Le mani di Deng su Hong Kong

Le mani di Deng sii Hong Kong Tra un mese Londra e Pechino riprenderanno i negoziati per il ritorno della colonia britannica alla Cina Le mani di Deng sii Hong Kong Una delirata partita diplomatica sul futuro della terza piazza finanziaria del mondo impegna la Thatcher e l'erede di Mao • La Gran Bretagna si fa forte dei titoli storici di presenza e sovranità, i cinesi invocano le risoluzioni dell'Orni contro i regimi coloniali • Per salvare i suoi profitti la superpotenza comunista prevede uno statuto speciale che preservi per 50 anni il sistema capitalistico nella città Durante la crisi delle Falkland, mentre la flotta britannica navigava imperterrita versai mari antartici, e U segretario di stato americano HalK si logorava in un'inutile mediazione tra Londra e Buenos Aires, era giusto porsi 11 problema di cosa avrebbe (atto Margaret Thatcher se avesse dovuto (ronteggiare. anziché un'invasione argentina di ifiole sperdute e quasi disabitate, l'occupazione cinese di Hong Kong, colonia storica della Corona e terza piazza finanziaria del mondo. Il quesito era. In un certo senso, filosofico, perché poneva In questione il rapporto tra il diritto e la forza nel campo imperativo delle relazioni in ternazlonall. Ma. in un futuro abbastanza vicino, esso potrebbe diventare di ordine pratico, se 1 negoziali angle- -cinesi dovessero definitivamente fallire, e si aprisse la strada alla lotta delle rivendicazioni. Hong Kong come un super-caso Falkland? I «Rovai Marine», lanciati contro l'Esercito popolare cinese, con I suol milioni di uomini. In casa della Cina? Naturalmente, un cimile •scenarlo» è del tutto remoto, anzi fantastico (e questo dice, appunto, la rei al I vita del concetto di fermezza nel conflitti fra Stati). Tuttavia, quella di Hong Kong potrebbe diventare una crisi di prima grandezza; e la •signora di ferro, non mostra, per 11 momento, di voler tradire la sua fama. • // popolo di Hong Kong deve at>ere fiducia in se stesto, cosi come il governo britannico ha fiducia in esso, ed è Impegnato con esso», ha detto il ministro di Staio per gli Affari Esteri e per 11 Commonwealth, Richard Luce, arrivando nel giorni scorsi nell'isola. 81 era appena concluso, senza alcun risultato. 11 quarto «round» delle trattative tra la delegazione di Londra e quella di Pechino, e 11 .popolo di Hong Kong, dava segni, più che di sfiducia, di vero e proprio panico. Il dollaro locale aveva toccato tutta una serie di •mimiti storici», rispetto a quello americano. Da Pechino b1 era fatto sapere che Deng Xiaoplng é sempre del 10 stesso avviso: o di qui a un anno si trova una • formula comune, per il passaggio (per 11 ritorno) di Hong Kong alla Cina, oppure la Cina farà conoscere unilateralmente la .propria formula: Questa posizione, Deng la espresse alla stessa Thatcher nell'autunno dell'82, durante la visita ufficiale del primo ministro. La visita fi stata organizzata anche per lavorire il cilma più propizio agli imminenti negoziati, ma la irmi Lady» non aveva saputo o voluto rinunciare a una difesa puntigliosa del proprio punto di vista. Aveva ricordato a Deng che 1 titoli Cicilia presenza britannica a Hong Kong sono tre, quante le parti in cui è divisa la colonia. Uno è li contratto di affitto per 99 anni, che scade nel 1997, e riguarda I »New Territorlcs», la parte più grossa, con i suol 980 chilometri quadrati, tra terraferma e isolettc. Oli altri due. che riguardano l'Isola di Hong Kong vera e propria (80 chilometri quadrati) e la penisole'.ta di Kowloon (10), sono cessioni perpetue di sovranità. Come punto di partenza, era esalto. Ma la parola sovranità fece sobbalzare Deng. Il fatto é che 11 primo dei due titoli ai covrimi la e 111 rat t ato di Nanchino del 1843, firmato dal decimante Celeste Impero, dopo la sconfitta nella •putire dell'oppio-, che gli inglesi avevano scatenalo per l'Intenzione cinese di bloccare l'Importazione della droga ad opera della Compagnia delle Indie. Il secondo é la convenzione di Pechino di 18 anni dopo, anch'essa considerata dai cinesi (e dagli storici) un ■ trattato ineguale.. Inoltre, formalismo per formalismo, 11 governo di Pechino si fa forte delle risoluzioni dell'Onu che condannano ogni sopravvivenza di regimi coloniali nel mondo. Per far comprendere ancor megiio la loro reazione. 1 cinesi organizzarono il primo •round» del negoziato, anziché in una delle lui. te ville ufficiali della capitale, in una vecchia palazzina di melloni rossi, di stile europeo, nel quartiere delle Legazioni: cioè quel quartiere coloniale, contro cui si era diretta la rivolta del Boxer (frutto esasperato di un nazionalismo offeso), e che era stato liberato da un Corpo Internazionale, guidato dà un maresciallo tedesco. Una simbologia, che diceva tutto. Eppure, per molto tempo si era creduto, e alcuni credono ancora, die la Cina sia più interessata a conservare Hong Kong com'è adesso, che a riportarsela a casa con tutta la sua vita tumultuosa e sovraffollata (quasi cinque milioni di abitanti). Dalla Hong Kong attuale Pechino trae grandi vantaggi economici e finanziari. Vi possa quasi il 40 per cento dei suoi scambi con l'estero. Una filiale della Banca di Cina, non sottoposta ad alcun controllo britannico, ractrclla buona parte della valuta pregiata di cui il Paese ha bisogno. Sono numerose, in vari settori. le imprese di proprietà della Repubblica popolare. Una prima spiegazione e che 1 cinesi considerano di poter salvare 1 loro proiitti. Do- po II 1997 (o prima) essi prevedono per Hong Kong uno statuto spedale, della durata di 60 anni, durante I quali sarà preservato 11 sistema capitaliktlco. con la sua moneta autonoma e con 1 suol legami finanziari e commerciali con l'Occidente. Olà adesso, il direttore di sede dell'agenzia «Nuova Cina-, Xu Jiantum, che non è un giornalista ma un dirigente del pcc, ed è una spede di •governatore ombra., noti trascura occasione per assicurare agli abitanti di Hong Kong che la loro prosperità non corre alcun pericolo. E il direttore della Banca di Cina ha spinto U suo pragmatismo .capitalista, fino a suggerire alle autorità coloniali di sopprimere un'Imposta sui depositi bancari, per 1 renare la caduta della moneta L'altra spiegazione è che. comunque, su ogni interesse economico, prevale a Pechino 11 calcolo politico. E non solo come reazione alla «galfedeltà Thatcher. C'è 11 problema fondamentale del ritorno di Taiwan, per 11 quale Hong Kong, con la sua popolazione per 11 98 per cento cinese, può rappresentare un .modello.. OH Inglesi obiettano: ma un sistema finanziarlo e anche produttivo come quello di Hong Kong (siderurgia, cantieristica, elettronica, tessili) può sopravvivere a un'amministrazione, sia pure «locale», ma nominata e controllata dal comunisti di Pechino? Pensano (e le prime reazioni degli operatori economici e finanziari sembrano dar loro ragione) che già l'immissione di dirigenti filocomunisti nel governo della colonia, come • transizione- al 1997, secondo 11 desiderio cinese, metterebbe in crisi 11 sistema. Londra fa capire che può non esserci questione di sovranità, se l'amministrazione resterà britannica. Al che. 1 dnesi replicano che la sovranità, senza amministrazione, è nulla. Nell'ultima decade di ottobre, salvo imprevisti, riprende quello che è. per 11 momento, un dialogo tra sordi. Aldo Rizzo Una strada di Hong Kong: per il 1997, anno in cui scadrà l'affilio di 99 anni all'Inghilterra, i cinesi prevedono uno statuto speciale di SO anni, durante i quali sarà preservato il sistema capitalistico dell'attuale colonia, con i suoi legami finanziari con l'Occidente

Persone citate: Aldo Rizzo, Deng Xiaoplng, Mao, Margaret Thatcher, Richard Luce, Thatcher, Xu Jiantum