Anche i separatisti della Bretagna rompono la «tregua» con Mitterrand di Emanuele Novazio
Anche i separatisti della Bretagna rompono la «tregua» con Mitterrand L'Flb rivendica l'attentato contro il palazzo dì Giustizia di Rennes Anche i separatisti della Bretagna rompono la «tregua» con Mitterrand PARIGI — Combattuto con successo In Corsica, dove negli ultimi due giorni sono stati arrestati tre «combattenti» e scoperto un enorme deposito d'armi, il terrorismo separatista ricompare in Bretagna? Ieri il Fronte di liberazione bretone (Flb) ha rivendicato l'attentato compiuto sabato contro il Palazzo di giustizia di Rennes, in costruzione. Danni limitati, nessun ferito, ma grande perizia nella fabbricazione dell'ordigno. Il giorno precedente un militante separatista, Jean-Pierre le Mat, era stato condannato a otto anni per detenzione d'armi. L'attentato di Rennes è una risposta alla «sfida» dei giudici? La polizia è cauta. Dal 1979 non si sentiva più parlare di questo movimento: la sua ultima azione, dopo l'attentato — spettacolare — al castello di Versailles, era avvenuta nel maggio di quell'anno, contro la casa di un alto funzionarlo della gendarmeria di Rennes. Pochi giorni dopo, la polizia aveva però arrestato una ventina di militanti; tra loro, alcuni nomi «storici». Poi, silenzio. Il Pronte, decimato, ha avuto il tempo, e 1 mezzi, per riorganizzarsi? «Impossibile rispondere-, dicono alla polizia. Ma nessuno si nasconde che, dopo le grandi speranze suscitate dall'arrivo della sinistra ai potere, tanti bretoni si sentono delusi. Il comunicato diffuso Ieri sfrutta questo tema: «La nostra organizzazione ha deciso di riprendere la lotta. Due anni dopo il cambiamento di governo, le aspirazioni minime del nostro popolo non hanno ricevuto alcu- na risposta dai nuovi dirigenti dello Stato francese-. La collera bretone torna a montare? Quasi tutti legati o vicini alla sinistra, movimenti e parliti della regione hanno conosciuto un breve periodo di euforia, dopo la vittoria di Mitterrand. I socialisti avevano promesso una decentralizzazione radicale. Il presidente in persona aveva parlato della necessità e dell'urgenza di uno «statuto delle lingue e delle culture di Francia che riconosca loro un'esistenza reale-. E il ministro Jack Lang aveva lasciato sperare in riforme fondamentali. Ma le misure prese, con sollecitudine, dal nuovo governo (scioglimento dei tribunali permanenti delle forze armate e della Corte di sicurezza dello Stato, liberazione dei prigionieri politici, creazione di un corso di laurea in bretone) sono parse Insufficienti a molti militanti, che si aspettavano una maggiore autonomia. Presto, inoltre, sono tornate le accuse di «colonizzazione economica-, che hanno facile presa anche su ceti medi e operai. La metà dei salariati. ci si è affrettati a ricordare, sono «sotto controllo esterno-; I migliori cervelli «sono costretti a lasciare una terra in cui non trovano lavoro-. La metà del risparmio «prende la via di Parigi-, Invece di essere reinvestito sul posto. Delusione diffusa, ma reazioni diverse. Caute e sfumate quelle dell'Unione democratica bretone (che ieri ha condannato l'esplosione di Rennes). Dure, rabbiose alle volte, quelle di tante associazioni culturali e gruppi politici. «A Parigi hanno vinto i giacobini — dichiarava 11 portavoce di uno di questi all'indomani delle decisioni del governo socialista —. Il movimento bretone risponderà con il nazionalismo-. Ora, dopo la rivendicazione dell'Plb, ci si ricorda di quanto aveva promesso un anonimo «autonomista-, tre mesi fa: «Arriveranno molto lontano. La violenza del Fronte, finora, è stata sentimentale. Nascerà un'ala clandestina del movimento indipendentista. Anche qui, come nel Paese basco. O in Irlanda-. Emanuele Novazio
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