Non dimentichiamo i campi di sterminio di Primo Levi

Non dimentichiamo i campi di sterminio Non dimentichiamo i campi di sterminio Concluso il convegno sugli orrori dei Lager nazisti - Le testimonianze di 230 ex deportati raccolte da un gruppo di ricercatori - Il contributo di Primo Levi - Una mostra alla Promotrice Il biglietto di presentazione del convegno ha riprodotto su una facciata, a colori, la divisa a righe di un deportato in un campo di sterminio nazista, 11 numero di matricola, il triangolino rosso del Paese di provenienza del prigioniero. Poi, sempre in rosso, tra le righe verticali bianche e azzurro stinto, 11 titolo della manifestazione che ne riassume in poche parole 11 significato: -Il dovere di testimoniare, perché non vada perduta la memoria dei campi di annientamento, culmine della criminale dottrina nazista.. Un convegno commemorativo, uno del tanti che periodicamente si tengono per levare la polvere del tempo su una tragedia che alcuni vorrebbero dimenticare? Non è soltanto questo lo spirito che ha ispirato 1 promotori, l'Aned (Associazione nazionale ex deportati politici) e il Consiglio regionale del Piemonte, intenzionati invece ad approfondire con impegno scientifico le materie connesse con la deportazione. Un primo, qualificante apporto l'ha fornito un gruppo di ricercatori dell'Università di Torino, Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Federico Ce reja e Bruno Mantelli, che stanno completando un'indagine su 230 ex deportati residenti in Piemonte, si tratta di altrettante interviste registrate su nastro, che una volta trascritte e rielaborate, daranno vita a un libro unico -S'è trattato di un'esperienza gratificante sotto tutti gli i punti di vista — ha commentato la dottoressa. Anna Bravo —i Abbiamo trovato una disponibilità imprevista pres¬ so queste persone, alcune delle quali rievocavano per la prima volta a estranei, e a estranei giovani, un periodo bruciante della loro vita. Sono testimonianze straordinarie, mai autocelebrative'. Ci slamo trovati di fronte a persone che hanno tenuto a lungo dentro i loro ricordi, senza accennarne neppure ai congiunti-. Il lavoro del quattro ricercatori assume una particolare importanza: c'era il rischio' che con la scomparsa del protagonisti venissero cancellate anche le loro testimonianze. «Sto per sparire la generazione del testimoni dei lager — ha ricordato lo storico Nicola Tranfaglia al termine del convegno — e ci accorgiamo soltanto ora die il lavoro di raccolta ed elaborazione dei loro ricordi è stato assai scarso rispetto ai bisogni-. E Pri mo Levi, uno del relatori: -La mevwriu è uno strumento meruvtglloso, ma fallace. I ricàrdi che giacciono in noi non sono incisi nella pietra: non soltanto tendono a cancellarsi con gli unni, ma spesso si modificano, o addirittura si accrescono, incorporando lineamenti estranei-. Concluso 11 convegno cui hanno partecipato relatori di otto Paesi e centinaia di studenti fra il pubblico, prosegue fino all'undici novembre la mostra intitolata «Memoria della deportazione» e allestita alla Promotrice nel parco del Valentino. La rassegna propone disegni e fotografie di opere architettoniche e grafiche realizzate da artisti italiani. Su un cartello, cifre tre mende: 12 milioni di deportati dal '33 al '45. undici milioni di morti, sei dei quali ebrei.

Persone citate: Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Bruno Mantelli, Federico Ce, Nicola Tranfaglia

Luoghi citati: Piemonte