Il pericolo delle «bollicine facili»
Il pericolo delle «bollicine facili» Alla mostra di Valdobbiadene qualche timore che si blocchi il boom dello spumante Il pericolo delle «bollicine facili» dal nostro inviato VALDOBBIADENE (Treviso) — Siamo il terzo Paese del mondo nella produzione di vini spumanti. Dopo la Francia con 311 milioni di Itottiglie (17G di champagne) e la Germania (278 milioni prodotte e 87mtllont Importate) tiene 17talta con 134 milioni davanti a Spagna (101.5) e Unione Sovietica (40 milioni di ooffiafie di champagne russo) l.a voce ^spumanti- nella nostra bilancia commerciale ha reso nel 1982 per 173 miliardi di lire, contribuendo )>er circa II 15 per cento all'utile netto dell'anno che è stato per ti settore vinicolo di 1278 miliardi. Sono dati confortanti (anche se nel primo semestre '83 c'è stata un flessione) che dimostrano quanto il settore sia cresciuto nel panorama enologico italiano. Ne è riprova la ventesima edizione della -Mostra nazionale dello spuman¬ te- ospitata nei saloni e nel parco della Villa dei Cedri a Valdobbiadene. nel cuore di una delle zone più tipiche di produzione degli spumanti (Prosccco e Cartlzze). La mostra, che si concluderà domani, è stata un'occasione per incontri tecnici, commerciati, scambi di opinioni tra gli operatori del settore. ■ stiamo vivendo un periodo di espansione su tutti I mercati — commenta soddisfatto Antonio Carpené. titolare della ultracentenaria "Carpené-Malvoltt", l'azienda spumantistica di Conegltano. leader nella produzione del Prosecco con 4 milioni di bottiglie sul circa 13 milioni della tona tipica — ma attenzione, i facili ottimismi possono essere pericolosi. La spumantlsllca e (alla di esperienza, tradizione, tecnologia, non si può improvvisare-. In un convegno tul futuro dello spumante si è sottoli¬ neato come oggi In Italia ci sia un boom indiscriminato della produzione, senza particolari controlli e regole fisse. -Non da tulle le zone e non da ogni uva si possono ricavare buoni spumanti — ha ammonito il professor Mario Fregont. do- cente di Enologia all'Università di Piacenza —; bisognerà valutare gli ecosistemi adam (vitigno, clima, terreno). Oltre al particolarissimi moscato d'Asti e prosecco, le uve migliori sono il pinot nero, lo chardonnay. il reisllng e qualche volta anclie I pinot bianchi e grìgi-. La mancanza di una più precisa normativa europea (Francia, Germania e Italia stanno discutendo da anni su un regolamento specifico per gli spumanti) ha Indotto molte aziende a tentare la carta delle bollicine facili. .Rischiamo di disorientare 1 consumatori stranieri — ha detto Giuseppe Oasparro. funzionario dell'Ice—ci vuole una politica di marketing comune che rafforzi e non spezzetti l'immagine dello spumante italiano.. L'Istituto commercio utero spende per la promozione vinicola 4 miliardi l'anno, ma non può far nulla contro t troppi .spumantelU- che tn\<adono l mercati di Germania e Stati Uniti a prezzi sviliti creando tra l'altro problemi seri alle case più prestigiose. •81 devono lare plU controlli sulle qualità degli spumanti che mandiamo all'estero — ha detto il senatore Paolo Desa,na. presidente del Comitato .per la tutela dei vini doc — og:gl manca il coordinamento ■tra 1 troppi organismi. Sono problemi complessi, ma intanto lo spumante di qualità continua a ottenere risultati notevoli. L'esportazione del nostri metodo *champenots. è In netta ascesa e l'Asti spumante (punta di diamante della enologia spumanttstlca Italiana) ha ormai molti estimatori anche in Francia (oltre un milione di bottiglia, dove alle cene -In. è d'obbligo ormai chiudere con un .Asti-, con llaccenfo sulla .1. alla francese, naturalmente. Sergio Mira valle
Persone citate: Antonio Carpené, Carpené, Giuseppe Oasparro, Mario Fregont, Paolo Desa
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