Fontanabuona dolce valle dell'ardesia

Fontanabuona dolce valle Fontanabuona dolce valle n In questa rara foto dell'OttocentLE valli e le coste montane raggiungibili da Chiavari in poche decine di minuti di macchina e. successivamente, per dil ne abbia la voglia e le gambe, con una mezz'ora di scarpinata, un certo signor Orò! ilo, nella seconda metà dell'Ottocento le aveva percorse tutte a piedi, passo per passo, gustandosele, sudandosele, e tutto annotando per poterne scrivere una guida pubblicata nel 1892. Raccontava l'autore: «Da Chiavari, risalendo la /fumana bella del divino Alighieri, e attraversandola sopra un ponte recentemente costruito, che ancor'oggi s'intitola dal nome di quel Grande, giunsi In poco piti di mezz'ora di ombreggiato sentiero al villaggio di San Salvatore, nascosto fra la verzura di folti oli veti e castagneti. Da Chiavari a San Salvatore ambe le sponde del Lavagna sono convertite In vere colonie di lavandai: è un quadro degno di valente pennello quella lunga sfilata di panni e di donne e giovinette intente a lavare là sotto I pioppi del torrente, al piedi di quelle colline, cosi ricche di folti boschi e di fredde e ombreggiate fontane, onde e reso men gravoso il caldo, che regna fra quel poggi ancor poco elevali». San Salvatore, che oggi ha perso In parte oliveti e castagneti e del tutto le lavandaie, è solo li luogo d'approccio alle vallate della Fontanabuona. Più avanti. n o donne che trasportano lastre d'ardesia verso i battelli attraccati sulla spiaggia datanti a l .a» agna na del Miracoli anima le giornate e le serate del 15 e 16 settembre, con le bancarelle dei venditori ambulanti schierate lungo le stradine, e gli spettacoli pirotecnici. Più ovanti, Oattorna espone Invece le sue labbridie di giocattoli. Lo strada, che quasi a metà percorso fra Cica gii a e Ci at ionia, sale verso Moconesl. costeggia vigne che danno un vino bianco asprigno: quello spremuto dalle gracili ma dense uve del Monte Albarete si può gustare nello vecchia osteria della frazione Conilo. Moconesl. sovrastato dal Monte Caucaso (1245 metri), vanto una bello ch'esa barocca del 1300. Il vino: il vinello nostrollno. bianco e rosso, delle colline di Mon. lelcone, * un vanto della zona di Orerà un paese die ha 11 fascino dell'abbandono. Qui, dal sagrato dello chiesa dello frazione Soglio, si Inquadra uno straordinario visuale dello Fonunabuoiiu. Lorsica. oltre al damaschi, presenta, incastonata in un muro, uno testo apotropaico, cioè destinolo od allontanare i molefici. che costituisce una testimonianza unica nella valle di Fontanabuona. Ma 11 tema ricorrente di questo itinerario sono le cave di ardesia. Ne esiste uno mappa ben precisa, ma trovarle è abbastanza facile: le scaglie di ardesia che costituiscono 1 residui delle lavo¬ Carasco e II punto strategico per un'escursione lungo gli itinerari ai luoghi antichi e nascosti, gelosi di tradizioni e custodi di un piccolo ma splendido artigianato, come 1 damaschi di Lorsica (dove, al numero 78 di via Scaletta, la famiglia De Martini lavora I tessuti damascati fin dal Cinquecento, sul telai tramandati di generazione In generazione). Da Carasco si può salire a Nord verso Borzonasca e a Santo Stefano d'Avete, aggirando 11 Monte Fasda (metri 1195), o piegare a Ovest, verso Cicogna e Gaitoma, con tutte le deviazioni verso Nord che portano a Orerò. Lorsica e il Monte Vere! e Moconesl. SI viaggia fra paesi fatti di case In pietra nuda, con I tetti di ardesia, costellati di vecchie chiese e cappellette. Da Oattorna si può' arrivare al casolari di Ne Irene, dove un palo di ristoranti rustici conservano I segreti della, miglior cucina ligure. Cosi come accanto a Santo Stefano d'Aveto, a Pian d'A veto sotto Torrini. merita una sosta un'antica osteria. A Cicogna, uno del principali centri di lavorazione dell'ardesia, dove artisti artigiani c'irono l'occasione per acquasti di piccoli o meno piccoli deliziosi pesai lavorati pazientemente a mona con attrezzi che spesso hanno Q dimensioni di un ago, io sagra della Madon¬ razioni conducono direttamente alle cave, dalle quali si estraggono le lastre da secoli usate per ricoprire 1 tetti (il nome Tigulllo sembra derivi dal Ialino •tigulls-. tegole), lastricare strade, ricoprire muri, fare tavoli e lavelli, vasi e fontane, e fin dal medioevo portoli e lavori di incisione, capitelli di colonne che costellano tulle le località della costa, da Lavagna a Chiavari a Portofino e Camogll. Il grigio scuro dell'ardesia costituisce uno del colori determinanti della Liguria. La pietra e consistente e nello stesso tempo malleabile, è dolce e resistente. Su sottili lastre di ardesia, scaldate al fuoco, si cuoce 11 v■<<■<' e la carne i - in su a ciappa-, come si dice). E lastre d'ardesia costellano 11 mondo, anche se Invisibili, nascoste sotto I verdi banchi del biliardi. Queste montagne dello Fontanabuona sono bucate come un gniviera, da Orerò a Cicagna. da Oattorna a Ccgorno e Santo Stefano d'Aveto. Scriveva il Giustiniani, negli annali dello Repubblica di Genova: .Fanno tra le altre cose lastre di tre palmi di quadro, sottili quanto è una costo di coltello, nominata dal genovesi abbaino, con 11 quale coprono le cose, e ne ferino ancora colonnette, fregi e ornamenti, coperchi per le giare dell'olio e mensole, scale c stipili e poli di sostegno ddt vigneti». Giani Maria Dossena Fontanabuona dolce valle Fontanabuona dolce valle n In questa rara foto dell'OttocentLE valli e le coste montane raggiungibili da Chiavari in poche decine di minuti di macchina e. successivamente, per dil ne abbia la voglia e le gambe, con una mezz'ora di scarpinata, un certo signor Orò! ilo, nella seconda metà dell'Ottocento le aveva percorse tutte a piedi, passo per passo, gustandosele, sudandosele, e tutto annotando per poterne scrivere una guida pubblicata nel 1892. Raccontava l'autore: «Da Chiavari, risalendo la /fumana bella del divino Alighieri, e attraversandola sopra un ponte recentemente costruito, che ancor'oggi s'intitola dal nome di quel Grande, giunsi In poco piti di mezz'ora di ombreggiato sentiero al villaggio di San Salvatore, nascosto fra la verzura di folti oli veti e castagneti. Da Chiavari a San Salvatore ambe le sponde del Lavagna sono convertite In vere colonie di lavandai: è un quadro degno di valente pennello quella lunga sfilata di panni e di donne e giovinette intente a lavare là sotto I pioppi del torrente, al piedi di quelle colline, cosi ricche di folti boschi e di fredde e ombreggiate fontane, onde e reso men gravoso il caldo, che regna fra quel poggi ancor poco elevali». San Salvatore, che oggi ha perso In parte oliveti e castagneti e del tutto le lavandaie, è solo li luogo d'approccio alle vallate della Fontanabuona. Più avanti. n o donne che trasportano lastre d'ardesia verso i battelli attraccati sulla spiaggia datanti a l .a» agna na del Miracoli anima le giornate e le serate del 15 e 16 settembre, con le bancarelle dei venditori ambulanti schierate lungo le stradine, e gli spettacoli pirotecnici. Più ovanti, Oattorna espone Invece le sue labbridie di giocattoli. Lo strada, che quasi a metà percorso fra Cica gii a e Ci at ionia, sale verso Moconesl. costeggia vigne che danno un vino bianco asprigno: quello spremuto dalle gracili ma dense uve del Monte Albarete si può gustare nello vecchia osteria della frazione Conilo. Moconesl. sovrastato dal Monte Caucaso (1245 metri), vanto una bello ch'esa barocca del 1300. Il vino: il vinello nostrollno. bianco e rosso, delle colline di Mon. lelcone, * un vanto della zona di Orerà un paese die ha 11 fascino dell'abbandono. Qui, dal sagrato dello chiesa dello frazione Soglio, si Inquadra uno straordinario visuale dello Fonunabuoiiu. Lorsica. oltre al damaschi, presenta, incastonata in un muro, uno testo apotropaico, cioè destinolo od allontanare i molefici. che costituisce una testimonianza unica nella valle di Fontanabuona. Ma 11 tema ricorrente di questo itinerario sono le cave di ardesia. Ne esiste uno mappa ben precisa, ma trovarle è abbastanza facile: le scaglie di ardesia che costituiscono 1 residui delle lavo¬ Carasco e II punto strategico per un'escursione lungo gli itinerari ai luoghi antichi e nascosti, gelosi di tradizioni e custodi di un piccolo ma splendido artigianato, come 1 damaschi di Lorsica (dove, al numero 78 di via Scaletta, la famiglia De Martini lavora I tessuti damascati fin dal Cinquecento, sul telai tramandati di generazione In generazione). Da Carasco si può salire a Nord verso Borzonasca e a Santo Stefano d'Avete, aggirando 11 Monte Fasda (metri 1195), o piegare a Ovest, verso Cicogna e Gaitoma, con tutte le deviazioni verso Nord che portano a Orerò. Lorsica e il Monte Vere! e Moconesl. SI viaggia fra paesi fatti di case In pietra nuda, con I tetti di ardesia, costellati di vecchie chiese e cappellette. Da Oattorna si può' arrivare al casolari di Ne Irene, dove un palo di ristoranti rustici conservano I segreti della, miglior cucina ligure. Cosi come accanto a Santo Stefano d'Aveto, a Pian d'A veto sotto Torrini. merita una sosta un'antica osteria. A Cicogna, uno del principali centri di lavorazione dell'ardesia, dove artisti artigiani c'irono l'occasione per acquasti di piccoli o meno piccoli deliziosi pesai lavorati pazientemente a mona con attrezzi che spesso hanno Q dimensioni di un ago, io sagra della Madon¬ razioni conducono direttamente alle cave, dalle quali si estraggono le lastre da secoli usate per ricoprire 1 tetti (il nome Tigulllo sembra derivi dal Ialino •tigulls-. tegole), lastricare strade, ricoprire muri, fare tavoli e lavelli, vasi e fontane, e fin dal medioevo portoli e lavori di incisione, capitelli di colonne che costellano tulle le località della costa, da Lavagna a Chiavari a Portofino e Camogll. Il grigio scuro dell'ardesia costituisce uno del colori determinanti della Liguria. La pietra e consistente e nello stesso tempo malleabile, è dolce e resistente. Su sottili lastre di ardesia, scaldate al fuoco, si cuoce 11 v■<<■<' e la carne i - in su a ciappa-, come si dice). E lastre d'ardesia costellano 11 mondo, anche se Invisibili, nascoste sotto I verdi banchi del biliardi. Queste montagne dello Fontanabuona sono bucate come un gniviera, da Orerò a Cicagna. da Oattorna a Ccgorno e Santo Stefano d'Aveto. Scriveva il Giustiniani, negli annali dello Repubblica di Genova: .Fanno tra le altre cose lastre di tre palmi di quadro, sottili quanto è una costo di coltello, nominata dal genovesi abbaino, con 11 quale coprono le cose, e ne ferino ancora colonnette, fregi e ornamenti, coperchi per le giare dell'olio e mensole, scale c stipili e poli di sostegno ddt vigneti». Giani Maria Dossena

Persone citate: Alighieri, Cicogna, De Martini, Giani Maria Dossena, Giustiniani, Madon, Torrini