VIAGGIO-VERIFICA NELLE CITTA' DEL BENESSERE di Francesco Santini

Ravenna, le nuove frontiere VIAGGIO-VERIFICA NELLE CITTA' DEL BENESSERE Ravenna, le nuove frontiere Fino a trent'anni fa era terra di contadini e braccianti, proprietari terrieri e povera gente - Ora è al terzo posto per «qualità della vita», con record di presenze in teatri e biblioteche - Corre verso l'industria, ma continua a avere un fiorente mercato agricolo - Respinge sia il mito di Bisanzio che quello petrolchimico: s'interroga sui futuro a e e e , n a l e dal nostro inviato RAVENNA — / bollitori della chimica t'aitano nelle fiamme. Le ciminiere, gialle di fumo denso, opprimono l'antica città degli esarchi. Il paesaggio industriale corre nella pianura fino al mare. Ravenna è alle spalle. Nel porto del pescatori il padrone della Mario T. maledice le navi del petrolchimico, che avanzano lungo il canale e t'annunciano con sirene assordanti e improvvise. I bacini vasti dell'industria si perdono in nebbie rossastre La vecchia barca ha rinunciato alla pesca: l'uomo anelano s'adatta a piccoli trasporti per mure. La Mario T. s'è'disfatta delle reti ed egli non si dà pace. •Dove sono le triglie e le piccole seppie di settembre?», domanda l'uomo che ha lasciato la pesca, nell'angoscia di stagioni che -non combaciano', di pesci che •non s'Incontrano», di un mare che aveva pinete e paludi sulla costa e oggi ha case e Industrie. .Una generazione, dice con toni gravi, e tutto è cambiato». Il cordone delle prandi dune è saltato, la pineta è scomparsa. {Industria e l'orrore vuoto di seconde case in file ininterrotte hanno travolto l'equilibrio sottile di una terra che oggi «s'abbassa e sprofonda In un mare inquinato come il suo cielo •. Il paesaggio di Ravenna e del suo territorio sterminato e cambiato in fretta, quello che era il Mezzogiorno romagnolo d'Italia oggi sprofonda nel benessere e nell'acqua alta. A metà strada tra cultura contadinaesocietà postindustriale Ravenna s'Interroga sul futuro, divisa tra nostalgici del mito romagnolo della terra, establishment industriale e una classe quarantenne di dirigenti comunisti sempre lanciala nel dibattilo, tesa a stabilire record e primati nella regione rossa. L'inchiesta del Ornai*, pubblicata dal Monda pone Ravenna al terzo posto del viver bene nell'elenco delle novantacinque province italiane, ma la citta sembra respingere, col mito dell'Ante,-quello, antica*, di Bisanzio, alla ricerca dt •nuoue frontiere» nel milieu nio che si conclude. A sera, oltre la grande Platea del Popolo che si fa deserta, la città vive una dimensione segreta e sconosciuta. La via Corrado Ricci s'anima di giovani, di piccoli gruppi frettolosi. I ragaesi di Ravenna si presentano nella sala di lettura della Biblioteca Orioni e vi rimangono sino a tardi, la notte, per consultare fascicoli e riviste, bollettini e quaderni mensili. Nel silenzio dell'emeroteca prendono appunti e non finiscono di stupire il suo direttore, Ennio Dirani, un Intellettuale acuto, per nulla condizionato da una proni nera impastata di Romagna e dt dialetto, di anziani avvocati e di vece in terrieri affannati tra concorsi settimanali di poesie romagnole e raffiche di pubblicazioni di vernacolo. Dirani. nella grande sala csggsuvnp che espone 1300 testale, mostra di credere nelle nuove generaeiont. I prestiti dt ogni giorno nella sua biblioteca sono molto qualificati e in una città che non i sede universitaria •questo lascia ritenere che le otlanlalremlla presenze dell'anno passato e o a à r i siano dall strabilianti- per Ravenna che si mantiene sul 140mila abitanti Dirani non ha rimpianti. Il mito dell'antica capitale, dei bizantini, dei grandi momenti del V e VI secolo, sono filoni da guardare con sospetto. «Non vorrei che si credesse, dice con ironia, che qui la dantologie! si incontri per strada», ma subito svela che il ciclo di letture dantesche, dopo anni di vuoto e di tristezza, ■comincia a richiamare piccoli gruppi di giovani». Si vive bene a Ravenna? /'ociti ammette clic Ut ctttt, ha una buona dimensione, che le stagioni musicali e di prosa sono ad altissimo In elio, che il piccolo record del dieci turni dt abbonamento per le compagnie die toccano ti Comunale mostrano una vivacità decisa in un territorio che neppure trent'anni fa era dt contadint e di braceiejiifi. di proprie/ari terrieri e di povera gente. Poi venne la stagione di Enrico Mattel, della petrolchimica e del metano. Per quindici anni VAnic. svela Dirani. rimase Isolata da Ravenna: »Pcr la grande fabbrica si arrivò a costruire un villaggio d'abitazioni, con scuole e servizi a parte, una lerila irreparabile s'apriva tra Ravenna e il mare, verso Nord-Est. in dlre| zlone della Romea». Avanzava l'industria, la generazione dei Monti e dei Ferruzzi imponeva nuove regole. La cultura contadina veniva •distrutta, massacrata e travolta., ma Dirani subito aggiunge: .Come era giusto che fosse, perche la nostalgia indiscriminata e di chi non ha vissuto quella stagione di fame e di braccianti, di chiusura e di sudore che non e 11 coso di rimpiangere.. C'é. al contrario, chi s'altinenta di miti e in una Ravenia non unificata culturalmente si uni Inulte In piccole manie distinti:,- Ecco allora il tratto del pecchia romagnolo - che- esaspera ti dialetto», ecco la vecchia borghesia di provincia messa al margini dalla nuova cultura industriale -sfornare concorsi e letteratura sulla vecchia Ravenna*, per rispolverare mifi e valori storici 'assunti in maniera acritica in filoni densi di relorica». E forse le categorie del primato e dei miti sono nate, a Ravenna, proprio qui. nella via Corrado Ricci, sulla stessa area che nel 27 fu scelta dal fascispio per dare dignità al regime e ritrovare, nella Casa Orioni, abbattuta e ricostruita per la biblioteca, un precursore proprio in Romagna Era stata questa, nell'Ottocento, per due anni, tra il '19 e il 20. te cosa di ligwn giunto a Ravenna da Venezia per seguire la bellissima Teresa Gamba Ouicciolt. diciassettenne e affascinante sposa dt un conte ravennate. •Il vecchio Ouicciolt. ricorda Dirani, fini con l'accettare in casa l'amante inglese della moglie». Sul letto di Buron, finito chi sa dove, hanno vissuto generazioni di romagnoli, pronti a offrire ospitalità e amore su giacigli anonimi e senta storia, «tutti di Byron. tutu della bella Teresa». Dirani vive bene a Ravenna. Parla volentieri di un suo alunno illustre, quell'Arturo Ferruzzi. erede con le sorelle della grande fortuna di suo padre. Serafino, che in Italia e stato uno degli ultimi, veri capitalisti italiani, creatore di una ricchezza sana, convinto com'era che il suo compito fosse soprattutto quello di combinare I fattori produttivi: il capitale, il lavoro, la sua intelligenza. Nel palazzo dt vetro dei Ferruzzi. l'ingegner Ceroni, primo collaboratore di Serafino, dice di Arturo: »E' un uomo di gran valore, l'agricoltura e li suo mondo». In una città che corre verso l'industria. In Piazza del Popolo la mattina del mercoledì e del sabato continua, con regole non scritte, sulla stretta «di mano, un mercato agricolo ftorenttssimo. di merci che cambiano in fretta proprietario senza essere neppure viste, valendo, uncora come legge, la fiducia nella descrizione dt qualità e quantità, tra i vecchi agricoltori che arrivano in bicicletta e. sempre, pagano per contanti. Ma Ilei. Ferruzzi. Monti. ! intuizione del porto e la rovina ecologica, It benessere e la fine dt una pineta stupenda, la cultura Industriale Oggi, la crisi per aziende che, anche nella Ravenna del San Vitale e nell'orrore del Udo Adriano, avanzano travolgendo nuovi miti c vecchie strutture. Il sindaco Angelini descrive per la città un -momento dt rillessione e di pas- saggio». Comincia a pesare la tradizione anarchica della Romagna che torna a farsi sentire quando la pressione delle assemblee, dei comitati di quartiere e dei prandi dibattiti si scontra con la crisi e con la -qualità della vita•. Si vive bene a Ravenna, anche se la città in questa settimana t sconvolta nelle strade per i nuovi impianti e le nuove canalizzazioni, perché col suolo che s't ribassato di un metro e mezzo in pochi anni •ad ogni pioggia s'andava in barca». Il geologo Bertoni calcola che Ravenna t scesa • dt sei-sette centimetri ogni " anno. -La nostra, ricorda, è I siala la prima città in sclope ro ecologico», ma con la crisi 1 che preme, i grandi dibattiti sembrano suscitare qualche nota. Bertoni i arrivato a Ravenna da Ferrara. «Mi trovo molto bene», ripete con franco Brun. specialista di medicina del lavoro, approdato da Rovereto in questa • città umana, affascinante e tranquilla-. E anche l'architetto Anna Maria /unnucci, direttrice del Museo nazionale, nel complesso benedettino di San Vitale, t d'accordo: •Ravenna, ammette, pur tra molli alibi, offre minime felicità e grandi programmi: tra l'Ante e Bisanzio, spesso si agitano dietro i grandi temi piccole lotte di potere, piccole cose, ma. anche questa, è una città italiana». Francesco Santini H.oc-iiiui. ( iimi-rs;iiiit, sotto i portici dei Municipio in Pia/ss del Popolo, cuore della città (Foto Zani)