Le storie di una Italia che si scandalizzava

Le storie di una Italia che Le storie di una Italia che si scandalizzava RITORNA, o meglio, esce idealmente dal magazzino, do- po una stagionatura di 25 anni, un libro di racconti di A. G. Cibotto, La coda del pàrroco. Quando usci la prima volta da Vallecchi, nel 1958, scatenò un putiferio nella nativa terra polesana. Le accuse di anticlericalismo e di oscenità — due peccati Che sembravano coniugarsi fin dal titolo — mobilitarono 1 benpensanti. Si giunse agli anatemi dal pulpito. E Cibotto fu costretto a ritirare dal mercato le copie del libro. Gli avevano portato la guerra in famiglia, la montatura mirava probabilmente a fiaccare il morale e la reputazione di suo padre, esponente della de e candidato Incomodo alle prossime elezióni. Storie di una Italia piccina e agreste, che avrebbe assistito a progressi spettacolari nella pratica del cinismo. Ma vediamo se il libro meritava davvero, e sia pure per quel tempi, cosi superstiziose attenzioni. A prima vista si impone 11 registro tematico della provincia, quella che ci si pòrta dietro fino a Roma (negli ambienti del cinema, della tv), come sigillo di solitudine, di una inadattabilità fisica prima che morale; e la provincia che si riscopre tornando, l'occhio esercitato a una critica più severa perché straziata. Le patetiche notti di ragazzi aizzati dalla noia e dal sesso; la crudeltà inconscia dei poveri, per quanto sedotti dalle'bandiere del progresso, verso chi infrange le regole del comportamento. Piazze sprofondate nelle caldane della «bassa», canne palustri e acque indocili che premono sugli argini, fucilate nella nebbia. E i preti, segnacoli del Veneto bianco: un poco gretti e fanatici, paghi delle apparenze, votati à misteriose lotte intestine, eredi talora di una accortezza che rasenta il sublime: come quel prete che, a proteggere le anime che gli sono state affidate, sgrana rosari e trasforma in veglia funebre la parata delle camicie nere per la proclamazione dell'Impero (per inciso, la «coda del parroco» si riferiva all'oscillante corteo dei ragazzi portati in pellegrinaggio al Santo di Padova). Nel complesso, il libro di Cibotto è la storia, variamente ripetuta, di un uomo in buona fede verso la vita e verso la società, di un •innocente» sempre spiazzato, inerme, a disagio dinanzi a una realtà che credeva diversa e che continua a sperare diversa. Chi aveva capito tutto, senza essere un criticò letterario, era don Primo Mazzolati, quando confortava Cibotto per la disavventura del suo libro: «Per certa gente nulla è più incomprensibile del candore». La coda del parroco, nato alle estrème propaggini del neorealismo (si vedano gli indugi descrittivi. Cèrta fretta stilistica) sene discosta attravèrso l'assunzione di un io autobiografico il cui fervore morale ha bisogno di esercitarsi sul fatti poveri della «cronaca» più.che su quelli dell'invenzione. Non è un caso se il capitolo aggiunto dello «scandalo» fa blocco con 1 racconti, e se l'ultimo libro di Cibotto, Stfamalora (1982) tenta il colpo della «cronica» esemplare ispirandosi al disastro del Vajcnt. Loren.o Mondo G. A. Cibotto: «La coda del parroco». Marsilio, 300 pagine, lS.OOOllre. Il racconto australiache ha ispirato il film

Persone citate: Loren, Mondo G.

Luoghi citati: Italia, Padova, Roma, Veneto