Domani l'Argentina alle urne Sfida tra radicali e peronisti di Igor Man

Domanil'Argentina alle urne Sfida tra radicali e peronisti Dopo sette anni di dittatura militare la grande svolta? Domanil'Argentina alle urne Sfida tra radicali e peronisti Saranno eletti 254 deputati, 46 senatori e 600 «grandi elettori» (questi ultimi sceglieranno il presidente della Repubblica: Alfonsin o Luder) - Il problema dei «desaparecidos» DAL NOSTRO INVIATO BUENOS AIRES — Domani è il grande giorno: dopo sette anni di dittatura, la più nefasta delle tante sofferte inmezzo secolo, 17 milioni di argentini andranno alle urne per scegliere 254 deputati nazionali, 46 senatori, e 600 •grandi elettori»; questi ultimi, a loro volta, sceglieranno ■il presidente della Repubblica. E' in codesta «assemblea* ■che avranno luogo i giuochi politici. ■ In passato il presidente è stato sempre eletto dai •grandi elettori» della maggioranza relativa. Tuttavia il candidato radicale alla presidenza, Haiti Alfonsin, ha detto che «questa volta non è affatto scontato che le cose vadano secondo la vecchia routine». La dichiarazione ha scatenato una ridda di ipotesi su quelli che, fra i dieci in corsa, potrebbero essere i partiti decisi ad appoggiare Alfonsin nella scalata alia Presidenza. I peronisti, dal canto loro, hanno parlato di •congiura». Ma un vecchio, etnico diplomatico occidentale, profondo conoscitore del mondo politico argentino, or non è molto mi diceva: «E' tutto fumo per gli elettori, in fatto già da tempo radicali e peronisti, dietro le quinte, hanno gettato le basi per un accordo sul prossimo governo civile». Ciò, d'altronde, è quanto auspicano i maggiori editorialisti argentini, preoccupati che si concretizzi quanto spesso si sente dire nei caffè, nel .salotti, sugli autobus di Buenos Aires: «Se vincono 1 peronisti, dopo sei mesi 1 radicali andranno a bussare alle caserme per Invocare l'aiuto del militari; se vincono 1 radicali, 1 peronisti non aspetteranno tre mesi per fare lo stesso». In questa vigilia percorsa da cortei e passioni (per la prima volta votano cinque milioni di giovani), scandita da ris¬ se verbali e non (c'è scappato pure il morto) tre sono gli interrogativi da porsi. Il primo, persino ovvio: chi vincerà? Il secondo: che peso avranno sul governo civile (è troppo presto per definirlo democratico) i militari? Il terzo: verrà risolto il •problema» dei desaparecidos? Gii ultimi sondaggi d'opinione, ancorché manipolati da questa o quella corrente politica, concordano nel concludere che l'esito finale è incerto, che chiunque vinca, peronisti o radicali, non riporterà un trlunfo. C'è il rischio, in¬ somma, per i peronisti, e per la prima volta in 38 anni, di essere battuti dai radicali. Certamente giocheranno un ruolo chiave, nel caso, appunto, di una vittoria risicata del Peronismo o del Radicalismo, due partiti: il Movimento per l'integrazione e lo sviluppo di Frondiei e il Partito intransingente di Oscar Allende, entrambi in lizza per il terzo posto. Forse il fatto che Rulli Alfonsin sia riuscito con una campagna elettorale ricca di idee e speranze a rompere l'ègenomia peronista, prefigura un bipartitismo appassionante ma al tempo stesso pericoloso. L'Argentina infatti è un paese passionale e, a dispetto della sua potenziale ricchezza, in piena- bancarotta: un debito esterno di 40 mila miliardi di dollari, oltre 60 milioni di miliardi di lire; l'inflazione nell'ordine del 600 per cento l'anno; due milioni di lavoratori in sciopero quasi permanente. Il vertice militare favorisce il populismo destrorso dei peronisti al regeneracionismo radicale che promette di equiparare la tortura all'omicidio nel codice penale. Il fatto è che i militari han già designato gli ufficiali che a fine anno copriranno i più- alti incarichi castrensi. Sarà molto difficile per il Presidente eletto (il sanguigno Raul Alfonsin o l'esangue italo-argentino Luder) prescindere da questi «nuovi centurioni». E pure da quelli a riposo, di recente sistemati nei posti chiave di tutti l ministeri. Ventimila morti, trentamila desaparecidos, più di due milioni di argentini all'estero, un numero imprecisato di prigionieri politici. Un fardello immane per il futuro governo civile. Lo scrittore Osvaldo Soriano (autore fra l'altro del bestseller Mai più pena né oblio) dice: «Se quelli che ci governeranno domani pensano che 1 desaparecidos si possano negoziare si sbagliano. Si potrà tornare alla convivenza solo quando tutto questo orrore sia stato chiarito. Quando si sia saputo chi, come, dove. Non c'è altro mezzo». Domani 30 ottobre è vera-, mente una giornata storica. Gli argentini potranno costruire col loro voto il primo gradino dell'erta scala che porta alla democrazia ovvero la pietra tombale del grande sogno di questa primavera australe: il ritorno alla libertà. Igor Man

Persone citate: Alfonsin, Luder, Oscar Allende, Osvaldo Soriano, Raul Alfonsin

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires