Peter Gabriel, ultimo eroe degli Anni Settanta

I successi del leader dei Genesis in un album dal vivo I successi del leader dei Genesis in un album dal vivo Peter Gabriel, ultimo eroe degli Anni Settanta Con la London Symphony Orchestra Abbado scopre amori e burle di Strauss FLASHDANCE è già sugli schermi, Staying alive sta per arrivarvi. Torna la febbre del sabato sera, ma stavolta è soprattutto una faccenda di quattrini, una soluzione. per la crisi che tormenta cinema e disco. Che poi la crisi sia contemporanea-1 mente sull'Industria del film e su quella delta canzone non ha soltanto spiegazioni comuni. Un paio di mesi fa, comunque, a Roma è stato ripercorso in una rassegna molto vivace il rapporto tra immagine e suono, tra linguaggio filmico e linguaggio musicale. L'occasione è stata utile non solo per riascoltare della buona musica,.ma anche per riprendere in qualche modo la discussione sulla natura e sulla qualità espressiva della colonna sonora: che da quando 11 rock ha impo-, sto la sua forza come vei-colo esclusivo di comunicazione giovanile è diventata una discussione complicata, e interessante. Il tradizionale sound-. traete continua naturai-1 mente a sopravvivere:: Morricone e Jane, presenti a Roma, ma anche Steiner, Herrman, Bernsteln, Williams, ne hanno dato MAI come nei mesi scorsi, incontrandosi al vari festival, i critici specializzati americani ed europei hanno tanto parlato tra loro. Ne_ dovrebbe derivare quanto meno il declino di una lunga stagione d'isolamento e di provincialismo, per cui i libri che si pubblicavano a Parigi non citavano quasi, mai quelli di New York, e viceversa. Il confronto delle cognizioni, delie idee'e delle esperienze é stato intenso e proficuo. Gli americani hanno insistito soprattutto su un plinto: la stasi creati-. va che ha caratterizzato il, jazz negli anni scorsi è completamente superata. £' iniziata una fase nuova, ricca di fermenti, die sta già facendo impallidire la. stagione un po' passatista' del new hard, cioè della rivisitazione dello stile degli Anni. Cinquanta, seppure corretto con sapori più attuali. «Adesso ci cono tonti | musicisti^ giovani, colti e' tecnicamente eccezionali che portano avanti uno si i- .È' dunque la summa «dal vivo» di cinque anni di lavoro e di trasformazioni ■ Incentrate sulla Grande ' 'evolta degli Anni Ottanta, svolta da tutti predicata'e , cercata, ma ancora da venire. Gli album doppi dal vivo di solito-sono pubblicati o quando un artista è al vertice del suo successo, oppure quando è in fase di declino, in quest'ultimo caso assumono un tonò rievocativo, un guardarsi indietro che è un po' una pàusa-In -attesa di qualcos'altro, un'attesa che può durare anni. Questo album di Gabriel non si può certo dire puramente rievocativo, ma neppure belebrativo di una figura artistica pronta a porre il suo Imprimatur sul prossimo futuro. I suoni dal vivo sono stati rilavorati in sala; alla ricerca di quella perfezione estetica che è sempre stata prima ambizione di Ga- Pcler Gabriel in concerto Colonne sonore briel. Il risultato è quanto mai .gratificante per l'ascolto, mia brano dopo brano l'album si rivela straordinariamente freddo, quasi distante.; Questa freddezza eccessiva è d'altra parte sempre stata il marchio caratteristico di Gabriel fin dal periodo che lo vedeva leader ; del gruppo dei Genesis. Renzo Arbore ha dato questa ottima definizione del rock del Genesis:1 «Un po' ' melodico, un po' descrittivoeun po'complicato-: Un giudizio, che trova la sua sintesi proprio in queste ' due paroline: tunpo'*. Si ritrovano in Gabriel ' gli elementi insieme alieni e metropolitani di Bowie, 1 fantasmi elettronici insieme africani, europei e newyorkesi del Pollce, ma è impossibile trovarci le stesse potenti doti di slnte- . si, lo stesso calore espressivo, la stessa unita di fondo. Quasi, sempre più del «piatto» si gustano «gli ingredienti»: un po' di'questo, un po' di quello, una ricerca che difficilmente riesce a diventare comunicazione carnale, diretta. La stessa perfezione della sua voce limpida gioca 11 più delle volte a suo sfavore e Gabriel ne è consapevole. Dichiarò in un'intervista del 1978: «Mi piacciono Bob Dylan e Randy Newman che musicalmente non sanno cantare proprio, però portano emozioni*. Difficile provare emozione di fronte al Gabriel di Shock the Monkey, un po' scimmia giapponese un po' acrobata da varietà con quel mezzucclo di spenzolarsi tra il pubblico appèso a una corda. Difficile emoztonàVsftìUrortó allumerò tanto apparentemente rischioso, quanto ripetitivo ma la colonna sonora che funziona da contenitore musicale, dove le canzo-' nette e il rock s'intrecciano con la storia raccontata L'arco d'intervento è as-| sai ampio: ci sono i soundtrack che valgono come documento (per esemplo Countryman con tutto Marley e il reggàe, le elegie delle rockstar nel Comeback di Eric Burdon, Pava-1 rotti e il suo sogno americano nell'Yen Giorofo), ma| ci sono anche le colonne sonore che sfruttano interamente le valenze comunicative di cui s'è impadronita la musica dei giovani: Flashdance ne è la manifestazione più universale, Sapore di mare ne limita i1 confini al revival delle nostre spiagge di casa, The king of comedy diventa una ribalta che va da Ray Charles ai Talking Hcads. Le novità non appaiono poi sconvolgenti, se si ricordano le colonne sonore di Fred Astaire o i film costruiti attorno a Morandl o a Tajoli; sembra che i tempi passino ma non i canoni della musica per il cinema'. Tuttavia, una piccola meditazione sul ruolo sociale, e sulle potenzialità dèi Un-' guagglo del rock apre qualche dubbio. ih. e. album doppio della Elektra Muslclan (96-0196-1). nel quale, tra una quindicina di musicisti che letteralmente gareggiano nell'eccellenza formale e nel feeling, spiccano per gli accenti futuribili la voce di Bobby McFerrin, la tromba di Wynton Marsalis, il pianoforte di Anthony Davis e il flauto di James Newton. Più spostati verso il rock ma ugualmente interessanti sono gli StepsAheqd nell'album omonimo (Élektra Muslctan 96-0168-1), mentre, ricordando quanto ha fatto ascoltare in concèrto nel luglio scorso assieme a Gary Burton, va attentamente seguito Chick Corea in Bill Evans: a tributo (Palo Alto Paj 8028-2). ' Anche Reith Jarrett, progenitore della musica di «intesi,. sembra abbia intensione di rivalutarsi e di salire sull'autobus in corsa con un pàio dei suoi Standards, voi. 1 (Écm 1265). Gli,. sono . ottimi compaoni Gary Peacock al contrabbasso e. Jack Dejohnette air ,la batteria. 'fay e stanco, di farsi trasportare dalla folla e dal guàrdia palco su un mare di mani e di braccia, mimando il vecchio rito della Superstar che si da al pubblico. E Invece Gabriel si da sempre con troppa risèrva (musicalmente), riserva soprattutto mentale: quasi che non volesse mai fare sparire il lavoro di ricerca nella sintesi della canzone. Il bilancio del cinque anni -trascorsi è istruttivo non solo per Gabriel ma per tutta quella musica - uscita dalla grande sperimentazione dei primi Anni Settanta, che ha voluto farsi forte del suo carattere d'avanguardia, per trovare un più alto punto di contatto «commerciale» con il pubblico. Questa ' musica ha rappresentato il •sogno degli Anni Ottan- - ta», ma.forse deve essere considerata in tutt'altro modo: come eclisse del '70. Sia B.owle che 1 Pollce hanno perfettamente colto che . gli umori neri. Inquietanti del nuovo decennio andavano sposati a una nuova . carnalità musicale, semplice ma tutt'altro che sem, pllcistlca, colta ma non «intellettualoide», diversa ma non distante. Per Gabriel questo passò pare di la da venire, ed è probabile che questo album doppio sia testimonianza di una fase che si chiude e preluderà, a una fase di riflessione profonda e d | nuova, .trasformazione,. ci;l c'è da augurarsi che Gabriel non arrivi come al solito un po' troppo in ritardo rispetto a Bowie e ai Pollce. .^ni Gianfranco Manfredi «Peter a ; Gabrl eh «Play s i.ivr., ' Cr.ftrisroaH'orygram. in Don Juan, liberamente ispirato al poema omonimo di Lenau, Strauss scopriva il valore del gesto come messo esplosivo di raffigurazione plastica, infallibile colpo di scalpello per sballare le figure e le situazioni •descritte* nei suoi poemi sinfonici. Dopo di che, chiuso il grosso capitolo della produzione orchestrale, l'inventiva torrensiale del musicista si sfogheranel teatro. Quando Don Juan venne eseguito la prima volta a Weimar, accolto da un memorabile successo, Strauss scrisse al padre: «L'orchestra è rimasta ansante e IN un disco digitale, la Deutsche Grammophon pubblica tre poemi sinfonici di Strauss diretti da Claudio Abbado con la London Symphony Orchestra. Si tratta di Don Giovanni (1889), Morte e trasfigurazione (1890) e I tiri, burloni di Tlll Eulenspiegel (1895), tre capolavori che, dopo un avvio incerto, rivelavano al mondo il genio di Richard Strauss: se il magistero orchestrale era già compiuto in lavori come Dall'Italia e Macbeth, Fu composto nel 1840 LA gara editoriale e discografica per onorare il centesimo anniversaria della morte di Richard Wagner è tuttora in pieno corso. Sono anzi da prevedere code e strascichi di. ritardatari nei primi mesi del prossimo anno. Nessuno vuole mancare, e anche Daniel Barenboim, quasi contemporaneamente al suo concerto italiano con L'Orchestre de Paris, in chiusura di Settembre Musica, fa comparire due suoi contributi wagneriani solo all'apparenza routinier, in veste di pianista l'uno, in veste di direttore ' l'altro. Non sono infatti di routine, né in disco né in sala da concerto, le trascrizioni per pianoforte che l'amico Franz Llszt trasse con amore sistematico e profonda sensibilità sinfonica dalle opere di Richard: da Tannliàuser (Entrata degli. .^^ttjfiy)r!3«%EtlJurtì<;.tìaA-, Vascello fantasma (Ballota, Atto II), da Lohengrin senza fiato, però ha fatto un lavoro di prlm'ordine. Un magnifico divertimento; dopo il Don Giovanni un corno, madido di sudore e senza fiato, sospirava: "Dio santo, che colpe abbiamo commesso per mandarci questo flagello? (11 flagello sono io). Non sarà facile liberarci tanto presto di'lui"». Cosi le orchestre tardoromantiche, abituate ai gonfiori del sinfonismo di Wagner, accoglie- ■ vano le pirotecniche invenzioni di Strauss: come un salto nell'ignoto. Nessuna fatica, bensì la naturale spontaneità del virtuosismo che è diventa¬ Paolo Gallarati Richard Strauss: «Don Giovanni, Morte e Trasfigurazione, Till Eulensplegel», London Symphony diretta da C. Abbado, Deutsche Grammophon.

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