Il tassametro degli sprechi di Mario Pirani

Il tassametro degli sprechi L'IRI, I PARTITI E L'ACCIAIO Il tassametro degli sprechi Aleggia sulla vicenda siderurgica la filosofia nazionale dell'eterno rinvio. Ora ci si è messo anche il Parlamento con1 le mozioni de, psi e pei che mirano a sottrarre all'Ili ogni potere di decisione sulla ristrutturazione del settore. Sarebbe a questo punto congruo che i parlamentari, dal sempre distintisi nello spreco del denaro pubblico, assumessero anche direttamente, magari a rotazione, le cariche di amministratori delle imprese di Stato mandando a casa gli ultimi manager di buona volontà che inutilmente cercano di salvare il salvabile. Quanto al ministro delle Partecipazioni Statali egli, come il riccone di «Luci della città» che di notte abbracciava Charlot e al mattino dopo lo faceva cacciare dai domestici, esprime a giorni alterni biasimi e profferte di concordia nei confronti del presidente dell'Irli Romano Prodi, reo di concepire «fatti compiuti» e di non aver dato «veste ufficiale» agli innumerevoli piani di ristrutturazione side rurgica che riempiono a stratificazioni'successive gli armadi di quell'inutile, anzi dannoso, dicastero sprccamiliardi. . Ignoriamo se l'amore per ■'«ufficialità» esternato da delio D;irida comporti solo l'uso dell'alta uniforme per i capi degli enti in visita al ministero, ma quanto alla idiosincrasia per i «fatti compiuti» essa nasconde soprattutto la congenita ostilità per i «fatti» puri e semplici e, cioè, per ogni decisione impopolare, ancorché indi' spensabile, che contraddistingue gran parte della classe politica italiana. E poco importa se ogni giorno di attesa-resta segnato dal tassametro della .dissipazione che scandisce per la- Finsider due miliardi e mezzo di perdita ogni 24 ore. jUna fattura che sta travolgendo Tiri: su 2700 miliardi di deficit la siderurgia ne assommerà infatti 2100 quest'anno e 2500 l'anno prossimo. Il ridimensionamento degli impianti è, pertanto, inevitabile, mentre le gravi ripercussioni sociali possono essere temperate dal prepensionamento a SO anni dei 25.000 lavoratori in soprannumero, con un costo di 2500 miliardi in cinque anni. Di contro la Finsider risparmerebbe 1000 miliardi dall'anno prossimo. Occorrerebbe, però, una rapidissima legge ad hoc invece di involversi in demagogici riti: parlamentari con l'occhio rivolto più alle elezioni di Napoli che alla crisi siderurgica. L'oblazione propiziatoria in nome di una falsa e demagogica socialità o anche delle cosiddette finalità politiche dello Stato non riguarda, peraltro, solo l'acciaio. Nella relazione programmatica che il ministro Diirida ha inviato al Parlamento, riemerge, infatti, una vecchia teorìa, che l'umana ragione, oltre che l'impietosita dei flit li, sembrano aver travolto per sempre. Ma non era cosi. Torna fra noi, inaspettato misirizzi, l'ineffabile e mistificatorio principio, secondo cui nelle aziende pubbliche, a differen za di quelle private, «lo scopo di lucro al limite può venir meno per le esigenze degli interessi collettivi»; e quindi «i costi aggiuntivi — i cosiddetti oneri impropri — che l'impresa pubblica deve sopportare sono ineliminabili», li' l'apologetica del deficit permanente di aziende considerate entità assistenzialpolitiche e non imprese: una dottrina che ha portato le Partecipazioni Statali a perdere 5000 miliardi l'anno e a indebitarsi per quasi 60.000 mi liardi. Negli ultimi tempi gli esili catastrofici lasciavano intravedere un cambiamento di fotta: il precedente ministro, Gianni De Micheli!», tanto criticato, anche da queste colonne, per alcune pesanti interferenze nelle nomine (caso Coloni 'bo-Eni), aveva peraltro concesso formalmente ampi margini . di discrezionalità alle aziende, ".Stabilito parametri di redditività e respinto la tesi secondo cui si possono stravolgere «le compatibilità aziendali in nome di politiche espansive che contraddicono il vincolo della economicità della gestione»). D'altro canto De Mita aveva fatto proprio del recupero imprendi- topmtRgdsdssdedtqdd(ddic toriale dell'Ili e dell'Eni una pietra di paragone del rinnovamento de e le vicende che portarono alle nomine di Prodi e Reviglio, come anche l'appoggio all'lnlersind sulla disdetta della scala mobile, stanno a testimoniarlo. Di qui il significato degli indirizzi assunti dal nuovo ministro (fanfaniano) che con un sol colpo annulla gli impegni del suo predecessore socialista e scardina lo sforzo ambizioso dell'ormai invisa segreteria de. A questo punto sembra lecito interpretare gli eventi in questione come un momento di riscossa della vecchia guardia de, clientelare e integralista (non è un caso che ispiratore del nuovo corso ed estensore della malaugurata relazione sia il consigliere Torrcgrossa, già capo gabinetto di Fanfani Palazzo Chigi), contro la «deviazione» demitiana. A comprovarlo sta anche la perentoria volontà espressa nella citata relazione di restringere l'autonoma responsabilità dei manager pubblici e perfino di interferire «sulle singole iniziative e sulle nomine» delle società per azioni dipendenti dagli enti di Stato. Spogliando, con l'avallo del Parlamento, l'Ili e il suo dicastero da compiti e responsabilità istituzionali, il ministro delle Partecipazioni riesce infine deviare l'ingrato impattò delle scelte siderurgiche sul presidente del Consiglio socialista Sotto questa luce il Daridapensiero appare trasparente i di vecchia data. . Mario Pirani

Persone citate: De Mita, Fanfani, Gianni De Micheli, Prodi, Reviglio, Romano Prodi

Luoghi citati: Napoli