Caro teatro senza idee

Caro teatro senza idee Caro teatro senza idee Un solo maestro del Novecento inedito per l'Italia (uno solo, badate) nei programmi delle compagnie private, ed è quel Delitto e delitto di. Strindberg che la compagnia dell'Eliseo ha messo in scena da alcuni giorni. Tre sole .novità sul fronte dei teatro straniero contemporaneo: Negro teatro cane di Bernard Koltés che il Gruppo della Rocca si è accaparrato, La casa reale di Tom Stopparci (Contemporanea '83); Ritratto dell'attore da vecchio di Bernhard (Stabiledt Bolzano). Delle novità italiane meriterebbe parlare a parte, perché costituiscono un singolare fenomeno di sopravvivenza subacquea. L'Istituto del Dramma, Italiano, ente nazionale preposto alla tutela e alla schedatura di siffatto patrimonio sommerso, ha fornito ai critici un puntuale riepilogo per la stagione scorsa, da cui si evince che le novità italiane rappresentate sono la bellezza di centotrentadue. E noi, viene da chiedersi, dove eravamo mentre andavano in scena? Letto meglio il riepilogo, ci si rende conto che oltre cento sono miniproduzioni disseminate nelle decine di teatrini alternativi della capitale o della più sperduta provincia: fenomeno interessante, senza.dubbio, ma impercettibile. Per tornare comunque al cartellone prossimo venturo* diremo che ; drammaturghi italiani che, invece, si percepiscono sono poco più delle dita di una mano: Renzo Rosso (Stabile di Trieste), Ugo Leonzio (Stabile dell'Aquila), Franco Cuomo (Teatro di Roma), Giovanni Tcstori, Manlio Santarelli e Franco Brusati battitori liberi (nel senso che o sono allestiti da cooperative o coprodotti da teatri comunali", come il Metastasio di Prato). Per il resto una grande parata di teatro del ristagno e del riflusso, con vistosi recuperi dalla scena Anni Cinquanta (Tennessee Williams e Anouilh), ammicchi al teatro di intrattenimento (Neil Simon e Jean Poiret, «autore del Viziato», precisa la locandina, a scanso di equivoci), fragili repechage* (Cbéri di Colette) mentre, sul fronte degli Stabili, per una riproposta inconsueta (la Fedra di Racinc, drammaturgo del tutto ignoto ai giovani, con Roncorii-Guarnicri, prodotta da Torino) è tutto un rifugiarsi sotto il gran manto di Goldoni-Shakcspeare, che ormai bisognerebbe ribattezzare i santi Cosma e Damiano del nostro teatro, tanto fervida protezione esercitano sui foto zelatori. In compenso nessuno dei produttóri, né pubblici né privati, rinuncerà alle solite messinscena costose, nessuno cederà «l'interprete di richiamo» (si torna a chiamarli così) al diretto concorrente, disposto a far lievitare ancora il calmiere degli ingaggi e delle retribuzioni, che si stanno avvicinando (se sapeste di certe cifre, e faceste di conto, potreste constatare' che non è una boutade) a quelle dei calciatori. E' la meccanica dei tempi di crisi (lo insegnano gli storici dell'economia): si spende il doppio del necessario quando si è poveri di idee, quando si è a corto di fantasia. one ivaderà retegli (se tare' orici o si no Guido Davico Bonino

Luoghi citati: Aquila, Bolzano, Italia, Prato, Torino, Trieste