«Ho visto morire gli italiani a Kirsanov»
«Ho visto morire gli italiani a Kirsanov» La testimonianza di un fante che nel 1945 fu ricoverato nell'ospedale russo «Ho visto morire gli italiani a Kirsanov» DOMODOSSOLA — .All'ospedale di Kirsanov c'ero anch'Io, dice Aldo Moretti di Domodossola, sessantanni' appena compiuti, che gestisce un negozio di calzature in piazza Mercato, nel centro storico della cittàLa recente rivelazione delle autorità sovietiche sull'esistenza di un cimitero militare italiano a Kirsanov ha riaperto di colpo una drammatica pagina della tragedia vissuta dal nostri soldati 40 anni fa. Fra quel militari c'era anche il fante ossolano Moretti, arruolato a 19 anni nel 291° fanterìa e mandato in Jugoslavia col suo reggimento. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 anche i soldati del 291°, vittime dello sbandamento generale, finirono sotto 11 controllo del partigiani di Tito che 11 guidarono in una estenuante marcia da Zara a Fiume, dove avrebbero dovuto imbarcarsi per l'Italia. «Afa un mattino al risveglio ci trovammo circondati dal tedeschi che avuta ragione della scorta partigiana et fece-, •ro prigionieri — ricorda Moretti — e con una tradotta ci deportarono a Minsk nella Russia Bianca». Nel maggio 1944 l'esercito sovietico avanza, i nazisti sfollano 11 lager di Minsk e con una allucinante marcia nella steppa i prigionieri italiani raggiungono la Polonia. Ma per la Germania è iniziato il conto alla rovescia: pochi giorni dopo 1 nostri soldati vengono liberati dal partigiani polacchi che cedono però 11 controllo alle truppe russe che nel frattempo occupano 11 territorio. Una nuova terribile delusione attende gli italiani: i liberatori sovietici li imprigionano a loro volta e con una tradotta (erano circa 12.000) li riportano a Minsk, poi a Tambov. .Le condizioni di vita si fanno subito precarie—ricorda Moretti —perla scarsità di cibo e di acqua e per la mancanza del servizi essenziali. Le baracche erano addirittura sottoterra; nel mio settore eravamo ISSO, nel giro di pochi mesi la metà sono morti ». Anche Moretti si ammala e nella primavera del '45 è all'o- spedale di Kirsanov dove assiste giorno per giorno all'agonia di commilitoni che muoiono. Riesce a cavarsela e. viene rimpatriato nel novembre 1945. ' .11 periodo di Kirsanov è stato terribile—dice —, di ttallanl siamo sopravvissuti solo in una ventina, gli altri sono tri mas ti tapoiù. / cadaveri venivano spogliati e portati a seppellire su un carretto. Oggi sappiamo qualche nome perché all'ospedale eravamo registrali con le nostre generalità e non col numeri come nel campi di concentramento. Ricordo alcuni compagni ■ di sventura che non ho pia rivisto; Vittorio Santoro, via Pasqulrolo, Milano; Dino Palmerano, via Cara, Firenze; Umberto Pignoli via Altacomba, Roma; Martino Abbatlsta, vta Vozza, Rudo dt Puglia; Battista Manfredi, via Putignanl, Monteroni dt Lecce.. b, o.
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