Hong Kong, paradiso degli armatori

Hong Kong^ paradiso degli cmmrtori Un porto che cresce vertiginosamente appoggiandosi a Cina e Giappone Hong Kong^ paradiso degli cmmrtori NOSTRO SERVIZIO HONG KONG — 8ir Yue Kong Pao è davvero l'uomo più ricco del mondo, come si sussurra qui? Lui. un sessantenne enigmatico, non si preoccupa della risposta e preferisce far prosperare discretamente un Impero sul quale il sole deve tramontare di rado, un trust di circa 60 imprese che fanno denaro dappertutto, nelle assicurazioni come nel settore Immobiliare, nell'editoria come nella finanza e nei trasporti. Una deUe pio generose macchine da soldi di sir Pao « una compagnia di navigazione che fa di lui. questa volta senza ombra di dubbio. 11 maggior armatore del mondo. Al confronto Onassis e Niarchos. anche all'epoca del loro splendore, erano semplici mozzi. La World Wide Shlppina Agencv Ltd controlla una flotta di oltre 200 navi per qualcosa come 30 milioni di tonnellate. Grosso modo, l'equivalente della flotta Usa. Una buona riuscita per questo banchiere di 8hanghal sospinto nella colonia britannica dalla rivoluzione comunista, per questo armatore improvvisato che 25 anni fa si e messo in lesta di conquistare 1 mari con una •caffettieravecchia di 30 anni. Ma non è l'unico caso. Anche 8. M. Khan è partito da zero o quasi (quattro navi nel '"4. e nove anni dopo la Quifeatt Shlp Management Lift, con 60 unita). E la Wah Kuong Shlpplng Agency Ltd dì Francie Chao ne ha altrev- j tante, più 12 già ordinate. Oggi, la Jardlnc Shlppmg Ltd, con 33 navi, pare un parente povero: ma ha 24 unita in costruzione. Alla fine dell'anno scorso, prima di morire. C. Y. Tung era riuscito a crearsi una (lotta di 130 unita, a diventare il massimo operatore mondiale di portacontatner, Tutti personaggi che fanno della (lotta di Hong Kong la prima del mondo, oltre 1600 navi. Su dieci unita commerciali che girano per il monda una appartiene agli mr.? t ori di qui. Ma nel registri .ìavuU la colonia inglese * in una posizione modesta, perché oltre I due terzi della sua flotta naviga sotto bandiere ombra. Questo innanzitutto per godere di vantaggiose disposizioni fiscali: a Hong Kong un industriale paga tasse soltanto sugli utili realizzati In loco, non su quelli all'estero, e nella misura del 17% contro li 40-50 dell'Occidente: inoltre, i paradisi fiscali di Panama, Liberia e Bermude non esigono tasse sugli Introiti realizzati oltre le loro frontiere dalle società a maggioranza di capitale straniero. Ecco perché 55 su 58 filiali della Eattern Atta Navigatton Co Ltd sono registrate In questi Paesi, come 40 filiali della Wash Kong e 34 su 39 aziende controllate dalla Orìent Overscas Container. La loro prosperità non dipende pero solo dai paradisi fiscali, ma anche da un in¬ dubbio senso degli affari, da un fiuto grazie al quale gli armalori di Hong Kong hanno annusalo I possibili risvolli del miracolo economico giapponese. Di fronte al rapido sviluppo del commercio este- > ro, e non volendo gonfiare le loro capacita di trasporto, gli ambienti finanziari di Tokyo1 hanno proposto negli Anni ! Sessanta agli armatori di qui una serie di contratti vamaggiosi per entrambe le parti: 1 cinesi ordinavano In un cantiere nipponico una nave fi- : nanzlaia oì 70 per cento dalYExim Bank di Tokyo e la noleggiavano per 10 anni a un agente giapponese. Con i noli. I il proprietario poteva poi ac- ! qulstare l'unità senza intaccare 11 suo capitale. Il locata-1 rio giapponese dava lavoro al cantieri del suo Paese ed evitava grossi investimenti. Cosi. 11 tonnellaggio della flotta di Hong Kong é quintuplicato negli ultimi 10 anni. Ma in questa prosperità era insita una debolezza: 11 rallentamento del miracolo nipponico, a partire dal 1980. OH armatori di Hong Kong incominciarono a doversi distaccare dall'eldorado giapponese, risvegliarsi dal torpore del comodi contratti pluriennali e trattare, come 1 comuni colleglli occidentali, carico per carico. Cosa non sempre facile, perché alcuni Paesi opponevano ostacoli agli invasori: L'Australia, per esemplo, in seguito alle pressioni del suol marittimi adottò rigide leggi contro le bandiere di comodo. Ma ci vuole altro. Hong Kong si adeguo presto alle consuetudini occidentali. Dimenticò senza lacrime 11 Giappone e si rivolse ad altri mercati: la Cina Innanzitutto. Paese dalle enormi possibilità. Il cui commercio estero passa per il 40°* attraverso la colonia. Poi c'é l'Europa, che per una strana timidezza gli intrepidi conquistatori rifiutano di attaccare frontalmente, preferendo concludere accordi di coopcrazione con 1 suoi armatori. I quali hanno colto al balzo questa occasione, che apre loro la possibilità di installarsi stabilmente sul mercati asiatici j. s. Comitato Sta MnncV • • |h r Citila* «La Stampa, Hong Kong. Una veduta della dna, la cui (Iona, oltre 1600 runyè la prima nel mondo

Persone citate: Chao, Iona, Khan, Niarchos, Onassis, Tung, Wide