E nel Bresciano c'è anche chi non teme i giapponesi

E nel Bresciano c'è anche chi non teme i giapponesi A colloquio con il presidente della Helios, Canterano E nel Bresciano c'è anche chi non teme i giapponesi TORINO — Dal fronte dell'.azlenda Italia» giungono ogni giorno bollettini di guerra sempre più allarmanti: fabbriche che chiudono, ciminiere che si spengono lasciando a casa un numero impressionante di persone. Che cos'è? La fine di interi settori? Ne abbiamo parlato con Maurizio Camerano. presidente della Helios Italia, una delle 28 società di revisione Italia, da alcuni anni consulente Cee per i problemi siderurgici. — Dottor Camerano, che cosa sta accadendo? L'Italia è destinata a diventare un . gigantesco «bacino di crisi»? «Stando alla nostra esperienza, di consulenti e revisori, direi di no. Certo, è in atto una selezione violenta, ma è un fatto mondiale, tra Imprese che lot- . tano per vivere, investendo sul futuro, e quelle che invece si adagiano su discorsi di retroguardia, non si svecchiano, e quindi sono destinate inevitabilmente a morire». — Prendiamo il caso dell'acciaio. E' in piena crisi la Flnsider, ma lo sono anche i giganti della Rhur. E' una crisi Insomma strutturale e, per uscirne, sembra ci sia ben poco da Inventare. «Direi proprio di no. Spesso, anche per la loro dimensione, parliamo sem¬ pre di crisi dei giganti, ma dimentichiamo che esiste un esercito, estesissimo, di aziende medie e mediopiccole, anche in Italia, che lavorano a livelli di produttività giapponese e che, con fantasia, battono strade nuove. Come Lucchini che. pur operando in condizioni difficili, ha reso efficienti, all'inverosimile, gli altlforni, ha saputo creare una struttura decisamente razionale, ha inventato servizi per 1 clienti. Insomma s'è guardato dentro, sino in fondo, senza però perdere d'occhio le potenzialità esterne del mercato, anche nazionale». — Si, ma può essere la classica mosca bianca. «E chi l'ha detto? Troppo spesso viviamo di slogan, dicendo: abbandoniamo i settori maturi. E poi si scopre che proprio in questi settori, dall'acciaio, all'auto, al tessile, forse proprio perché più sollecitati, avvengono le cose più incredibili. Prendiamo la Fiat: qualcuno, pochi anni fa, la dava per spacciata, oggi è tornata ad essere la prima in Europa, con una aggressività che anche 1 concorrenti più agguerriti, le invidiano. Ma se dall'auto passiamo al tessile, anche qui scopriamo veri e propri miracoli: i casi Benetton. Armani, Robe di Kappa dovrebbero insegnare molte cose. La miscela di fan¬ tasia e imprenditorialità s'è dimostrata vincente a tutti gli effetti». — Questo che cosa vuol dire? Che produrre bene e a costi competitivi non basta più? «Certo, non basta più. E la lezione arriva dall'America e dal Giappone, dove sta nascendo un nuovo modo di fare l'Imprenditore, tutto teso a produrre ma anche a riuscire a vendere. D'altronde è un problema che, anche in casa nostra, si stanno ponendo le banche, assediate come sono dai titoli di Stato o dai cosiddetti "titoli atipici" che, al di là delle polemiche, sono il frutto di uno sforzo di fantasia che non han saputo fare le strutture tradizionali». — Anche l'Iri, però, sembra stia dando prove di grossa fantasia. Vuole fare di Genova un polo elettronico, che però non place a De Michelis. «Un polo elettronico è uno slogan, ma il problema non è questo». —E quale? «E' dare alle imprese una dimensione moderna, aprendole a tutti i campi di applicazione possibile dell'elettronica. Se no si fa la fine di Prato, dove si producono lane meravigliose per i cappotti, ma oggi i cappotti si portano sempre meno». c. roc.

Persone citate: Armani, Bresciano, De Michelis, Lucchini, Maurizio Camerano