Da Ninive a Venezia

a Venezia CONVEGNO E MOSTRA SULL'ARCHEOLOGO LAYARD a Venezia VENEZIA — Eccoci dunque nella sua bella casa' sul Canal Grande: Austen Henry Layard ebbe nella sua; lunga e fortunata esistenza più d'un amore, ma 1 due piò travolgenti furono le antiche pietre di Ninlve e le nuovissime (al confronto) pietre di {Venezia. Le prime, messe in {luce nel 1845 dopo le più avventurose ricognizioni fra il Tigri e l'Eufrate; le seconde,', adiate fin dal suo «passaggio a Venezia» nel 1839, quando stava per affrontare, povero ed1entusiasta , l'avventura della sua vita. Un convegno internazionale a lui dedicato, «Layard fra l'Oriente e Venezia»,' ha messo in luce per tre giorni, fino a venerdì, l'intero filo della sua opera, tra quei due ijoli geografici e sentimeli tali. Studiosi italiani e stranieri hanno analizzato 1 suoi successi di archeologo, di' statista, di amante dell'arte,' di uomo d'affari, di filantropo: era giusto che almeno una parte del lavori avesse sede qui. nel palazzo Cappello-Layard a San Polo, dove visse mólti anni con là moglie e dove ora si trovano gli istituti di lingue orientali e mèdio orientali dell'Università. Nell'introduzione al convegno, 11 rettore flrofe ^elidano Benvenuti ha messo in giusto rilievo la poliedricl|à della figura di Layard nej suoi interessi, come si chiamerebbero Oggi, interdisciplinari: d all'èsplorazione al disegno, dall'amministrazione alle capacità organlzzatiye, e ih particolare quel costante, legame tra passato e presente che sottende la sua vicenda fino' alla fine. E In questo senso non c'è uomo di cultura, da qualunque disciplina provenga, non c'è avventura umana, che non finisca per .incrociare .. Layard nel suo cammino. La visita alla mostra allestita al museo archeologico (fino al 4 novembre) del reperti da lui donati a Venezia, esposti accanto ad alcuni dei suoi scritti e disegni, ha fornito al congresso le prime dimostrazioni, aprendo Interessanti spiragli. Hanno fatto seguito 1 lavori, che si sono sviluppati secondo tre filoni principali. Anzitutto il filone politico-diplomatico, che ha visto tra i relatori slr Ashley Clark, il grande amico di Venezia e dell'Italia, già ambasciatore britannico a Roma. Poi 11 filone archeologico, che ha suscitato particolare interesse nelle relazioni Barnett, Reade e Walter: l'in¬ fluenza delle scoperte di Layard, soprattutto sull'Intera orientalistica, con particolare riferimento alle 30 mila tavolette Incise della «Biblioteca di Assurbanlpal», da lui scoperte. Collegati con questi, gli Infiniti problemi posti dalle famose Iscrizioni e dai rilievi, spesso illustrati dalla sua stessa mano; e più In generale lo sviluppo della storiografia sulla Assiria dopo di lui, messa in luce da Mario Fales. Poi 11 suo aspetto di collezionista, di amante dell'arte e di cittadino veneziano: le analisi sulla società Inglese che viveva e operava a Venezia In quel tempo; 11 ruolo di Layard nella nuova industria dèi mosaico e 11 suo contributo alla storia urbana: la chiesa anglicana di San Giorgio e 11 Cosmopolltan Hospital, come ha ben lumeggiato 11 dott. Arnott, furono opera sua. Infine la sua famosa collezione di oltre 90 opere d'arte, ora a Londra alla National Gallery che comprendeva Carpaccio, Bellini, Montagna, Cima da Conegllano, Cosmé Tura. Morohl, Rosalba Carriera e molti altri maggiori e «minori». In gran parte di scuola veneta: quasi che, dopo essere stato affascinato dalla nettezza «toscana» degli antichi rilievi assiri, fosse ora preso dal suo opposto: dal morbido colore, dai misterioso tonallsmo veneziano: tra le stesse ombre e luci che su pietre e canali ancora oggi ci Incantano attorno alla sua casa. . Paolo Barbaro