Confessi a metà di Arrigo Levi

Confessi a metà Confessi a metà La distruzione dell'aereo di linea muIi,m.-.ino da parte del caccia .sovietico ha suscitato nel mondo non soltanto orrore e indigna/Jone, ma paura. Se un jumbo carico di passeggeri c dipinto vistosamente con i colori della sua compagnia ha potuto essere abbattuto da un pilota da caccia dell'Uri si è necessariamente trattato o di un tragico errore, o della spietata applicazione di regolamenti di sicurezza assurdi e disumani. Nell'uno come nell'altro caso, ciò che e accaduto nei cieli di Sakhalin non potrebbe ripclersi altrove? li' t|uesto che la gente si chiede. Se c potuta accadere una cosa cosi orribile (giacche il pilota russo nel momento di sparare doveva pur sapere che mandava a morte centinaia di persone), non potrebbero esplodere in circostanzi- analoghe e per cause analoghe incidenti anche molto più gravi? Qucsia tragedia riaccende e conferma la convinzione diffusa che non si può continuare a vivere in un mondo cosi pericoloso che ha l'aria di poter saltare in aria da un momento all'aUrn. senza fare uno storco estremo per cambiare le fregole del gioco* prima che sia troppo lardi. La tragedia del jumbi! sudcoreano rimette cioè in discussione tutto il complesso meccanismo degli equilibri delle garanzie reciproche e delle procedure che dovrebbero impedire la guerra atomica, e ripropone l'urgenza che si faccia un • tolto di qunhlài nella gestione di questo meccanismo di sicurezza globale attraverso un negoziato tra le supcrpolcn zc. impostato sulla rinnovata consapevolezza che e in gioco la sopravvivenza dell'uomo sulla Terra, e che tempi nuovi e pericoli nuovi richiedono an che regole di comportamento e idealità nuove. Queste ovvie considerazioni non debbono tuttavia far mini mizzare le responsabilità dirette sovietiche in quello che e ac caduto. Sono i regolamenti di sicurezza sovietici a essere formulati e gestiti con folle rigidezza; ed e il governo sovietico che deve necessariamente assumersene la piena responsabi lità. anche se nessuno vuole supporre che l'attacco omicida all'aereo sudcoreano sia slato ordinato da Andropov e neppure che il governo sovietico ne fosse consapevole. E' necessario definire con fermezza le responsabilità dirette dell'I) nionc Sovietica: senza cercare facili vie d'uscita nella denun eia dello stato di freddezza o di tensione tra le superpotenze, come se fosse questa la causa della tragedia esplosa nei cicli estremo-orientati. ■issa ha invece motivazioni ben precise, ap.!:e se non c facile definirle csauamcnic. La nuova versione della Tass, la spiegazione penosa sull'uso dei proiettili tracciami e le grottesche accuse alla Cia, rea davere organizzalo tutto per teatunntarc l'Urss*! rappresentano un'inequivocabile ammissione di colpevolezza. In sostanza, la Tass dice: l'aereo era in missione di spionaggio, e se per questo e stalo abbattuto la colpa è vostra. In altri termini, nel dubbio che dspionaggio si trattasse, i comandanti militari sovietici decisero senza esitazione di sacrificare centinaia di vite umane pei «dare un esempio*. Questa é un'ammissione spaventevole anche te contorta e quasi involontaria. Ma chi ha dato l'ordine Tinaie di abbattere l'aereo dlinea, dopo che questo era sta lo seguilo per un paio d'ore quando slava finalmente allontanandosi? L'ordine c forse partito dai comandi militari sovietici a Mosca? Fatichiamo crederlo: in tal caso si potrebbe perfino supporre la volontdi qualcuno di sabotare gsforzi in allo per rilanciare dialogo politico tra le due superpotenze, a partire dall'incontro Shultz-Gromyko già iprogramma per la prossimsettimana a Madrid. Non spuò ancora escludere niente ma sembra più plausibile che l'aereo sia stato abbattuto per ordine e colpa dei comandi regionali sovietici nella zona estremo-orientale. lì tuttavia, per dare credito i questa seconda ipotesi anziché alla prima, occorre che il governo sovietico vada ben olire le riluttami e parziali ammissioni via via rilasciate dalla rais e non nasconda la propria responsabilità dietro comunicali vaghi e assolutamente non credibili. Non ci sono segreti nell'epoca dello spionaggio elettronico, e sul fatto che l'aereo sia stato abbattuto deliberatamente le registrazioni americane e giapponesi, rese note dai due ministri degli risieri, non consentono dubbi di sorla. Tragedie simili, o appena minori, sono già accadute tre volte in passalo (una delle Ire in occasione di un analogo sorvolo dello spazio sovietico da parte di un altro acreo di linea sudcoreano). In ognuna di quelle occasioni i governi colpevoli si assunsero tutta la loro responsabilità e pagarono risarcimenti. Mosca oggi non può l'are nulla di meno, individuando i colpevoli («l'infame paranoico» come dice l'onorevole Craxi) e pren dendo misure perché un fatto simile non possa ripetersi. Al Irimcnti il governo sovietico si assumerebbe di fronte al mondo la responsabilità anche politica del disastro e tutta questa vicenda acquisterebbe aspetti mollo più gravi, con allarmanti conseguenze politiche: la vi brame denuncia del presidente Reagan dice quanto sia grave questo rischio. Se Mosca vuole rassicurare in qualche modo l'opinione pubblica, deve dire subito tutta la verità. Ma per ristabilire un'atmosfera internazionale meno inquieta occorreranno anche più impegnativi passi politici. In particolar modo ali prossima ripresa del negoziato di Ginevra sugli euromissili, il governo sovietico dovrebbe fare finalmente proposte serie e coraggiose. li' ora che Mosca smetta di fare concessioni marginali e di minacciare chissà quali contromisure se la Nato awicrà l'in slallazionc dei suoi primi, pochissimi euromissili: forse che la Nato non continua a trattare da un paio d'anni, mentre l'Urss continua a installare un nuovo SS-20 alla settimana? Arrigo Levi

Persone citate: Andropov, Craxi, Gromyko, Shultz

Luoghi citati: Ginevra, Madrid, Mosca, Urss