Melina Mercouri sfida il governo di Sua Maestà di Mimmo Candito

Melina Mercouri sfida il governo di Sua Maestà La Grecia ha chiesto ufficialmente alla Gran Bretagna la restituzione dei marmi del Partenone ■ ■ - - - ■ Melina Mercouri sfida il governo di Sua Maestà LONDRA — La Grecia ha ufficialmente chiesto al governo britannico che le vengano riconsegnati i marmi del Partenone conservati da oltre un secolo al Brltlsh Museum di Londra. Si tratta in particolare di alcune sezioni del frontone del monumento contenenti meravigliosi bassorilievi scolpiti 2499 anni fa. A dar battaglia per i marmi del Partenone finora era stata soltanto Melina Mercouri. Che è vero che adesso fa il ministro della Cultura nel governo greco, ma agli occhi di molti continua comunque a restare l'attrice bionda e poco vesti ta di Mai di domenica. La Mercouri però è una donna coraggiosa, di temperamento forte, che non teme l'urto della retorica e l'appello ai sentimenti. Ogni volta che parla dei *marmi di Elgin» le si accende il bel viso segnato dal tempo poco galante, e la voce vibra con tutti i birignao della sua lunga esperienza di recitazione. Chi l'ascolta viene trascinato in un riflesso intricato d'emozioni, dove nazionalismo, cultura classica, rivolto della storia, s'uniscono a dar spessore e misura accademica al suo discorso di neofita delle pratiche diplomatiche. L'ho incontrata poco più d'un anno fa, quando aveva appena cominciato la sua battaglia; ne parlava con un entusiasmo contagioso. «Non m'illudo — confessava — ma se in tre anni riesco a riavere qui ad Atene i nostri marmi, potrò dirmi contenta». Non sappiamo se questi tre anni intendesse contarli a partire da quei giorni, o da oggi che finalmente il governo greco ha assunto la paternità ufficiale della rivendicazione. Ma una risposta si conosce già, anche se non è ancora una risposta ufficiale del governo britannico; ricevendo la richiesta greca per mano dell'ambasciatore Nikos Kyrlazides, il sottosegretario inglese agli Esteri, una donna anche lei, lady Young, ha anticipato die «11 governo di Londra non può accettare la dissipazione delle collezioni internazionali del British Museum». Chi conosce bene Papandreu, primo ministro ellenico, sa come la sua tenacia non sia minore di quella di Melina. E c'è da credere dunque che la disputa continuerà con crescente vigore, agganciata in qualche modo alle battaglie già clamorose che il governo di Atene sta conducendo contro la Cee, contro la Nato e contro gli americani. Sono battaglie strumentali, aggressioni tattiche per guadagnare spazi plii comodi di manovra alla politica interna e all'antico contenzioso con la Turchia. Ora poi che s'annuncia come imminente il progetto di Denktash di creare uno Stato turco-cipriota indipendente, la tensione nell'Egeo i destinata a crescere, rinfocolando nazionalismi che la battaglia del marmi accentua e rafforza. Lord Elgin, allora diplomatico inglese nella sede d'Atene, aveva acquistato questi celebri marmi dal turchi, a quel tempo padroni della Grecia. Era il ISIS, e l'impero ottomano incassò la cifra favolosa di 74 mila sterline per la metà del fregio marmoreo del Partenone e per quindici pannelli che raccontano gesta di dei ed eroi mitici; molti sostengono che fu per amore della cultura che il nobile inglese trasferì questi capolavori a Londra, altri rammentano le depredazioni del colonialismo e ne fanno un esempio tra i tanti. Fatto sta che poi lord Elgin, in cattive acque quanto a finanze, rivendette la sua collezione al British Museum per 35 mila sterline, ch'era comunque un affare per il governo della graziosa maestà britannica. Oggi il British resiste. «Li abbiamo salvati, nello smog d'Atene morirebbero in pochi anni.. La Melina risponde che sta facendo realizzare proprio sull'Acropoli un museo a prova d'inquinamento. L'Unesco, l'anno passato a Città di Messico, diede ragione alla Mercouri e invitò Londra a restituire i marmi al Partenone. La commissione'culturale del Consiglio d'Europa, giusto dieci giorni fa, ha invece dato ragione agl'inglesi, invitando i greci a rinunciare a dar battaglia. L'aspetto singolare della de¬ cisione è che il comitato ha distinto tra opere d'arte appartenenti a Paesi europei (che non andrebbero restituite) e opere di Paesi extraeuropei (autorizzati invece a riprenderne possesso). S'apre un ulteriore campo di rivendicazioni e di battaglie, e i musei rischiano di diventare uffici di smistamento merci preziose. Mimmo Candito

Persone citate: Denktash, Melina Mercouri, Mercouri, Nikos Kyrlazides, Papandreu