La matita come sismografo di Paolo Fossati
La matita come sismografo A MODENA TRECENTO DISEGNI ITALIANI TRA LE DUE GUERRE I La matita come sismografo MODENA, — Fino ai primi di novembre, la Galleria Civica nel Palazzo dei Musei ospita, a cura di Paolo Fossati e Pier Giovanni Castagnoli, una rassegna del Disegno Italiano fra le due guerre, con più di 300 fogli: dalla stagione di Metafisica-«Valori Plastici»-, richiamo all'ordine, Carra e De Chirico; Morandl e Arturo Martini, Beverini e Slronl (e a fianco le persistenze degli' Anni 10 in Lorenzo Vlanl e WUdt, Gino Rossi e Alberto Martini), fino alle Inquietudini «di mistero emotivo e di introspezione» dei giovani espressionisti, Guttuso e Migneco, Blrolli e Manzù. E' un'occasione unica, 'sia per calibrata attenzione alla qualità e significatività delle scelte fra collezioni pubbliche e private, sia per chiarificante ricchezza di ricerche e Interconnessioni, In una realtà, creativa che solo in questi ultimi anni va rivelando tutta la sua complessità. Per dare un solo esempio, la scelta di tre Inchiostri di Montale degli avanzati Anni 30, fra i fogli posseduti dall'Università di Pisa, non ha 11 facile sapore della «scoperta» e della «curiosità»: si inserisce con logica coerenza nel discorso della complessa alleanza fra «scrittura» grafica e pagina letteraria, lirica, satirica, di frammento saggistico o «elzeviro», che allinea sullo stesso versante Longanesi e Maccari, In forma diversa ma connessa Savinio, e In altre forme ancora Scipione o Licinl Fra 1 tanti,, questo è uno del temi di fondo Individuati e proposti, concretamente oggettivato sia a esordio di mostra sia nel materiale illustrativo del bel catalogo edito da Panini: la «fortuna» del disegno riprodotto in fotolito nelle riviste artlstlco-letterarle, dal fondamentale Valori Plastici fino a Frontespizio, a Campo di Marte e a Prospettive di Malaparte, attraverso l'episodio centrale del Selvaggio; fortuna poi ribadita dal l'infittirsi di volumetti e album di riproduzioni lungo gli Anni 30, come le splendide Metamorfosi di Blrolli edite nel 1937 da Campo grafico a Milano, di cui tre fogli originali sono esposti a Modena E' una prova della «centralità» di quel peculiare classico rapporto fra artista e foglio che viene riproposto e esaltato, dopo là rivoluzione aleato ria degli «stati'd'animo» futuristi, dalla vocazione ricostruttiva del richiamo all'or¬ dine nelle sue varie forme. Secondo l'analisi di Fossati, la manualità Immediata, sensibilissima, della grafite, del carboncino, della penna (raro l'intervento cromatico; mirabile però nel precoce Senso titolo di Savinio a metà degli Anni 20) si pone qui addlrl ttu ra come autonomo «genere». Ciò è Indubbiamente valido in molti casi, dal due stupendi, fogli «metafisici» di De Chirico del 1019 al puri ritmi evocativi di spazi e di luci nel carboncini e matite di Morandl, attraverso la dialettica fra 11 bianco del foglio Intatto e 1 tratteggi. Nell'inchiostro Madre e figlia di Càrrà del 1919, coerente nell'impostazione figurale alla svolta «mistica», primordiale e giottesca, delle Figlie di Lot, si ripropone ancora più di una traccia dei giochi infantili dadaisti di anni prima, premetaflsici. Nel tre fogli di Fontana del 1932, con 1 loro viluppi e giustapposizioni di corpi maschili e femminili, si coglie assai meglio che nelle parallele ceramiche e tavolette graffite la matrice plcassiana. Per quanto riguarda le connessioni fra artisti assai diversi nel contesto pittorico del «novecentismo», colpisce l'interna consonanza grafica fra Casorati e Viaggio tragico di Ferrazzl del 1919, che sarà tradotto in pittura neocin quecentesca, ben lontana da Casorati, sei anni dopo; altrettanto colpisce, pur nella diversità .d'Intenti, la lunga persistenza del lucido neo¬ classicismo, in punta di matita lngreslana, del Ritratto di Gina dt Beverini del 1923, nella compatta oggettività iperreallstlca della Madre con bambino di Cagnaccio di San Pietro del 1943. Ed è di nuovo 11 più sensibile, diretto sismografo della matita, della penna a segnare con evidenza palmare lo svoltare dalle utopie di stile degli Anni 20 (solo apparentemente ereditate dal lirismo «surreale», introverso, di astrattisti e postfuturistl) alle letteratisslme inquietudini del decennio successivo. I segni si rompono, si aggrovigliano, sfumano In tocchi e fratture, si fanno adunchi e sfrangiati, sono pieni di sensualità e significati, allusioni e angosce. Sotto 1 nuovi patrocini! che corrono da Ensor a Pascin, ci coinvolgono e sconvolgono 1 fogli straordinari di Scipione, con 1 due folli ritratti di Bruno Barillt e di Ungaretti, e una Flagellazione che apre la strada a Guttuso quanto a Manzù, quelli di Mafai e delia Raphael e di 8pazzapan, e tre stupendi Nudi maschili di De Plsls, a seppia, acquerello e sanguigna Subito sono coinvolti, fra Roma e Milano. Pirandello e Bartolint. Cagli e Capo grossi e Guttuso. Manzù e Blrolli e Sassu. Alla fine, Senza tìtolo di Migneco del 1940 propone l'emblematico modello del tardo Goya, lo stesso che Incomberà quattro anni dopo su Blrolli nelle campagne lombarde insanguinate dai tedeschi. Marco Rosei ti di f Idiidti
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