Gli esploratori di Moby Dick di Massimo Mila

Gli esploratori di Moby Dick UN PREMIO A FRASSINELLI: UN'AVVENTURA TRA I LIBRI Gli esploratori di Moby Dick STRE8A — L'editore Corto Frassinelll sarà premiato questa sera al Palazzo del Congressi durante la cerimonia conclusiva del ^Premio Stresa» di narrativa. A Frasslnelli la giuria Iva assegnato la targa «Mario BonfantinU, dice la motivazione, «per il suo intelligente lavoro di editore, che è servito a sprovincializzare la cultura negli anni antecedenti l'ultima; guerra». La vocazione della cultura letteraria di Torino è sempre andata più alla solidità del libro che all'attualità effimera della rivista. Con la sola eccezione, che conferma clamorosamente la regola, del Giornale Storico della Letteratura Italiana. Nel nostro gruppo, che faceva capo a Ginzburg e a Pavese, non mancava chi vagheggiasse sogni di fondare una rivista letteraria, come avevano fatto i novaresi della Libra, ma si scontrava con l'opposizione recisa di Augusto Monti. Per lui la rivistimi di gruppo era sinonimo di «letteratura», il peccato mortale contro cui' non aveva mai cessato di metterci in guardia: una scorciatoia — diceva — per pubblicare in qualche modo i nostri inutili racconti e sonetti che nessuno voleva ospitare. Dessimo la scalata alle riviste esistenti; se quel che producevamo aveva qualche valore, non sarebbe stato difficile arrivarci; se no, meglio lasciar tutto nel cassetto. E infatti, spento dalla censura il Barati, ultimo lascito gobettiano, Ginzburg aveva espugnato La Cultura di Trompeo e Cajumi, Pègaso di Ojetti, e perfino L'Illustrazione Italiana, aprendo il varco a Pavese e à me. Libri, dunque, non rivistine. Ma a Torino l'Utet e Paravia producevano volumi sostanziosi, di natura scolasticae di rango universitario; per la letteratura, anche i più famosi scrittori pie¬ montesi, da De Amicis a Giacosa, da Gozzano a Salvator Gotta, dovevano andare a farsi stampare a Milano. E da Milano, dove Treves ospitava le patrie lettere, venivano le scarsissime aperture alla nastra sete d'informazione, inguaribilmente esterofila, attraverso editori come Dall'Oglio e Corbaccio. In questo senso si può ben dire che la nascita della Biblioteca Europea -diretta da Franco Antonicelli per «Frassinelli Tipografo Editore Torino» fu espressione del nostro gruppo. Dei quattro libri pubblicati nel 1932, due erano traduzioni di Pavese, tra cui il chilometrico Moby Dick, che lui si era scoperto e tradotto per conto suo du-, rante gli anni d'Università, senza nessuna prospettiva di pubblicazione. Non aveva mai visto il mare, il traduttore di quella bibbia oceanica, e quando l'avrebbe poi.visto, al confino, non gli sarebbe piaciuto. ! L'anno dopo gli diedero da tradurre Dcdalus. Pavese era un lavoratore infaticabile, principalmente perché non gli piaceva sentirsi un impegno addosso che lo distogliesse dalle sue poetiche fantasticherie. Cosi, quando aveva un lavoro, ci si buttava dentro a testa bassa, quindici ore al giorno, per sbarazzarsene. Tradusse Dedalus in quindici giorni, poi, rendendosi conto che (anta rapidità non avrebbe fatto buona impressione, aspettò tre mesi prima di consegnare la traduzione ad Alberto Rossi, che doveva fare la prefazione. Rossi, un letterato finissimo e scrupoloso, si mise le mani nei capelli: «Ma sei mattol pretendi di tradurre un libro di Joyce in tre mesi?». Poi dovette ammettere che la traduzione èra un capolavoro. Questi volumi le cui scelte, simili a sciabolate, aprivano varchi nelle tenebre dell'autarchia letteraria — Babel, Melville, O'Neill, Sherwood Anderson, Kafka — s'imponevanoanche per la straordinaria veste tipografica che gli conferiva Frassinelli, superbo tipografo fino allora attivo in lavori commerciali d'altissimo livello, ora trasformatosi in editore. Anche Guido M. Gatti gli aveva confidato la stampa della sua Rassegna Musicale, purtroppo solo per il 1932, ultimo anno delle vacche grasse gualiniane. r . La pagina di Frassinelli era un capolavoro d'architettura tipografica. Si diceva che dopo Bodoni non si fossero più visti libri cosi belli. Nei primi sette volumi, accanto alla menzione della proprietà letteraria, figurò l'avviso: «Non è permessa la riproduzione anche parziale della forma graficat. Sulle copertine cartonate dei primi volumi figurarono spesso disegni di Stufani, un altro della nostra «banda». ' Indipendentemente dal valore culturale delle scelte di Antonicelli e delle proposte di Pavese, la Biblioteca Europea ebbe un'altra conseguenza sulla cultura e sull'editorie italiana d'allora. Frassinelli non era un tipo di mecenate né aveva la vocazione della beneficenza. Se fece questi libri, e gli altri che seguirono nel duro', periodo in cui non si poteva più attingere che ai classici o alla letteratura tedesca, fu perché non ci rimetteva. Si dimostrò cosi che l'alta qualità letteraria e il buon gusto pagano, non sono necessariamente sinonimi di passività commerciale. E cosi le vie furono aperte per le Meduse, gli Einaudi e quanti altri editori provvidero in seguito ad allargare il sentiero aperto da Frassinelli e Antonicelli con la gloriosa Biblioteca Europea. „ . ... Massimo Mila

Luoghi citati: Frasslnelli, Gozzano, Milano, Stresa, Torino