Il governo d'accordo sui tagli Iri ma tenterà di salvare Cornigliano di Stefano Lepri

Il governo d'accordo sui tagli Iri ma tenterà di salvare Cornigliano Il governo d'accordo sui tagli Iri ma tenterà di salvare Cornigliano ROMA — II governo esplorerà se ci sono strade possibili per non chiudere tutta {'«area a caldo» del centro siderurgico di Genova-Cornigliano. Lo ha detto ieri sera alla Camera, a chiusura del dibattito sulla crisi dell'acciaio, il ministro delle Partecipazioni Statali, delio Darida. Per il resto, la maggioranza di governo non ha sostanziali obiezioni da fare ai tagli di posti di lavoro e alle chiusure di impianti proposte dall'Ili. Oggi i deputati voteranno su mozioni con trapposte, una dei 5 partiti della maggioranza e una del pei che si oppone ai tagli e difende Cornigliano per intero. L'ipotesi a cui Darida ha aduso per Io stabilimento- genovese dimezzerebbe la perdita d-Cpost(dUàv8to1S300 in caso dichiusura■ 'dU tutte ì'-area a Guidar-),. Chiuso il»trhtò dì laminazione acaldo* così come vuole la Comunità europea, rimarrebbe in funzione non solo la parte ..«a valle» che già Viri intende conservare, ma anche la parie «a monte» (cokeria, altiforni e acciaieria), che fornireb- \ be semilavorati alle industrie private del Nord. Occorrerebbero precisi accordi con i privati, i quali dovrebbero chiudere le proprie acciaierie, finanziati dalla nuova legge sulle chiusure di impianti, con gualche sacrificio di posti di lavoro ugualmente. Di questa ipotesi, per primo aveva parlato il sindacato. Qualche interessamento di privati c'era, ma nulla di preciso è venuto fuori finora. Negli ultimi giorni il governo ha maturato l'idea di fare almeno un tentativo per evitare che Genova si senta abbandonata. Darida ha ripetuto che l'Italia cercherà di ottenere concessioni dalla Comunità europea per le proprie produzioni di laminati piani (quelle che vengono fatte a Cornigliano, Bagnoli, Taranto), recuperando le riduzioni di quote più recenti e chiedendo quote aggiuntive di 12 milioni di tonnellate per portare la produzione italiana al livello del consumo interno. Quest'ultimo obicttivo, ha. |g riconosciuto ilministrpi-é^ottodiffiòile \nfaraggiungerg*r inoiSaaliioom sut i II governo sostiene, almeno- formalmente, che insisterà con la Cee perché i 5,8 milioni di tagli di capacità produttiva imposti all'Italia siano suddivisi in 3,1 alla Finsider e 2,7 ai privati, come il precedente governo Fanfani aveva proposto. Tuttavia, Darida convalida il progettò dell'Iri, che, nelle sue parole, «individua un rilevante eccesso di organico» da affrontare con un «massiccio ricorso alla cassa integrazione» e con {'•eventuale pensionamento anticipato a 50 anni». Per sopportare questi sacri¬ fici «è indispensabile che la Comunità europea contribuisca in misura sostanziale». La Finsider chiede, per pagare le liquidazioni deiprepensionandi, 500miliardi al governo, e altri 5500 a vario titolo nel 1984. Al dibattito nell'aula di Montecitorio non ha mai assistito un numero di deputati superiore alla trentina. La maggioranza si è mostrata concorde — compresi i socialisti — nel non ostacolare le scelte dell'Iri e dalla Finsider. La mozione su cui si vota oggi ha come primi firmatari il de Citaristi, il socialista Sacco ni, il repubblicano Gunnella, il socialdemocratico Caria e il liberale Facchetti ii\V.tJa il governo a rinegoziare, con la i Cee le quote di pr«fr*flMB aW'a&«JM| a ,-richiedere, sempre in sede. Cee. il massimo di misure compensative e di sostegno a fronte dei sacrifici produttivi ed occupazionali». / comunisti nella loro.mozione chiedono che il governo faccia un proprio piano, distinto da quello Finsider (che sarà pronto in una quindicina di pforni): e, soprattutto, che Cornigliano resti un centro siderurgico a ciclo integrale e che non si facciano «chiusure nel grandi stabilimenti» dell'acciaio speciale, cosi come la Breda di Sesto San Giovanni. Stefano Lepri L'Italia vuole ridiscutere con la Cee il riassetto del settore

Persone citate: Citaristi, Darida, Facchetti, Fanfani, Gunnella, Sacco

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma, Sesto San Giovanni, Taranto