Handicappati: «No alla pensione se ci date un posto di lavoro»

Handicappati: «No alla pensione se ci date un posto di lavoro» Cagliari, la proposta verrà presentata al ministro De Michelis Handicappati: «No alla pensione se ci date un posto di lavoro» DAL NOSTRO INVIATO CAGLIARI — 'Dateci un posto di lavoro e noi rinunciamo alla pensione di invalidità. Per la collettività è un risparmio e per noi l'accesso a un ruolo sociale attivo». Questa è la proposta che l'Associazione italiana per l'assistenza agli spastici presenta al ministro del Lavoro De Michelis, a nome dei quarantamila spastici che oggi si trovano in Italia. Insieme, l'associazione chiede una maggior severità nell'accertamento medico-legale delle Invalidità, una piena attuazione della normativa sul collocamento speciale con sanzioni pesanti per le aziende che le disattendono, la definizione di misure (come ad esempio lo sgravio fiscale) che favoriscono le aziende che assumono handicappati. L'iniziativa è scaturita alla fine del convegno su .Nuove problematiche della riabilitazione», che si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari, e durante 11 quale sono stati affrontati gli aspetti legislativi, politici, istituzionali e sanitari che Investono 11 problema dell'handicappato, dalle tecniche riabilitative precoci o per adulti o neuropsicologiche che si utilizzano a Zurigo, Indianapolis, Bari, Catania, agli interventi puramente assistenziali, dai programmi della Comunità, europea per l'Integrazione delle persone minorate agli orientamenti concreti di alcune regioni, dai rapporti fra il mondo sanitario e quello sociale alle grandi questioni del finanziamenti che possono rendere attuabile l'inserimento. La proposta di rinunciare alla pensione di invalidità in cambio del posto di ■ lavoro rappresenta una sintesi ideale dei contributi al convegno e della riflessione, anche autocritica, che molti operatori del settore hanno fatto delle posizioni — generose quanto utopistiche — spesso portate avanti negli anni scorsi sul tema dell'Inserimento dell'han¬ dicappato. Si è capito che non è l'Inserimento ad ogni costo 11 talismano che consente di superare il divario tra il por-' latore di handicap e gli altri, che non basta immettere un bambino nella scuola comune sottraendolo alle classi speciali perché la sua emarginazione si riduca o si cancelli. Limitandosi all'aspetto sanitario della questione, la dottoressa Banchero, dell'assessorato Sanità della Liguria, definisce la riabilitazione come «il processo attraverso il quale il soggetto portatore di una minorazione congenita o acquisita viene portato nelle condizioni migliori dal punto di vista fisico, psichico e sociale, compatibili con la sua minorazione». Per. il dott. Mossagli, neurologo, che lavora In una équipe provinciale per la riabilitazione, a Bari, e che ha coordinato per due anni — 1980-81 — una decina di corsi professionali per preparare al mondo del lavoro handicappati gravi, i risultati di questi corsi sono stati ottimi a patto di considerarli dal punto di vista neurologico, psicologico, sociale, tenendo conto, cioè, che l'obiettivo era una maturazione del soggetti.- •Per gli handicappati — dice — il problema dell'orientamento e della formazione professionale deve essere decantato da pessimismi paralizzanti, ma anche dalle facili utopie e dovrebbe essere affrontato con molto realismo. Le finalità della formazione professionale possono essere sufficientemente individuabili in teoria, ma esiste una precisa discrepanza fra ciò che l'handicappato può fare veramente e le opportunità, di lavoro clic la società gli offre». Questa sfasatura va animesa e studiata, proprio per poterla superare, perché sia riconosciuto ad ogni persona «il diritto od avere un ruolo attivo nella società, nella scuola come nel mondo del lavoro, per quello che è ». ■ " l.m.

Persone citate: Banchero, De Michelis

Luoghi citati: Bari, Cagliari, Catania, Indianapolis, Italia, Liguria, Zurigo