Beirut: le parti (non tutte) s'incontrano Neppure Gemayel crede alla conciliazione di Robert Fisk

Beirut: le parti (non tutte) s'incontrano Neppure Gemayei crede alia conciliazione La riunione nel ministero della Sanità presidiato dai soldati italiani Beirut: le parti (non tutte) s'incontrano Neppure Gemayei crede alia conciliazione Il cristiano liberale Eddé annuncia dall'esilio di Parigi che non andrà alla Conferenza di martedì: «Non voglio partecipare alla spartizione» -11 capo dello Stato: «E* tutto un inganno» - Furiosa battaglia a Tripoli NOSTRO SERVIZIO BEIRUT — Sul primi concreti segnali che fanno sperare In un prossimo Inizio del colloqui di riconciliazione in Libano, è scesa ieri l'ombra dell'ultima, selvaggia esplosione di violenza a Tripoli, nel Nord, che è costata la vita ad almeno 70 persone. Per tutta la giornata, miliziani islamici hanno devastato gli uffici del partito comunista, facendosi strada a raffiche di mitra negli edifici e uccidendo la maggior parte di quanti erano sopravvissuti al primi assalti. La battaglia è continuata nella notte, una spessa nube di fumo aleggiava sulla citta. Per una tragica ironia, i combattimenti nel Nord sono il proseguimento del conflitto a Tripoli durante la guerra civile del 1975-76; di conseguenza, 1 colloqui di riconciliazione, che dovrebbero consolidare 11 cessate-il-fuoco sulle montagne dello Chouf che sovrastano Beirut, avranno scarsissime tseguenze sul massacro in questa citta. Rappresentanti di quasi tutti 1 principali leader politici musulmani e cristiani (ne mancavano tre) si sono riuniti ieri mattina nel ministero della Sanità a Beirut, sulla vecchia linea di demarcazione, e nel pomeriggio hanno concordato un ordine del giorno per la prossima Conferenza di riconciliazione. Oltre 70 militari italiani della Forza multinazionale presidiavano l'edificio durante la riunione. Raymond Eddé, l'esponente liberale maronita in esilio volontario da sei anni a Parigi, ha annunciato che non intende essere presente neppure alla vera Conferenza: ha sostenuto che la Conferenza non riuscirà, a sbarazzare il Paese dall'occupazione israe¬ liana e siriana, e ha affermato di «non voler partecipare alla spartizione del Libano». A quanto sembra, persino 11 presidente Oemayel sta perdendo fiducia nei prossimi colloqui (fissati per il 20 ottobre In una sede imprecisata), secondo un'intervista pubblicata dal New York Times. Per il giornale americano, Gemayel ha detto che la Conferenza è «un inganno, una distratone»; e mentre in Libano sono presenti cinque eserciti stranieri — siriano, israeliano, palestinese, libico e iraniano —secondo il Presidente mnessuno affronta la sostanza del problema». Oemayel crede ancora che gli Stati Uniti possano risolvere 1 problemi del Paese, un concetto per lui rischioso perché gli americani esprimono sempre più frequentemente l'opinione che devono essere i libanesi a risolvere 1 loro problemi affinché si possano esercitare pressioni sul Paesi occupanti. L'importanza del governo libanese è stata sin troppo evidente ieri a Tripoli, dove persino il presidente dell'Olp Arafat è stato coinvolto nei negoziati per una tregua in città. I miliziani incappucciati del Tawheed Islami (unità islamica) in serata avevano praticamente buttato fuori della città i comunisti; e i si¬ riani, che generalmente pongono fine alle battaglie a Tripoli con brevi ed efficaci bombardamenti, non si sono fatti vivi. La scorsa settimana, Arafat aveva sostenuto che Damasco intendeva provocare scontri generalizzati nella città In modo da avere una scusa per Intervenire e schiacciare •le ultime forze dell'Olp rimaste fedeli che hanno le basi subito a Nord di Tripoli. Non c'erano prove, ieri, del fatto che la Siria fosse all'origine degli scontri; ma 1 sospetti dell'Olp sono stati a dir poco rafforzati. Robert Fisk Copyright «Times Newspapcrs» e per l'Italia ci -a Stampai)

Persone citate: Arafat, Gemayel, Islami, Raymond Eddé