Microbi in guerra sotto i mari

Micròbi in guerra sotto i mari IL MONDO SOMMERSO SOFFRE: FORSE NON E' SOLO COLPA DELL'INQUINAMENTO Micròbi in guerra sotto i mari . _ ___ ■ - Funghi microscopici attaccano alghe, balene, gamberi, coralli - Crostacei e molluschi soffrono infezioni da batteri e da virus • A Livorno biologi italiani, inglesi, tedeschi e svedesi hanno sollevato nuovi problemi - Talvolta un ecosistema marino ha dimostrato di saper reagire a un disastro ecologico: che cosa provoca allora nei pesci malattie fino a ieri ignorate? DAL NOSTRO INVIATO LIVORNO — II mondo sommerso sta cambiando. Rivela attraverso l'esame della sua vegetazione e del suoi abitanti malattie ignorate o fino a ieri considerate secondarie dalla scienza. Funghi microscopici attaccano le popolazioni di alghe, le balene, i gamberi e i coralli; provocano erosioni cutanee su certi pesci, come le sogliole. Crostacei e molluschi soffrono infezioni da batteri e ria virus, e così le spugne. Esiste un rapporto tra questo stato di sofferenza nascosto dalla superficie del mare e gli inquinamenti dovuti ad attività umane? La domanda è rafforzata da un incidente ancor vivo nella memoria di tutti: la marea nera che dai pozzi iracheni bombardati dilagò per molto tempo nel Golfo Persico. Si temevano danni ecologici incalcolabili. Poi tutto sembrò svanire nel mistero. Forse la natura riesce ad assorbire simili colpi con le proprie forze, digerendo pian pianò il petrolio sparso a miliardi di litri? Se ne potrebbe ricavare che gli inquinamenti' chimici sono meno dannosi di quanto abbiamo creduto. In tal caso si dovrebbero cercare altre origini delle malattie dell'ecosistema marino? Scienziati e ricercatori con. verniti a Livorno per discutere gli attuali sviluppi della biologia marina danno risposte molto prudenti, rifiutando ogni generalizzazione. Lo stress «C'è un fatto certo. 1 pesci e altri organismi colpiti da inquinamento chimico subiscono uno stress. Vengono menomati; il loro comportamento e le loro reazioni non sono più quelli di prima. Ma occorrono ricerche più approfondite per stabilire se esiste un legame stretto tra Inquinamento e moltiplicazione di virus o funghi nell'ambiente marino», mi dice il prof. E. B. Gareth Jones, del Politecnico di Portsmouth, Qualcuno potrebbe pensare che la nostra esistenza non cambia granché con la moltiplicazione di funghi marini visibili soltanto al microscopio elettronico. Ecco un'informazione elementare che interessa in modo specifico le donne: certi funghi, dì origine terrestre, si moltiplicano sulle spiagge sovraffollate e dalla sabbia passano agli organi genitali femminili. Alla fine dell'estate, dice ancora il prof. Jones, i ginecologi registrano un forte aumento di malattie dovute a funghi. La contaminazione causa- ta da sostanze chimiche versate in mare può avere effetti gravi sulla salute umana, attraverso la catena alimentare. Le sogliole pescate lungo le coste californiane negli Anni Settanta erano imbottite di Ddt perché la più grande industria produttrice, la Mont Rose Chemical Company di Los Angeles, versava i suoi rifiuti in mare. Cinque anni dopo la riduzione degli scarichi morirono a Los Angeles tutti i cormorani dello zoo e i gabbiani. Avevano mangiato pesci pescati nella zona. Un esemplo pili lontano nelle conseguenze è quello dei coralli. La moria dei coralli attaccati da funghi e virus può provocare a lungo termine la distruzione delle barriere che sono fondamento dell'ecosistema nei mari tropicali. Le alterazioni del plancton provocano alti e bassi sorprendenti nella pesca atlantica. La scienza è stata messa in allarme dall'alternarsi disordinato di annate abbondanti e magrissime nella pesca del merluzzo, apartire dal 1956. A Livorno biologi italiani, inglesi, tedeschi e svedesi hanno scambiato per due giorni esperienze e informazioni sui risultati di ricerche nell'ambiente marino. Sono concordi nell'avvertire l'opinione pubblica: «Smettiamola con i giudizi sommari sullo stato di salute dell'Atlantico o del Mediterraneo, sul discorsi generici prò o contro lo sfruttamento delle risorse sottomarine. La scienza ha ancora molto da indagare; ricerche approfondite vanno compiute per singole aree. Ogni ecosistema marino ha caratteristiche proprie e reagisce in modo diverso». Esemplo classico: gli effetti della marea di petrolio riversata sulle coste della Bretagna dalla supercisterna Amoco-Cadiz. Quell'ambiente marino è riuscito' d limitare i danni e a. -guarire, con le proprie forze; sé l'incidente fosse avvenuto in un mare chiuso, privo di forti maree come l'Adriatico, il disastro sarebbe stato irreparabile. Il biologo R. B. Clark, dell'Università di Newcastle, dice: «In acque calde o temperate 11 processo di autoriparazione può avvenire nel giro di dieci anni. Se 11 ricambio è lento può richiedere diversi decenni. E' però importante sottolineare che il processo di graduale ritorno alla normalità comincia soltanto quando la fonte di inquinamento è stata eliminata. L'inquinamento chimico a carattere cronico ha un im-, patto molto più grave e causa la scomparsa definitiva di una parte della flora e della fauna». Ancora una volta il profano penserà che si può fare a meno di certi gamberi o di certi molluschi. Ma la scomparsa di alcune specie può impedire all'ambiente sottomarino di sopravvivere al petrolio che deve essere demolito da autentici laboratori viventi. «Questi laboratori non funzionano più quando l'uomo ne scompiglia il sistema di comunicazioni Interne, die sono in gran parte di natura chimica, immettendo nell'ecosistema marino sostanze non esistenti in natura, cioè quelle di sintesi. Alghe, plancton, pesci, crostacei non riescono ad intendersi fra loro», mi dice il direttore del Centro interuniversitario di biologia marina, Francesco anelli. Ricerca Da lui ricevo uno sfogo ripetuto da tanti studiosi italiani ma ancora più drammatico nel caso della biologia marina: povertà di finanziamento e di attrezzature. Quando un biologo svedese e uno inglese hanno chiesto di conoscere i risultati di ricerche sui pesci e sui microrganismi che vivono nelle carcasse di automobili affondate a scopo sperimentale, mi è sembrato di capire che i nostri biologi non abbiano gli strumenti né i mezzi per ricerche cosi sofisticate. Dice il direttore del Centro universitario: «Per la ricerca pura e per quella applicata gli stanziamenti sono irrisori. La biologia marina è praticamente ignorata nella distribuzione dei fondi II programma finalizzato del Consiglio Nazionale delle Ricerche è chiuso. Non abbiamo una nave oceanografica moderna. La Baliock. un residuo bellico americano, andrà presto in disarmo e la vec¬ chia Marsill non funziona più. I francesi hanno ben cinque navi oceanografiche». Per coordinare la ricerca e lo scambio di informazioni scientifiche il Comune di Livorno interviene con i propri mezzi, finanziando intanto il restauro dell'edificio in cui ha sede il Centro interuniversitario di biologia marina, unico in Italia per il suo carattere interdisciplinare, e per le sue aperture verso l'estero. Il Centro livornese finanzia questi utilissimi incontri tra biologi di diversi Paesi;, gemellato con l'Università di Francoforte e con quella di Orléans, promuove ricerche e sperimentazioni, organizza corsi per studenti, programma attività divulgative. «La biologia marina è una scienza emergente, di impor- tanza primaria anche sul piano economico. Ci troviamo ancora una volta In coda ai Paesi avanzati, anche se qualche primo passo verso una politica di valorizzazione delle risorse biologiche è stato compiuto», mi dice il prof. Giuseppe Cognetti, ordinario di biologia marina all'Università di Pisa. Cita due esempi positivi: la Legge n. 41 del 17 febbraio 1982 per lo sviluppo della pesca marittima, la Legge 979 del 31 dicembre 1982 per la difesa del mare. La prima dovrebbe condurre alla creazione di riserve per il riposo biologico e per il ripopolamento ittico. Importiamo pesci, crostacei, molluschi, mentre potremmo produrne in abbondanza. .La Legge 979 prevede l'Istituzione di venti riserve marine. Una è quella delle secche della Meioria, che assume l'importanza di un'area di sperimentazione, di controllo degli inquinamenti, anche di educazione ecologica», dice Cognetti. Studiosi come lui, sostenuti da una passione autentica, hanno tra i molti compiti anche quello di informare e divulgare, perché gli italiani si liberino dalla vecchia crosta di indifferenza per le scienze e le facciano entrare nella vita della comunità non soltanto pensando ai possibili benefici economici. La biologia marina può farci pescare più pesci, magari di qualità migliore, ma può anche farci vivere un rapporto più civile col misterioso mondo sommerso che finora abbiamo considerato soltanto fonte di spettacolo. Mario Fazio o l o i E e i e Naufragio della petroliera Amoco-Cadiz, 1978: la marea nera sulla costa settentrionale francese

Persone citate: Cognetti, Francesco Anelli, Gareth Jones, Giuseppe Cognetti, Jones, Mario Fazio, Mont Rose

Luoghi citati: Comune Di Livorno, Francoforte, Italia, Livorno, Los Angeles