Gasdia, c'è una stella nel «Mosè» di Pesaro
Gasdia, c'è una stella nel «Mose» di Pesaro Grande successo dell'opera di Rossini, versione 1818 Gasdia, c'è una stella nel «Mose» di Pesaro PESARO — Con grande successo di pubblico è andata in scena l'altra sera al Teatro Rossini di Pesaro il Mose in Egitto mila versione napoletana del ISIS (rimaneggiata nel '19 e nel '22) anziché in quella francese del 1827 che Rossini approntò per le rappresentazioni parigine de Ilapera, e che è poi rimasta in repertorio fino ad oggi. Le differenze fra le due versioni sono notevoli: a l'ungi. Iter adattarsi alle inderogabili esigenze dei gusta locale. Rossini rifece interamente l'opera, con tagli, spostamenti, sostituzioni, l'aggiunta di un intero atto, danze e altri cari Mose in Eglllo, divenuto Molle et Pharaone, si dilatò cosi nel gigantismo sitettacolare e sonoro caro al melodramma parigino, con tutte le. conte- | guense positive e negative del caso: recitativi più accurati, declamazione più appropriata, grandi effetti spettacolari, ma anche tempi di ascolta più lunghi, per quella tendenza a trasformare il dramma in un rito lento e solenne che era profondamente radicata nella tradizione locale dell'oliera di stampo gluckiana. Ne consegue che Moise et Pharaone è un lavoro abbastanza noioso, mentre nell'originale del IBIS domina il senso tutto italiano di una tensione teatrale che avvince l'ascoltatore con i tuoi colpi di scena, la concentrazione narratila, i contrasti accostati con infallibile senso della spettacolo. Cosi, (ntiece di essere riassorbita nella grandiosità quasi liturgica della dimensione corale, col risultato di rimanerne un po'schiacciata, la vicenda prillata dei due sitasi segreti di campo avverso, l'ebrea Elda e l'egiziano Osiride, si alterna con maggiore efficacia a quella del itopolo di Masi che piange, prega, esulta, assiste stupefatto ai prodigi soprannaturali del suo grande leader. Elda è un personaggio bel.'isslmo. che risolve in dramma quella tenerezza elegiaca e sognante di cui Rossini aveva dato una prova superba in «Cenerentola.. // canto (radano, che non i quello francese, erompe trionfale dalla suayoce in tutta la fantastica flessibilità dd suoi modi esiiressivl: melodie distese, tra le piti belle inventate da Rossini, slanci acrobatici mai fini a se stessi, incisività di declamazione. Il partner Osiride ne resta contagiato in un paio di duetti, di cui uno cantato nel buio di un oscuro sotterraneo, dove i due spasi segreti si incontrano furtivamente e dove l'invenzione strumentale di Rossini, particolarmente raffinata in quest'oliera specie nell'uso dei legni, tocca ivrtid di mozartiana sottigliezza. Gli arabeschi del clarinetto e del flauto iter esprimere la tenerezza del patetismo elegiaco, il mormorio dell'arila nel concertato -Mi manca la voce-, il tinnire dei triangoli e nei cori festosi, i pizzicati strapputi dei bassi, l'uso degli archi sul itonticcllu con il suona sinistro die ne aerina, i tromboni sacrali che accompagnano la parte di Muse sorprendono l'ascoltatore con una varietà continua di invenzioni strumentali Claudio Scintone che ha rivisto la iiartitura sull'autografo di Rossini e che dirigeva I esecuzione a rapo della London Opera Sinfonietta. Ita messo adeguatamente in rilievo i pregi del lacero, organizzando in sapiente unità le varie furzedi un ottimo cast. Boris Martinovich è un Mosi nobilmente scultoreo. Simone Alaimo un Faraone suo degna antagonista, Rockuiell Blakc un Osiride adeguata¬ mente lacerato tra amore e dovere politico. In campo femminile, Daniela Dessi ha affrontato con slancio e molta accuratezza !a parte di Amai tea. consorte del faraone, dotata di una grande aria con coro (-Va i>ace mia smarrita.). Ma la vera trtonfatrtee della serata i stata Cecilia Gasdia. che ha dato di Elda un'interpretazione vocalmente completa, con una maturità tecnica ed una intensità espressiva salutata dal pubblico con le plii entusiastiche reazioni. Quando capiterà nelle mani di un regista che lavori in modo approfondita sugli attori, e ne faccia unche un'attrice, la Gasala, almeno per certi ruoli, non dovrebbe temere molte , rivali. Pier Luigi Pizzi, autore di I reola, srene e costumi, ha lasciato sovente che il gioco dei cantanti si organizzasse secondo i gesti coiwcnzionali I del melodramma, ma nel com! plesso ha dato uno sixttacolo splendida per efficacia ftgura\ tira, tutto dominato dal blu lapislazzula delle architetture e dall'oro degli eternati decorativi. Applausi )ter tutti Paolo Gallarati Cecilia Gasdia, la «era trionfalricc della scruta
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