieri a Medicina, vicino a Bologna, 41 primo radiotelescopio del progetto nazionale VLBI, dalle inizia» delle parole inglesi Very Long Baseline Interferometry, cioè interferometria radio su prandi distanee, una tecnica che consiste nell'usare come un unico strumento due antenne separate, in certi casi, da migliaia di chilometri, ottenendo le prestazioni di uno strumento gigantesco. L'antenna di Medicina è parabolica, con un diametro di 32 metri. Un'antenna identica verrà Installata a Noto In Sicilia ed entrerà in funzione nel 1085.1 due radiotelescopi lavoreranno in sincronismo con altri radiotelescopi situati in Inghilterra, - Svezia, Germania, Olanda. L'inizio della ricerca radioastronomica risale all'anno 1933, quando Karl Jansky, un ingegnere americano che lavorava nel laboratori della Bell Telephone, annunciò di aver rilevato segnali radio di indubbia origine cosmica'provenienti dal centro della nostra galassia. Il grande sviluppo della radioastronomia risale invece agli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Gli studi radioastronomici si occuparono della rice- i zione e analisi delle onde elettromagnetiche emesse dal corpi celesti su lunghezze d'onda comprese fra 3 metri e 3 millimetri. Queste onde differiscono dalla luce visibile solo per la frequenza, circa un milione di volte più bassa. La radioastronomia ha rivelato un panorama in gran parte inaspettato. Si va dalla scoperta del segnale a 21 cm emesso dall'idrogeno a quello prodotto da molecole organiche estremamente complesse, entrambi di enorme impor¬ umani potrebbe essere una, ma vi sono difficoltà di approvvigionamento e prelievo. Le ghiandole surrenali possono rappresentare una seconda soluzione. Altre possibilità future sono costituite da colture in vitro di cellule cerebrali. Le moderne tecniche di coltura permettono ora di far crescere cellule di vario tipo, su scala quasi industriale. Usando mezzi e sieri di coltura appropriati non solo si possono mantenere In vita cellule nervose per molte settimane, ma è pensabile di ottenere in futuro delle vere banche di tessuto cerebrale di vario tipo.. La nuova tecnica degli anticorpi monoclonali permetterebbe addirittura di selezionare un ceppo particolare di cellule nervose specializzate nella produzione di un determinato mediatore chimico come la dopamina, l'acetilcollna, la serotonina o di neuroormoni. Alcuni milioni di queste cellule verrebbero poi microiniettate nelle regioni lese dàlia malattia (morbo di Parkinson, morbo di Huntington) o addirittura in caso di senescenza (morbo di Alzheimer). La maggior parte del lavoro sperimentale in questo campo è rivolto oggi al problema del ristabilirsi o meno dei contatti delle cellule intettate o trapiantate e al restaurarsi della funzione. Non basta, infatti, che le cellule non' vengano rigettate e che possano attecchire, ma è essenziale \ che crescano correttamente e'vengano a ristabilire delle connessioni corrette, indispensabili per la ripresa della funzione. Data l'enorme complicazione delle connessioni formate dalla fitta rete delle cellule nervose questo rimane il problema-più difficile:da' risolvere nel campo dei tra-' pianti di tessuto nervoso. condizioni del paziente ap- , paiono migliorate e il malato necessita di dosi minori di L-dopa, la sostanza precorritrice della dopamina, usata come terapia in questi casi. Probabilmente, al primo tentativo svedese ne seguiranno altri e. alcuni neurochirurghi predicono che queste operazioni saranno tentate in molte cliniche tra 5 o 10 anni. n trapianto di tessuto ce-, rebrale è favorito da una circostanza pressoché unica: cioè dalla mancanza del rigetto. Poiché il cervello è protetto dall'esterno da una potente barriera che impedisce l'accesso non solo di sostanze tossiche e farmaci ma anche di cellule del sistema immunologi co, quest'organo è un sito privilegiato per eventuali trapianti. Nonostante sia pensabile il trapianto di cellule cerebrali in grado di fabbricare varie sostanze, mediatori chimici e. neuroormoni, la maggior parte del lavoro sperimentale è attualmente Indirizzata sulla dopamlna. L'uso della L-dopa, sostanza che passa la barriera emato-encefalica e viene convertita in dopamina dalle cellule della sostanza nera, può col tempo perdere di efficacia o addirittura produrre sintomi collaterali. Invece del trapianto si possono sperimentare delle vere «iniezioni» di 1-2 microlitri (1 microlltro-un millesimo di un centimetro cubico) di una sospensione di cellule prelevate da cervelli di ratto. Con questo metodo il professor Stenevi di Lund è riuscito a riparare i guasti prodotti da varie lesioni sperimentali nei ratti, non sólo di tipo Parkinson. Se la tecnica del trapianti cerebrali venisse a diffonderai diventerebbe cruciale il problema di come trovare altre sorgenti di tessuto. Il tessuto prelevato da feti Ezio Giacobini ASTRONOMIA: Nasce il nuovo grande radiotelescopio italiano, di Giancarlo Setti, direttore dell'Istituto di radioastronomia del Cnr di Bologna / MEDICINA: Un anno dopo il primo trapianto di cellule cerebrali, di Ezio Giacobini, dell'Università del Sud Illinois / DIDATTICA: Quale divulgazione?, di Giuseppe Minelli, dela / ECOLOGIA: Minacciate le scogliere coralline, dell'etologa Isabella Lattes Coifmann / BOTANICA: Una banca per le piante, di Elena Accati, docente all'Università di Torino settimana