Il club del mistero

Il club del mistero Il club del mistero ..GIANNI VATTIMO La P2 riserva continue sorprese; non solo, infatti, vengono fuori periodicamente nuovi nessi che la legano a questo o quell'affare losco, a complotti politici, a fatti di mafia o di terrorismo interno e internazionale. Anche sul piano della conoscenza e comprensione dei meccanismi che reggono la nostra vita sociale, indipendentemente da fatti ed episodi specifici, essa ha ancora mólto da insegnarci. Per esempio: sta diventando, di attualità, anche al di fuori del dibattito italiano legato alle vicende di Gel li, la questione dell'importanza crescente che le associazioni segrete, tipo massoneria e affini, vanno acquistando nel determinare la politica dei Paesi occidentali, proprio quelli, cioè, nei quali il carattere pubblico dei processi decisionali sembra.garantito da meccanismi di una trasparenza che non ha precedenti nella storia. Secondo recenti studi usciti in Francia il caso P2 non sarebbe caratteristico dell'Italia, cioè di un Paese in cui i fenomeni mafiósi hanno radice nella storica debolezza dell'istituzioni statali.La presenza e il peso delie società segrete, invece, sembra un fatto generale legato più-organicamente, e paradossalmente, alla stessa trasparenza delle istituzioni democratiche dei Paesi occidentali.. In questi Paesi, dove non solo parlamenti e governi sono eletti dal. popolo, ma esiste anche un sistema di mass media che garantisce una pubblicizzazione quasi illimitata di tutto ciò che concerne le grandi e piccole decisioni sulla vita associata, la stessa generalizzazione della comunicazione tende a produrre una controtcndenza. Sul piano delle decisioni politiche, del potere economico, ecc. questa controtcndenza si esprime nel moltiplicarsi di gruppi, consorterie mafiose, massonerie di vario tipo, che talvolta, almeno nei casi migliori, possono funzionare come modi più rigorosi di seleziohare le élìtes di potere (per esempio attraverso meccanismi di cooptazione che sfuggono alle logiche della lottizzazione politica). Su un altro piano, che sembra offensivo accostare alla P2, questa controtcndenza si manifesta nel mito del samizdat, della comunicazione «segreta»' o comunque circolazione ristretta: un mito proprio del mondo della cultura, che ha presa anche su intellettuali che di regola non incontrano alcuna difficoltà a pubblicare nei mass media qualunque loro scritto, anche il più apocalittico e critico nei confronti dei media stessi. Quando non è pura; civetteria, e quando, com'è il caso da noi, non ha da fare con una situazione obiettiva di censura e'di oppressione, il mito del samizdat sembra mosso dal bisogno di sfuggire alle regole della 'comunicazione generalizzata, sentita come inautentica, riduttiva, incapace di trasmettere verità-che si potrebbero esclusivamente cogliere con un^esperienza profonda, comunicabile solo in forme «alternative». E' certo eccessivo chiamare quesro atteggiamento un piduismo dello spirito. Ma il suo disdegno per i meccanismi di pubblicizzazione (e di «verifica») sui quali si è costituita la moderna cultura laica, mostra che questa cultura ha ancora molti nemici, non solo nelle logge dei maestri venerabili. J,

Luoghi citati: Francia, Italia