A Burgess il premio Malaparte di Curzio Malaparte

A Burgess il premio Malaparte A Burgess il premio Malaparte CAPRI — La prima edizione del Premio internazionale di giornalismo «Curzio Malaparte» ha premiato, con cinque milioni di lire, 10 scrittore inglese Anthony Burgess, l'autore di «Arancia meccanica». Il premio, che è stato consegnato allo scrittore inglese nel palazzo Cerio di Napoli, è stato fondato dal gruppo •Amici di Malaparte», coordinato da Graziella Lonardl. Della giuria facevano parte Alberto Moravia, Giovanni Busso, Lamberti Sorrentino, Raffaele La Capria, Gilles Marti-! net, Ugo Pirro, Bruno' Giordani Guerri. Il premio ha come progetto quello di ristabilire il rapporto fra letteratura e giornalismo e insieme ricordare un personaggio «scomodo» ma stimolante come lo fu per la cultu-, ra italiana Malaparte. ..per il prossimo-annoia sorella di Malaparte, la signora Edda Suckert, vorrebbe, insieme all'Azienda del turismo caprese, restaurare la villa dello scritto: re a Capo Masulo e trasformarla in un centro di cultura e sede stabile del premio «Curzio Malaparte». LA figura araldica del nostro secolo è quella della frontiera. Prima del 1914, mio padre, allora uno studioso di legge con pochissimi mezzi, poteva girare per l'Europa in lungo e in largo con la sola carta d'identità, che attestava fra l'altro la sua posizione accademica. La richiesta di passaporto e visto da parte della Russia imperiale eraconsiderata, nell'Occidente liberale, come eccentrica, sintomatica di un dispotismo orientale arretrato. Oggi la frontiera è il fatto dominante dell'esistenza internazionale. E quando diciamo «frontiera», l'immagine che ci viene in mente è, inevitabilmente, quella di barriere la cui inibente brutalità, la cui mostruosità nei confronti della logica del paesaggio e dei contatti umani ha pochi precedenti nella storia. La nostra idea di confine è legata ai campi minati, al filo spinato, alle torri di guardia illuminate nella notte, alle buche anticarro. La sua anticamera è l'ufficio consolare, il banale inferno dell'attesa in cui i visti, i permessi di transito, le carte di soggiorno temporaneo per l'apolide e il braccato sono concessi o negati. Molto spesso, in questo ventesimo secolo, non sono stati alti magistrati o tribunali a decidere della vita o della morte di qualcuno: sono stati viceconsoli annoiati e guardie di confine. Nella sua forma più forte e sistematica, il moderno confine territoriale-ideologico sfida ogni ragionevole immaginazione. Durante l'occupazione della Francia, nei primi Anni Quaranta, un reticolato, chiuso da lucchetti, illuminato da riflettori e pattugliato, separava nella stazione di Ginevra la parte francese delle banchine ferroviarie da quella svizzera. Nell'oscurità quelli che stavano dalla parte francese di quei fondamentali cento metri potevano guardare — affamati, terrorizzati e, se erano ebrei, vicini alla morte — alla sicurezza, ai comfort e ai costumi liberali della Svizzera. | Nelle regioni desertiche sul confine sino-sovielieo, pattuglie a cavallo trainanojunghi tronchi di legno. Questi spianano cosi bene la "sàbbia che le orme di chiunque"tentasse d'attraversare la terra idi nessuno si vedrebbero distintamente a grande distanza. Ma nella ragnatela di proibizioni — controllo dei passaporti, ponti divisi a metà, strade senza uscita, intere strisce di alberi tagliate nelle foreste V- che avvolge grigia e velenosa il nostro pianeta, il muro dì Berlino è, naturalmente, l'emblematico traguardo esistenziale. Nessuna descrizione può renderne la calcolata oscenità, la negazione dei valori umani. Le parole mancano di fronte al formalismo demente di un muro che serpeggia attraverso le case dividendo le stanze in metà ermetiche, che abbandona i ponti letteralmente nel nulla (pura pietra), che divide giardini, cortili e sentieri di campagna in frammenti inerti. Qui, resa visibile e micidiale come mai prima d'ora, è la notte della ragione e l'incomunicabilità nella politica umana.

Luoghi citati: Berlino, Europa, Francia, Ginevra, Napoli, Russia, Svizzera