Alfieri sul lettino di Freud

Alfieri sul lettino di Freud STUDIOSI DA TUTTA EUROPA DISCUTONO L'OPERA DEL POETA Alfieri sul lettino di Freud DAL NOSTRO INVIATO SAN 8ALVATORE — Cupo, bitta rro. allampanato. • pallido In volto come un re sul trono., rosso di capelli, nero di abiti, per tre giorni l'Alfieri è stato il soggetto di un convegno internazionale (Vittorio Altieri e la cultura piemontese fra Illuminismo e rivoluzione/ organizzata da questo borgo fra le vigne di un dolce eolie monferrino. A differenza di altre cittadine che cercano fama con fiere gastronomiche o con sagre folcloristiche. San Salvatore ha ormai trovato prestigio per l suoi congressi letterari. Al quali intervengono 1 maggiori studiosi italiani e stranieri. In tre giorni oltre una trentina, quest'anno, tra l quali Franco Venturi. Giuseppe Ricuperati. Giuseppe Giarrizzo dell'Università di Catania, Giorgio Bàrberi Squarotti. Silo Gloanola dell'Università di Genova, Luigi Firpo. Marziano Ouglielmmetti. Lionello Sozzi. Stefano Jacomuzzi. Emilio Bigi dell'Università di Milano. Guido Da vico Sonino. / francesi Norbert Jonard, Jacques Joly, Michel David. Gerard Luciani. L'Alfieri ha detto tanto male della Francia rivoluzionaria e non rivoluzionaria, eppure i tra gli autori italiani più studiati, e proprio i francesi hanno portato alcune dette relazioni più interessanti. Dalla Germania è venuto Michel NerllcH, dal1-Olanda Willem-Jan van Seck, dalla Danimarca Emanuela Barellai, dalla Polonia Krzysztof Zaboklicki a dire della fortuna dell'Alfieri nel suo paese: cinque tragedie rappresentate a Varsavia e adesso si traduce la Vita. SI è intra vitto anche Freud a questo convegno O meglio, parecchi relatori, in particola re I francesi e soprattutto il professor Glorinola, /tanno analizzato freudianamente l'Astigiano e la sua opera. Vittorio Alfieri era un melanconico, e su questo punto tutti hanno concordato. Un saturnino, afflitto da quella melanconia che pare prediligere te persone Intellettualmente dotate. Gloanola lo ha ricordato ragazzo ridotto a Vita puramene vegeta tipa. .Come si sa, a salvare la vita al giovanissimo Alfieri, furono 1 cavalli, come a rovinarla del tutto a quell'altro più grande melanconico che e 11 Leopardi furono I libri: vanamente 11 contino recanatese richiese al padre un cavallo, quando del reato1 per lui 1 giochi erano latti e nessun esercizio 1 laico avrebbe piti potuto ridargli la salute. Il contino di Asti fu un melanconico dotato di buona sa Iute fisica, oltre che di bella persona, grazie al pochissimi libri e all'amore sfrenato per l'equitazione». La tentazione Tuffarla, resta sempre nel grande melanconico astigiano una forte vocazione alla morta. La tentazione del suicidio e presente da un capo all'altro della vita dell'Alfieri, -o morire o far morire», dice Gloanola. che qui vede anche una chiave di lettura delle tragedie alfieriane. .Uccidi in te o nell'altro 11 padrone, affinché la morte ai affermi come potere sovrano». Perché tanta smania di morte In un autore e nelle sue creature sceniche evi competono compiti nobilissimi di lotta contro la potenza dell'oppressore? Perché l'eroe della tragedia alfieriana ai uccide? La risposta del relatore è assai originale: »81 tratta di un personaggio che non ha voglia di vivere e che trova nella presenza del tiranno un buon pretesto per togliersi di mezzo, lasciando l'impressione che la colpa della sua morte sia dell'altro: se ti tiranno non ci tosse, dovrebbe Inventarlo», il tiranno, insomma, gli serve per trasformare la propria morte in evento significativo, circonfuso di gloria. •Con ti bel gesto di uccidersi, entra nella gloria». Ed e con personaggi mmiIi che l'Alfieri, come nessun altro autore, si é consegnato .già monumentato aU'lcónogratia romantica». Per Jonard dell'Università di Grenoble, il narcisismo è II carattere dominante del comportamento dell'Alfieri, ed t anche all'origine della sua nevrosi. E' Invaghito di se slesso il piovane conte ed è ozioso, la noia succede all'ozio. E •quando la noia si irrigidisce diventa melanconia». Per vincere la noia gira l'Europa, ma quello che vede è »una società priva di senso e di valore» e ancora sprofonda nella depressione. In un desiderio piti o meno cosciente di farla finita con la vita. «Queste pulsioni di morte, che lo hanno portato all'orlo del suicidio, sono sicuramente all'origine della sua opera, nella misura in cui Io scrivere è stalo un mezzo di combatterle, stimolalo da "la potentissima molla dell'amore di lode e di gloria".. Sicché' scrive per essere. Si aspetta dalla letteratura quello che non ha trovato in -questo fai luce e vuoto mondo», in cui tutto è «nausea e noia». Si è parlato dell'Alfieri melanconico e nevrotico, e molto anche della sua idea anfiti rannica. che in lui diventa passione e missione. E qui, tra altre, si è avuta la brillante relazione di Bàrberi Squarotti. Per Alfieri, ha detto, .la scena è anche uno spazio dove e possibile fare guerra ai llrannl». il teatro tragico alfieriano é in stretta relazione con il saggio Del principe e delle lettere, dove si afferma che »la letteratura é. costitutivamente e genericamente, una radicale contestazione del principe», del potere politico in genere, che per la sua stessa logica è tirannico. Il tiranno Sei suo saggio Vittorio Alfieri «aveva ampiamente e acutamente analizzalo le forme in cui si presenta, nella storia e nella sua contemporaneità, il rapporto fra Intellettuali e potere politico». Afa un sappio (soprattutto due secoli fa) é per un numero limitato di lettori. Il suo furore antifirannico l'Alfieri vuole gridarlo al mondo. Questa possibilità la vede nel teatro: •Le tragedie alfieriane nascono proprio dalla meditazione teorica sul rapporto tra scrittore e potere». Un letterato libero, non legato a nessun principe, può rivelare la realtà del potere tirannico in tutta la sua vergogna e il suo orrore, e può metterla sotto gli occhi di tulli, con quella forte persuasione che discende dalla suprema funzione dello spettacolo teatrale. Venerdì pomeriggio i congressisti sono stati ad Asti, nella casa natale dell'Alfieri, dove ha tede il 'Centro nazionale di ttudl alflerianl' che cura l'edizione critica delle opere. Il presidente Luigi Firpo ha comunicato che già 39 volumi sono stati pubblicati e sono In preparazione gli ultimi sette. ladano Curino