I supermarescialli del Politburo

I supermarescialli del Politburo E' VERO CHE L'ARMATA ROSSA HA VINTO LA SCALATA AL POTERE? I supermarescialli del Politburo Non sono i generali a rèndere contraddittoria la linea Andropov, cercando di danneggiarla e provocando tensioni internazionali - Essi ubbidiscono a un partito dominante, che è un'enorme organizzazione a carattere militare - La potente macchina bellica fa parte di una macchina politica ancora più potente - Ecco la storia, le cifre, i retroscena di un «comunismo di guerra» Ogni qual volta la cremlinologia si trova disannata, non riuscendo a interpretare una mossa del governo sovietico, cerca rifugio nel fattore militare. L'esercito sovietico rimane.un soggetto misterioso die di tanto in tanto viene introdotto nel giochi del potere: una volta soppianta il partito, un'altra è da esso soggiogato, una volta è dalla parte del conservatori, un'altra da quella dei riformisti. Ventanni fa, mi ricordo, a una solenne accademia del Cremlino, Krusciov ci lasciò tutti di stucco presentandosi in alta uniforme di generale d'armata. Dovemmo indagare per giorni sul significato di questa performance fcrusciovfona. Eravamo fra il muro di Berlino e i missili'di Cuba, quindi tutte le intentrelazioni erano valide, sia die i generali dettavano le decisioni al Politburo sia die le decisioni militari erano dettate dal Politburo. Non si approdò ad una soluzione dell'enigma come pure non si è mai stabilito il ruolo del militari nella caduta del generale Krusciov. Con l'avvento di Andropov si è creata una scuola cremllnologa la quale, sulle analisi di Conquest e di Tatù, sostiene che i marescialli abbiano portato a termine la loro scalata al potere. A favore di questa tisi parla il fatto die l'Urss si trova militarmente sempre più esposta e impegnata usando più armi che diplomazia nella politica internazionale. Però occorrerebbe provare andie che ciò sia avvenutojter imposizione dei marescialli contro il parere dei politici. Si tratterebbe, nel meccanismo del potere sovietico, di un vero e proprio colpo militare bianco, del quale finora non si vede traccia alcuna. L'esercito mantiene ai vertici del superstato e nelle sue 1Strutture piramidali ie posi'-' Y^Mpni'che gli sono' state" da' ■^èempre.assegnaie. Fra i mini-, riétri della Èilfefà, da Trotski a Frunze, Voroscilov, Zhukov, Malinovskl, Grechko e Vstinov, solo due sono stati cooptati nel Politbùrodei partito in quanto generali rappresentanti dell'Armata rossa (Zhukov e Grechko); tutti gli altri, i primi tre e l'ultimo, sono stati alti dirigenti del partito delegati nell'esercito per controllarlo, comandandolo. L'attuale ministro della Difesa, Usttnov, è stato addirittura elevato al grado di generale per diventare poi maresciallo appena dopo, la nomina a capo della Forze Armate. Mai queste imposizioni della direzione del partito ai comandi militari avevano provocato resistenze o risentimenti. Anche gli atti più traumatici compiuti dal Cremlino contro le sfere militari sono passali senza ribellioni. Stalin aveva decapitato tutto lo stato maggiore (compreso il suo capo, maresciallo Tuhacevskl, e il commissario politico generale Jaktr) senza provocare altri turbamenti e danni al di fuori del dissesto dell'Armata alla vigilia della invasione tedesca. Krusciov aveva deposto lidolo dell'esercito e dalla nazione, il conquistatore di Berlino, maresciallo Zhukov, dopo averlo elevato, anche ai massimi ranghi del partito, con una decisione brusca e a sorpresa (mentre il ministro della Difesa stava in visita in Jugoslavia), senza alcuna protesta dei generali i quali, caduto il ministro, rimasero tutti ubbidienti ai loro posti. Il fenomeno non si spiega con il fatto che Stalin di volta in volta vestiva l'uniforme del generalissimo e Krusciov quella di generale. Il potere del Politburo sull'esercito sta ticll 'organizzazione del partito, che impregna capillarmente tutto l'organismo militare. Ogni comando ha il suo alter ego nel comitato del pcus, le decisioni militari sono verificate dalle decisioni del partito, la disciplina militare si integra alla disciplina del partito, la jtreparazione tecnica si basa sull'indottrinamento ideologico. Si studia Lenin prima di Kutuzov per non dare un interpretazione deviatile alla dottrina militare. DI regola si diventa ufficiale in base alla tessera e alla verifica ideologica del partito, non si entra nel partito in quanto ufficiali. I commissari politici sono stati aboliti durante la guerra (per rassicurare gli alleati e per dare un carattere più tradizionalmente nazionale all'esercito in ritirata) però tutti gli ufficiali sono ora abbligati a frequentare i corsi J, di marxismo: a tutti i livelli di comando, gli ufficiati operativi sono affiancati da ufficiali politici usciti da alte scuole di partito. L'ufficio quadri, die -determina la carriera di ogni militare, è nelle mani del partito. Sul piano della disciplina, un ufficiale risponde prima all'organizzazione-politica che aquellamùtiare. In un simile quadro, l'esercito con i suoi comandanti, malgrado le glorie e le guerre •vittoriose, noh^é diventato,, mai uii,cojrpQtsèpàr'atóAI. supj, privilegi materiali (stipendi,^ case,1 «magazzini speciali») non hanno comportato mai i privilegi pq]itlcl o di potere. I rappresentatiti dell'Armata hanno avuto sempre il loro posto fra gli eletti al comitato centrale del pcus, ma la loro quota era proporzionalmente al di sotto dell'imponenza dell'esercito e minore di regola ai livelli di rappresentanza degli altri raggruppamenti sociali e gruppi di potere, come la burocrazia del partito, la burocrazia dello Stato o i dirigenti dell'economia. Curiose e indicative le cifre sui militari eletti nei massimi organi del partilo. Dagli ultimi anni di Stalin fino a oggi, dal 1952 al 1983, in sette Congressi sono stati eletti in tutto 565 membri del comitato centrale, di questi solo 40 era¬ noS no militari. Sotto Stalin, del 125 facenti parte del massimo organo, 10 erano in uniforme. Sotto Krusciov in un comitato centrale composto di 175 dirigenti, 16 erano ufficiali. Nell'attuale comitato centrale, eletto sotto Breznev e ritoccato da Andropov, fra 319 membri solo 19 provengono dall'Armata rossa. Con Stalin La voce-in capitala dei nàlitari stè matUètttctn>seìhpre agli stessi livelli, bassa con Stalin, aumentata di .poco con Krusciov (grazie all'appoggio datogli nel contrasto con il gruppo Molotov e nella campagna delta destalinizzazione) e diminuita ancora con Breznev e Andropov, proprio quando sul piano militare e strategico l'Urss stava imboccando la via del confronto e dell'espansione. Si deve dedurre che il Politburo ispira e indirizza la politica militare e che non sono i militari a imporre al Politburo una condotta militaresca. Ustinov, che ha percorso tutta la carriera nei ranghi del partito, non sembra aver problemi nel tenere l'esercito sulla linea politica del Politburo. La ragnatela dell'organizzazione del pcus nell'esercito è controllata saldamente ormai da vent'anni . da Episcev, da sempre funzionario del partito, per un periodo anche ambasciatore, conformazione politica e non militare, diventato generale appena quando fu destinato a capo dell'ufficio politico dell'Armata, il che non gli ha impedito di essere considerato ormai il numero due nella gerarchia militare, al di sopra del marescialli per autorità e per carisma. Episcev spiega così l'ascen. don te della direzione politica sui militari: -Nell'organizzazione militare Lenin ha affidato un ruolo decisivo alla direzione esercitata dal partito comunista». £ il Politburo rassicura a sua volta i militari con la seguente formula espressa da Breznev: «Rafforzare il potere sovietico significa rafforzare anche l'Armata sovietica». Da quando gli ideologi hanno decretato che il capitalismo si trova in stato di agonia e quindi va aiutato a morire con continue pressioni e da quando il complesso della fortezza assediata è sboccato nella tendenza a spostare le frontiere delia sicurezza dell'Vrss sempre più lontano dal centro, i militari hanno ripreso quota nella gerarchia. Senza tuttavia diventare un gruppo dominante. C'è un malinteso anche fra i cremlinologl quando valutano l'ascesa del marescialli nella graduatoria del potere sovietico, in base all'aumento o al calo delle spese militari nel bilancio dell'Urss. Si scopre oggi che il bilancio militare scende nel bilancio statale da Sai per cento, secondo gli ultimi dati della da, nel momento In cut la voce in capitolo dei militari, data la crisi mondiale, dovrebbe essere tutt'altro che in discesa. Il primo malinteso sta nel fatto che le cifre militati sovietiche sono sempre truccate: non si capisce come con un bilancio inferiore a quello della Germania Federale o della Jugoslavia si potrebbero tenere In piedi più di quattro milioni e mezzo di soldati ad armamento tradizionale, anche scartando t missili e gli ordigni atomici. Il secondo malinteso sta nel fatto che tutta l'industria di guerra sofisticata — missili, ricerche atomiche e tecnologiche, elettronica, conquista dello spazio (fabbriche e istituti «chiusi', separati dal ciclo economico e commerciale, quindi in netta e continua perdita) — grava su altre voci del bilancio, dall'industria pesante, cantieristica, aeronautica alle ricerche scientifiche, benché in gran parte costituiscano spese militari vere e proprie. ! Ciò non toglie che proprio oggi i marescialli possano essere annoverati fra quanti vogliono creare spazi per le attività produttive «comuni«, sperando di rinvigorire cosi le basi della stessa potenza bellica. Ai generali, che sono in prevalenza anche ingegneri, deve risultare chiaro die l'Urss non potrà sostenere a lungo un confronto che vede gli Usa produrre il 24 per cento del totale del reddito mondiale, mentre l'Urss rimane a stento attorno al 10per cento, spendendo allo stesso tempo , per 1(l difesa il16 per cento del reddito'no.ztonale'iCorÌtTO il62 degli Stati Uniti. Riformisti e conservatori allo stesso tempo, l generali cercano un respiro Internazionale, convinti però che sia più agevole strapparlo all'Occidente dando prove di ' forza e durezza anziché di cedimento. Sono contraddizioni proprie alla condizione generale dell'Urss e non riducibili al solo contrasto tra falchi e colombe o tra militari e politici. Se la linea di Andropov appare contraddittoria a sua volta, non è di certo a causa del militari che cercano di danneggiarlo con atti Insulsi o di impedirgli le riforme provocando tensioni internazionali. Offensive Per quanto possa sembrare inspiegabile che in un superstato cosi autoritario e in continua espansione l militari non abbiano posto una loro ipoteca sul potere, una spiegazione c'è ed è molto semplice: i militari non si impossessano del potere perché il par-, tuo dominante non è altro che un'enorme organizzazione a carattere militare. Non solo per la rigida struttura gerarchica e la disciplina soldatesca. Lo è anche perché non ha mai tentato, oppure non è riuscito a portare il Paese e il sistema sovietico fuori dalla condizione di «comunismo di guerra«. La politica del Cremlino si esaurisce in continue offensive: la battaglia del grano, la battaglia dell'acciaio, la conquista delle terre, la battaglia dell'industrializzazione, la battaglia del gasdotti, la battaglia per l'uomo nuovo si aggiungono, alle battaglie senza soste contro i nemici interni ed esterni. Il potente esercito militare fa parte semplicemente di un esercito politico ancora più potente. E ai marescialli dell'Armata non rimane che sottomettersi, invece di scalzarli, ai supcnnarescialli del Politburo. ";*Frane Barbieri Mosca. Il cambio dulia guardi;! sulla Piazza Rossa; sullo sfondo, la cattedrale di San Basilio