«I sandinisti, 4 anni di tradimenti» di Ennio Caretto

«I sandinisti, 4 anni di tradimenti» Intervista con Alfonso Robelo, protagonista della rivoluzione passato alla guerriglia con Eden Pastora «I sandinisti, 4 anni di tradimenti» «Sandino fu un nazionalista che negli Anni Venti rifiutò di entrare nel Comintern; all'inizio non capimmo che sotto la maschera di Sandino i "nove comandanti" nascondevano il marxismo leninismo» - «Cuba ha finto di avviare un dialogo con noi per spaccarci, poi ha mandato sicari baschi per ucciderci» - «Managua è base dell'Età, dell'Ira, deli'Olp, dei montoneros, dei tupamaros, della Baader Meinhof e anche delle Br» «L'Europa, accecata dall'antiamericanismo e dal desiderio di distensione, non capisce che qui si combatte una battaglia decisiva contro l'Urss» DAL NOSTRO INVIATO '.ò . SA^ JOSE' — L'intervista '-è drammatica, e traccia un ritratto sconvolgente del sancì 1nismo. Svela retroscena inso. spettati della rivoluzione con•>•* tro Somoza e del suo tradimento da parte dei nove «covi" mandatiti» che ora governarono a Managua. Denuncia duramente la condòtta dell'Eu.jvi.ropa e dell'Internazionale Socialista nel confronti del Centro America. Soprattutto, illustra 1. piani di sovversione del Nicaràgua, «satellite di un satèllite dell'Urss-, cioè di Ou.. . ba.,' e le manovre castriate per /.«.proteggerlo. Da quésta intervista, i sanguemisti escono non come gli ^■eroici ribelli della propaganda 4-Mei partiti comunisti, ma co*..me un braccio sovietico teso "ad impadronirsi del Messico,' .. il gigante addormentato del Duemila, Come Oheddafi a Tripoli, cosi essi hanno tra" ' sformato Managua in un covo del terrorismo internazionale: ospitano YEta basca, 17ra irlandese, i Montoneros ar- '■-genttni, i Tupamaros uruguayani, la fazione armata dell'Olp; hanno legami perfino con le Br e la Baader Me inhof, e se ne servono per gli assassini i p ol i ti ci. il terrorismo e ■' la destabilizzazione, anche al di fuori dell'area centroame* ricana. 've- Ohi ci dice queste cose è un ?^uomo al di sópra di ogni so-• spetto, 11 socialista Alfonso «•Robelo, uno dei promotori della rivoluzione antisomozista del '79, oggi responsabile '-"•politico dell'Arde, l'Alleanza '■'•di Eden Pastora, l'ex «comandante Zero». Membro della prima Giunta sandinista, Ro belo si dimise e scelse l'esilio ,„ quando vide che essa imponeva con le armi il dogma di Marx e Lenin in Nicaragua. Se a Managua cadessero i no. ve «comandanti», egli diverrebbe senza dubbio il capo di un governo transitorio di eoa lizione nazionale. - Lo incontriamo a San José '."in Costa Rica in un piovoso ... pomeriggio. E' giovane, la barba corta e nera, ha 1 tratti - del leader carismatico. Dalla " "sua testimonianza emerge un'immagine del Nicaragua simile a quella del Vietnam ii> del Nord in Indocina 10-15 anni fa, una" potenza militare destinata a divenire una spi- na nel fianco dell'Occidente, e centro di gravi crisi internazionali. «Occorre precisare alcune cose —dice Robelo —. Il sandlnismo innanzi tutto. Sandino fu un nazionalista, invano il Comintern, l'internazionale comunista, cercò di cooptarlo alla fine degli Anni Venti, ir.ibìo degli Anni Trenta. Fallì e fini per. isolarlo e chiamarlotraditore. La lotta contro Somoza, nel '78 e 79, ci rese ciechi, facendoci scordare questo antefatto. Non ci rendemmo conto che i nove "comandanti", i fratelli Ortega, Barge e tutti gli altri, nascondevano sotto la maschera di Sandino il marxismo-leninismo. Mentre noi svolgevamo opera di proselitismo politico, mentre gli imprenditori e i sindacati paralizzavano di comune accordo l'economia con sabotaggi e scioperi, mentre la gente del popolo moriva combattendo, essi accumulavano armi e creavano strutture di potere. Capimmo lo sbaglio subito dopo la caduta di Somoza, quando vedemmo che il controllo delle fonte armate, dei giornali, delle radio e delle tv, delle banche e delle altre istituzioni nazionalizzate veniva assunto non dallo Stato, ma. dal partito sandinista-. Il leader dell'Arde continua: «/Voi non siamo contras, controrivoluzionari; non abbiamo nulla a che vedere con gli altri ribelli. Siamo passati alla guerriglia perché Managua ha respinto tutti i nostri tentativi negoziali per il recupero dei valori democratici, della rivoluzione in Nicara-; gua. A bbiamo toccato con mano di essere di fronte ad una dittatura peggiore di quella somozista.. La nostra prima offensiva risale al primo maggio scorso, con 380 rifugiati. Adesso abbiamo oltre 3500 combattenti, tutti volontari nicaraguensi, e continuiamo ad aumentare. Occupiamo 90 chilometri del Rio San Juan, una fetta della costa atlantica, grazie agli indios MisMtos, nostri alleati, in tutto un'area più grande dell'Isola di arenatia. Se ci alleassimo al contras di Calerò Portocallero, che operano nell'Honduras, forse potremmo sconfiggere i sandinisti entro'pochi mesi. Ma nonio faremo finché Calerò, che è un democratico autentico, contrariamente a quanto si dice in Europa, non si sarà liberato degli ex uffi-. ciati della Guardia Nacional di Sontosa. Non possiamo perdere la nostra legittimità-, Robelo afferma che «oggi i nove "comandanti", hanno paura. Cuba ha tentato di avviare un dialogo con voi. Tramite il comunista costaricano Mora, ha invitato prima all'Avana e poi a Panama uno dei nostri leader, Coronel, che luiincontrato due alti funzionari castristi, Pinelros e Avreu, ca¬ pi rispettivamente dell'ufficio latinoamericano e di quello centroamericano. Non ne è venuto fuori nulla: secondo me, è stato un tentativo di spaccare in due i nostri gruppi. In questo frattempo i sandinisti hanno cercato di indebolirci, mandando terroristi dell'Eia basca qui a San José per assassinare me e Pastora. Fortunatamente sono stati scoperti in tempo-. Gli chiediamo che tipo di legami abbia Managua con il terrorismo Internazionale. «E' il suo alto comando-, risponde. «Età, Ira, Olp, M-19 della Colombia, Montoneros, Tupamaros (furono loro ad eliminare Somoza in Paraguay nell'80), le vostre Brigate Rosse, la Baader Meinhof: ci sono tutti. Da questo punto di vista Managua forma un asse con Tripoli, ed è la ragione della presenza segreta di Israele in Centro America, presenza per ora secondaria: in questa regione si stanno travasando i problemi mediorientali-. Obiettiamo al compagno di Pastora che 1 sovietici, l cubani e 1 sandinisti non potevano aver programmato tutto questo prima della rivolta. «Nei particolari no, ma come disegno generale sì. L'Vrss mira al Centro America, e pili precisamente al Messico, fin dall'epoca del Comintern. Il Messico ha immense risorse naturali, oltre 3300 chilometri di confine con gli Stati Uniti, fornisce la più alta percentuale di immigrati alla superpotenza. Se diventasse comunista, Washington si troverebbe in grave pericolo. E' quello che i sandinisti chiamano "il piano dei Caraibi". Il governo messicano ne è al corrente e cerca di assicurarsi l'immunità fornendo gratis al Nicaragua il suo petrolio, l'ossigeno die lo tiene in vita, e prendendone le parti nel gruppo di Contado ra, che fa da mediatore nella crisi regionale. Pur di non esporsi a pericoli, è pronto ad appoggiare il marxismo-leninismo a Managua. Ma i nove "comandanti" stanno gii adoprandosi per la destabilizza eione qui in Còsta Rica e in Honduras, dopo aver alimentato la guerriglia nel Salvador-. Insistiamo: questa è l'analisi del presidente Reagan, non condivisa dall'Europa. «Io e Pastora non siamo al servizio della da — ribatte brusco Robelo —. Dico queste cose perché le ho vissute e le vivo in prima persona. L'Europa è accecata da un certo antiamericanismo e da un disperato desiderio di distensione con l'Urss. Non si rende conto che qui si combatte una delle battaglie decisive contro l'espansionismo sovietico, e che, a differenza di quella del Vietnam o dell'Afghanistan, questa può essere vinta. £' strap panda il Nicaragua alla morsa del falso sandlnismo, di Cuba e dell'Urss che si consolida la pace e si rtequilibranó le forze internazionali, non viceversa-. SI interrompe, batte il pugno sul tavolo. «Posso capare dice — che l'Internazionale socialista si sia lasciata trarre in inganno all'inizio: è capitato anche a noi. Ma non che abbia continuato ad appoggiare i sandinisti dòpo due o tre anni. Per fortuna il suo atteggiamento sta cambiando. Dai contatti che ho preso con i leader europei al potere in molti Paesi, tra i quali l'Italia, e all'opposizione in altri, mi sembra di poter dedurre che i sandinisti potrebbero presto trovarsi sottoposti a forti pressioni per un cambiamento democratico-. L'appello del capo dell'Arde all'Internazionale socialista è preciso: «I miei contatti con l'Europa — afferma — risalgono a un anno e mezzo fa. Mi recai per primo dall'allora cancelliere austriaco Bruno Kreisky, il quale ammise che era stato un errore appoggiare i sandinisti. Poi vidi Willy Brandt, Bettino Craxi, Pietro Longo, il portoghese Soares. E' importante che essi ci aiutino. Soprattutto è importante che si muovano uomini come Felipe Gonzàlez, il quale ha una grande influenza in Centro America grazie al rapporto speciale esistente tra l'istmo e là Spagna, e come il presidente Mitterrand, che è stato forse U pili filosandinista. Ma non basta che essi scrivano a Managua, come hanno fatto, richiamandola al rispetto della democrazia. Devono adoperarsi concretamente per rafforzare la nostra posizione e assumersi le responsabilità che comporta uno sforzo congiunto per la pace. Non è facile per nessun governo e nessuno statista ricredersi e invertire la rotta. Ma in Nicaragua, ripeto, si sta giocando una parttta determinante per il mondo intero,,. Sarà probabilmente 11 dissenso interno conclude RobeIo, a sconfiggere i nove comandanti: «La ribellione contro il regime poliziesco sta per divampare, la gente che viene a combattere per noi è la stessa che nel 79 combatté contro Somoza: operai e contadini, giovani e intellettuali-. Ennio Caretto