Leopardi come frescura di Guido Ceronetti
Leopardi come frescura LETTERE DALL'ITALIA: SI TORNA ALLA PORTA DEL POETA Leopardi come frescura Non so se i palombari della crìtica faranno scoperte di tesori negli inediti leopardiani di cui si annuncia la pubblicazione; dubito che possa uscirne modificata l'immagine di Giacomo Leopardi, come spera qualcuno, è un'immagine di perfezione. Voglio solo osservare che è bello. E' bello pensare a Leopardi, interessarsi a lui, rileggerlo, ritrovarlo, parlarne. E' un nome talismano: dire Leopardi e allontanare da si l'impuro, il deformato, il volgare, il maligno; guarire di una malattia che s'ignora, bere e capire che se ne aveva bisogno. Leopardi e vissuto da capro espiatorio, come ogni vera grandezza umana, caricandosi di peccali del mondo, di crìmini dell'avvenire, un guaio fisico sopra l'altro, gli occhi scempiati, la colonna vertebrale scempiata, il ventre ricalcitrarne, i nervi senza rimedio, la vita sessuale atrofica, diluculare, disperata; è stato buttalo per i deserti del mondo, dove ha angelicalo un po' questa vecchissima penisola d>. cui non e mai uscito, e dove la tua parola non ha cessato di agire beneficamente. Non e 11 soltanto per far fare magnifiche, brillanti prove si letterati e ai professori: scende di notte a curare piaghe, distende il suo misterioso unguento, vola in soccorso delle anime, porta nelle arsure un alito di frescura. Ormai viviamo nel fuoco. Ne siamo circondati e assediati. Sono in molti a soffrire dell'impossibilita di vivere in queste gabbie tra stridori e paure, ma pochi, rispetto al numero dei prigionieri. I cretinizzati contenti sono tanti, e vogliono più tecnica, più macchine, più denaro, più musica, più tutto; e vogliono la disperazione e la morte, l'attirano, la fabbricano, la promulgano. Le armi si possono ancora chiamare armi? Quel povero «l'armi, qua l'armi» della prima canzone di Giacomo, armi napoleoniche, mezz'ora per ricaricare un fucile, da poco si era dileguato lo scalpito dei cavalli di La Hayc-Sainte, a Waterloo... Voleva «procomberc» da solo, stramazzare in chi sa quale nuvola di polvere davanti ai quadrati e ai cannoni, morire per un'Italia inesistente, sbarrando Termopili marchigiane... Uccidevano, quelle armi, ma non ignobilmente. Ci vergogna a dire armi quando si parla di missili, o di armi chimiche, di proiettili che scoppiano nella carne, di rugiade al napalm; c'è vergogna a dire guerra, perche questo tipo di guerra £ al di li della guerra. L'unico termine antico che si adatta mirabilmente, un vero guanto, è Nt'mesìs. L'abbiamo chiamata. E' qui. Leopardi mi suggerisce una citazione classica; grazie. Eccola: «... lustis indiria adprobatum est non esse curae Deis securitatem nostrum, esse ultionem». Traduco: «E' provato da precisi indiai che agli Dei non interessa la nostra tranquillili, ma il nostro castigo» (Tacito, liist. I, 3). Ma riaprire i Canti e le Operette e lo Zibaldone sari sempre, tra la mano vendicatrice divina e la nostra carne esposta all'offesa mettere come un velo di refrigerio, alzare un diaframma di frescura; il flagello si attenua, il fuoco e il fumo hanno un attimo d'incertezza, la peste rimanda la visita al giorno dopo. Per capire se una parola salva, bisogna disperare della salvezza, bisogna sapersi perduti e fare la prova. Con qualche parola, trovandomi sempre più spesso in queste condizioni, di oppressione e di angoscia assolute, ho visto che la cosa va. Commenti dotti, storie letterarie... Tutto in fumo, nel riverbero degli incendi, tutto coperto -dui ruggito di dolore che sale dalle I profondili umane; il senso di quella parola non era 11, non era questo il suo fine. Ci e stata data per mostrarci il ciclo nel momento in cui sarebbe stato più difficile scorgerlo, per frapponi tra, l'umano e l'inaccettabile, tra il giusto e l'infame, perché l'umano e il giusto avessero ancora un piccolo spazio, un meschino ma sufficiente margine per respirare. E* bello avere avuto tra noi questo poeta. E* bello tra il disordine e l'iniquità ascollarne la musica, battere con discrezione alla porta del suo «mirabile arcano». _ Guido Ceronetti
Persone citate: Giacomo Leopardi, Leopardi, Tacito
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