Borges: perché voto contro i generali

Intervista allo scrittore argentino: la letteratura, la politica, la vita Intervista allo scrittore argentino: la letteratura, la politica, la vita Borges: perché voto contro i generali BUENOS AIRES — «Venga a casa mia, Calle Matpu, n. 994, sesto plano», mi invita Borges che risponde lui direttamente al telefono. «Lei fa parte della delegazione dei deputati europèi? Bene, è bene che stano venuti. Elicati tado di conoscerla». ' Sonia, una dolce e intelligente giovane argentina, mi accompagna da Borges. Ha un prezioso magnetofono. La vecchia governante ci sbatte in un salottino. Ho il tempo di capire chela casa è piccola e povera. Sulle pareti si ammucchiano i segni del gran percorso intellettuale di Borges. Guardo avidamente i suoi libri, «i libri senza lettere; la •Biblioteca- di Borges", che nella sua arte occupa uno spazio fantastico come: quello del mare in Melville. Ma già lo scrittore entra. Occhi spenti, pelle citrina, a passi inceppati, poggiandosi alla spalla di un giovanotto, il suo segretario, che lo lascia di corsa' seduto sul divanetto, e scompare. Borges ha dettato fino a mezzogiorno i suoi testi. Come gli accade ormai dal 1955 quando pèrdette la vista e l'oscurità calò •come un tramonto-. Mi presento a Borges, come ho già fatto per telefono: •Deputata europea in missione-. Sembra incuriosito da questa novità: la politica-donna oda quésta identità platonica che è la Comunità Europea. Poi presento la mia accompagnatrice: • Con me c'è Sonia, una giovane amica argentina, anzi lei si dice"argentlnlssima"-. " \ Questa definizione fa scattare il vecchio meccanismo antinazlonalista di Borges. Con quella sua voce •ingrata e priva di sfumature- come lui stesso la definisce quando si ascolta ' al magnetofono, risponde sollevando di scatto la testa. — Certo il suo viaggio a Roma non sarà la stessa; cosa. •Tutte le strade conducono a Roma, e poi l'obiettivo è diverso». " rivano I controllori europel", «Il Parlamento europeo, l'armata Brancaleone dei senza patria». «No, no no! Queste Idee non mi piacciono affatto. Tutto dipende, guardi, dall'opinione che fanno circolare sulla stampa 1 militari! Ma faccia la controprova. Se voi europei parlate male dei militari che hanno fatto la guerra delle Malvlnas, subito trovate 11 consenso, oppure tutti tacciono perché tutti sono contro I militari. Questi rappresentano qualcosa di talmente cattivo, di cosi nefasto...». Maria Antonietta Macciocchi, «deputata europea in missione», lo ha incontrato nella povera casa di Buenos Aires. I ricordi d'infanzia, l'educazione cosmopolita, un recente viaggio in mongolfiera in Florida. «Io sono un uomo etico, non un politico. Però per me politica significa denunciare i mali che affliggono un paese. Che pensate di un governo che ha assassinato 25 mila persone? Odio la dittatura da quando ero giovane. La guerra delle Malvinas? Un'assurda, inutile sofferenza. La fama come la cecità non l'avevo attesa né desiderata». un paese, un continente. Nel mio caso l'Argentina. Ma tutta l'America Latina. Odio la dittatura da quando ero giovane. «Una delle caratteristiche della dittatura è il suo sciovinismo, la sua frenesia nazionalistica. Mio padre, poi, era anarchico. Lui ci diceva: "Ragazzi, quardate bene la carta geografica, le frontiere tra le nazioni, studiatevi le bandiere, e sappiate che un giorno tutto questo scomparirà: la sua era una utopia. Ma non è detto che un giorno non abbia ragione, e che non si tratti di una profezia. Quel giorno non ci sarà più bisogno di passaporti, né di polizia e gli uomini saranno talmente morali che basterà una semplice sorveglianza che essi stessi istituiranno tra di loro. Tuttavia non si nota alcun sintomo del genere e gli Stati tendono ad ingrandirsi con la violenza». — Se ricordo bene, lei non voleva pronunciare il nome di Perón e lo definiva l'«Inqualificabile». «Fui nominato presidente della Sade (Società Argentina degli scrittori) nel 1950. La Sade era una roccaforte. contro la dittatura perontsta In una nazione mite come è l'Argentina, adesso come allora. L'associazione fu fatta chiudere da Perón. Nella mia ultima conferenza, c'era un poliziotto che annotava faticosamente le mie osservazioni sul sufismo persiano. Ero pedinato. Mia madre fu messa agli arresti domiciliari. Mia sorella e un nipote passarono un mese In prigione. Peròn cadde nel settembre del '55, e la popolazione si riversò per la gioia nelle strade. Da Peròn ero stato privato del lavoro di bibliotecario. Poi venni nominato direttore della stessa Biblioteca Nazionale. Ma stavo man mano diventando cieco. Nella mia poesia parlo della finissima Ironia di Dio nell'assegnarmi 800 mila libri e l'oscurità». Nobel dovesse essere attribuito a lei. «No, no, no. Non ho mai desiderato d'essere conosciuto perché lo sono uno scrittore qualsiasi. Non sono nessuno. E poi ho la superstizione addosso. Anzi, sono di una superstizione tutta sudamericana». che per il coraggio. Ieri una 1 madre è venuta qui a parlarmi di sua figlia. Sono sei anni che non ne sa più nulla. E' ' scomparsa. Allora aveva tre anni quando la polizia entrò in casa, arrestò tutti e la bambina scomparve. Mi ha raccontato che qualche volta 1 poliziotti mettevano i bambini sul pianerottolo di un vicino; oppure se lo portavano a casa come una preda, un cane, un gatto. «Da noi, il numero degli scomparsi — è 11 Generale che l'ha detto — è di 25.000 persone. Terribile, non è vero?». — Mi accorgo che, come per Peròn, non qualifica mai il Generale, per nome, Benito Bignone, ma lo chiama soltanto Generale. Anche lui è lMnquallf icablle»? «In questi giorni, un testimone mi ha raccontato di aver visto mucchi di cadave' ri in fondo al mare a Rio della Piata. Un altro giovane mi ha detto che a notte, in un aeroporto, dal portello dell'aereo vide gettare I cadaveri come sacchi di patate. Questo ragazzo poi si è ammalato di un esaurimento nervoso. «SI, credo sia davvero cosi orrendo, qualcosa di terribile. D'altronde il Generale (lo continua a chiamare sempre e solo II Generale, n.d.a.) ha dichiarato che tutti gli scomparsi sono morti, confermando che queste persone sono 25.000. Che pensate di un governo che ha assassinato 25.000 cittadini? Che lo ha fatto senza alcuna sentenza? Senza testimoni. Senza prove. E' atroce. E adesso abbiamo le elezioni il 30 ottobre. Ma non so se le elezioni saranno libere. C'è sempre l'ombra del militari. D'altronde la Giunta è forzata a fare le elezioni perché i generali hanno perso la guerra alle Malvinas. Infatti prima della sconfitta non volevano di certo una consultazione elettorale. Ma l'ombra dell'esercito è 11, dietro queste urne». Sugli occhi bianchi si abbassano le palpebre come a fermarle definitivamente sul mondo dell'orrendo. Ricordo quello che ha detto: se morissi stanotte non mi dispiacerebbe... — E' la gioventù? Ieri mi sono riunita col giovani, con gli esponenti delle organizzazioni giovanili. Alcuni mi hanno parlato della loro frustrazione, altri della loro speranza. E lei ha speranza, in questi giovani? (La parola speranza scioccamente è tornata sulle mie labbra . verso quest'uomo che rifiuta la speranza come etica). Che consiglia lei ai giovani, Borges? «La lettura In primo luogo. E' una forma di felicità. Consiglio loro di scrivere, e tutte le manifestazioni d'arte che sono una forma di realizzazione della personalità. La libertà è un'illusione necessaria, per continuare a vivere. Cosi come il libero arbitrio. Consiglio alla gioventù di applicare l'Idea di libertà al futuro. Tutti speriamo che nessuno emuli gli esempi dei predecessori che poi sono I loro contemporanei. La gioventù è piena di speranza ancora malgrado tan- t.o disastro... Ma sono sicuro che nei prossimi cento anni le cose miglioreranno in Argentina — E elezioni? Per chi voterà lei? •Riconosco che il valore delle elezioni sta nel fatto che tutti depongano la scheda. Compiendo un atto di speranza. Quel che è certo è che voterò contro i militari e contro I peronisti. La dittatura e la demagogia sono ostacoli a che la gente pensi liberamente: contro di esse mi sono sempre ribellato. Anche se non scendo in piazza. — Borges, le auguro buona fortuna. •No, buona fortuna a lei. all'Europa, al mondo Intero e buona fortuna in primo luogo all'Argentina. In questo momento mi interessa la j sorte del mio Paese che ;è - mollo importante.. : La governante, una robusta vecchia dalle lunghe gonne che gli sta vicino da trenta anni apre la porta, e sema occuparsi di noi, stende in fondo al tavolo un pezzo di tovaglia grigiastra per la. polvere e le macchie. Vi poggia una brocca d'acqua, un cucchiaio, un pane, una scodella di brodaglia. Lui tentenna al braccio della donna verso la sedia, poi si installa, alza il cucchiaio, e ingurgita il primo boccone. Un pasto carcerario, misurato per un solo commensale. «Mi metto' a colazione, scusate ma non vi posso nemmeno invitare perché non ce n'è abbastanza». Curva ta testa imbarazzato sulla scodella. Io sbaglio di porta, uscendo, e entro nella modesta camera da letto di Borges. Mi accorgo che -il labirinto- dello scrittore, a Calle Maipu, numero 994, è composto di due piccole stanze. Povere. Grandiose. M. A. Macciocchi IA EDITORE