E il cinema tentò Gozzano

E il cinema tentò Gozzano OGGI S'APRE A TORINO UN CONVEGNO SUL POETA E il cinema tentò Gozzano TORINO — Da oggi, per tre giorni, convegno su -Guido Gozzano, I giorni, le opere». I lavori, nella Biblioteca nazionale universitaria, si apriranno alle 9 con interventi di Norberto Bobbio, Edoardo Sanguinea VI partecipano, tra gli altri,! Maria Corti, Giorgio Barberi Squarotti, , Giorgio De Rienzo, Angelo Jacomuzzl, Giovanni Getto, Ettore Bonora e Gianni Rondollno. . E'probabile che, in una prospettiva storica e critica che voglia abbracciare l'intera opera letteraria di Guido Gozzano — quale risulta dal convegno di studi « Guido Gassano, i gior-. ni, le opere» che si apre questa mattina presso la Biblioteca Nazionale di Torino —, il capitolo dei suoi rappòrti col cinema sia abbastanza esiguo, forse superfluo. Il poeta frequentò, è vero, gli ambienti cinematografici torinesi, scrisse qualche soggetto, compose, poco prima della morte, l'ampia «orditura fotogrammatica, di un film su Sari Francesco, che poi non si fece; ma, a conti fatti, non si può parlare certamente di un « Gozzano cineasta». La leggenda, suffragata alcuni decenni or sono da qualche critico cinematografico, d'un Gozzano attivamente impegnato in questa redditizia attività, non fece che ricalcare passivamente le tracce indicate dallo stesso poe- : ta in alcune sue lettere e in un paio di scritti, nonché da qualche frettoloso giornalista dell'epoca, interessato forse a •nobilitare» il cinema con dotti riferimenti. Come interpretare ' diversamente questo brano tratto da un articolo pubblicato nel 1916 sulla rivista Clnemagraf, in cui si con-. fonde Piero Fosco (al secolo Giovanni Pastrone) con Gozzano? Vi si legge infatti: • Ora, dove si è fatto il nome del poeta languidamente orientale ovvero orientalmente languido, se non a proposito del Fuoco e di qualche riduzione vigilata da Piero Fosco? Se dunque Guido Gozzano ha voluto, nel Fuoco, darci un saggio della sua capacità di soggettista cinematografico e di vigilatore dell'esecuzione, non ha certo mancato alfine: Tra sogni mondani /{fatto è che al cinema Gozzano aveva pensato molte vofte, sperando forse di ricavarne quattrini o di goderne i vantaggi mondani, piuttosto che di rinverdire, col nuovo mezzo espressivo, la sua stanca vena poetica. Ma i risultati, come si è visto, furono scarsissimi. Aveva un bel dire, nel 1910, che «11 cinematografo è giuntò In buon punto per semplificare e realizzare il mio sogno: non più prolissità di dialogo e di scena, non più difficoltà di accertamento, ma la proiezione muta' ch'è eloquente ad un tempo; il nastro prodigioso che rivela e commenta». Questo programma, per una serie di motivi, non si realizzò. Tanto che si potrebbe concludere, con le parole sarcastiche di Arrigo Frusta, a quel tempo capo dell'ufficio soggetti dell'Ambrosio, che «11 poeta Gozzano tentò il cinematografa E non ci riuscì». (Il linguaggio d'oggi direbbe con delicata eleganza: Non ce la fece/ E tuttavia, a leggere le due novelle gozzanianc II riflesso delle cesoie e Pamela-Films e l'ampio articolo II nastro di celluloide e 1 serpi di Laocoonte, pubblicato nel 1916, se non ne esce un •Gozzano cineasta; di sicuro vi si ritrova l'attento e ironico osservatore di costumi. Il cinema è ormai più. d'una moda passeggera, ha toccato e coinvolto l'ambiente borghese, è diventato un aspetto non trascurabile della Vito di società. Afa è rimasto, al tempo stesso, una grande fabbrica di sogni e illusioni: l'industria stessa della mistificazione. «Come si fa un film» Gozzano osserva ciò che avviene dietro e davanti allo schermo, nella confusione e nella provvisorietà del teatri di posa e nella buia sala dei cinematografi. Si diverte a descrivere •come si fa un film», ma anche «come lo si vede», con quella sufficienza, ironia, distacco, che non derivano — come'qualcuno ha detto — dal disamore provato per il cinema dopo i suoi fallimenti, ma piuttosto dalla sua «coscienza della fine», dalla provvisorietà d'ogni cosa, e soprattutto da quello spirito caustiso con cui cercava di smorzare la sua profonda malinconia. Le sue osservazioni sono gustose ed acute, ma colgono soltanto un aspetto del cinema, appunto la fabbrica delle illusioni. Non ne evidenziano la novità linguistica, le possibilità d'un nuovo rapporto con la realtà. A Gozzano sfuggiva, e non poteva non sfuggire, il •nuovo realismo» dell'immagine filmica. E dire che egli avrebbe potuto invocare, proprio per il cinema, come aveva fatto nel poema Le farfalle, quella «Musa paziente osservatrice» che sarebbe diventata l'essenza stessa della nuova arte, appunto la «Decima Afusa». Gianni RoniloI.no

Luoghi citati: Gozzano, Torino