Andreotti: meno fame con il disarmo di Tito Sansa

Andreotti: meno fame con il disarmo Rappresentanti di 57 Paesi a Roma alla «Terza giornata mondiale dell'alimentazione» Andreotti: meno fame con il disarmo ROMA—Il fallimento della comunità internazionale nei suoi sforzi per debellare la fa■;;me nel mondo è stato denun.'-ciato ieri dal primo ministro "• svedese Olof Palme e dal ministro degli Esteri italiano ■ Giulio Andreotti, oratoriprincipalt alla «Terza giornata mondiale dell'alimentazione», celebrata alla Fao in occasio-, •""ne del trentottesimo anniversario della organizzazione. —Pur ammettendo che «molti progressi si sono potuti realizzare»,; Andreotti Ita detto I che essi sono stati «sporadici e ... parziali» e che «la fame, la ■ -malnutrizione, la povertà, l'e" " marginatone sociale restano " problemi Irrisolti in quasi tutti i Paesi del Terzo Mondo»: <•• «Riteniamo intollerabile il —persistere del fenomeno che " mortifica la dignità umana e "'"offende le coscienze civili — -via detto il ministro degli Esteri. — Slamo di fronte a un dovere che la comunità internazionale non ha saputo o voluv to assolvere, pur avendone A potenzialmente 1 mezzi intellettuali, scientifici, tecnici e anche finanziari». Secondo Andreotti, il quale ha ricordato il crescente contributo dell'Italia ai Paesi bisognosi (ma non Ita citato risultati concreti), la lotta contro la fame e la povertà deve venire condotta parallelamente con la lotta per il disarmo, «la Comunità europea non può rimanere estranea, deve adottare un plano più efficiente per la trasformazione di risorse Ini eccedenza altrimenti destinate alla distruzione». Andreotti ha messo in evidenza «con preoccupazione» la situazione contraddittoria che, mentre da un lato «si è preso coscienza della necessità di rivedere le nostre politiche di aiuto, dall'altro prevale un atteggiamento a dir poco reticente nel fornire mezzi adeguati di Intervento alle organizzazioni Internazionali Impegnate nella lotta al sottosviluppo». E ha ricordato che già dieci anni fa, qui a Ro-\ ma, alla Conferenza mondiale dell'alimentazione, ci si era impegnati a parole a eliminare «definitivamente» la fame e la malnutrizione. Ma che cosa è stato fatto? . Poco, lo ha ammesso anche il direttore.generale della Fao, Edouard Saouma, ricordando che le spese militari dei Paesi membri delle Nazioni Unite ammontano a 700 miliardi di dollari l'anno, 30 volte tutti gli aiuti al Terzo Mondo (il quale da solo spende 115 miliardi di dollari in armamenti). Mettendo al bando la retorica e le ideologie, Saouma ha detto che la giornata dell'alimentazione «ci fa bollire di giusta indignazione di fronte a tante sofferenze inutili». E si è appellato alle coscienze, all'esame dei mezzi da canalizzare per azioni concrete. Alle coscienze dei politici si è rivolto anche Olof Palme, così come l'anno scorso aveva fatto Indirà Gandhi e due anni fa Willy Brandt, proponendo, se non altro, di «giungere alla ferma determinazione di entrare In azione per cambiare la situazione». Da buon socialista, Palme ha criticato la «magia del mercato» e l protezionismi che hanno portato a terribili squilibri (con gente che ha troppo e gente che non ha nulla) invitando a una riduzione degli armamenti per dare spazio allo sviluppo. Secondo il primo ministro svedese, non si. tratta dì varare «grandi programmi», ma di fare una politica pragmatica dei «piccoli passi», a lunga scadenza. «Le parole e gli slogans, anche se ben formulati — ha concluso Palme, critico verso la celebrazione stessa alla quale era stato invitato—non solleveranno 11 mondo dalla fame. Essi non possono nutrire un bambino moribondo. Ciò che possiamo è dobbiamo fare è un lavoro pratico». L'occasione sarà offerta domani, quando i rappresentanti di 35 Paesi donatori e di 22 Paesi che soffrono la fame discuteranno insieme la situazione. Per la prima volta da quando esiste la Fao (evidentemente sotto la spinta delle critiche e dell'interesse dell'opinione pubblica) la riunione non sarà a porte chiuse, vi saranno ammessi i giornalisti. Tito Sansa

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