Nei mitici templi della Birmania con un visto di soli otto giorni
Nei mitici templi della Birmania con un visto di soli otto giorni Nei mitici templi della Birmania con un visto di soli otto giorni CINA Moymyo Mondoloy MERIDIONALE L, AEREO della Thal , atterra a Rangoon dopo un'ora di volo da Bangkok. A dare 11 benvenuto ci sono 1 funzionari della dogana che controllano con un'accuratezza esasperante passaporti e visti. La citta è cadente, aggredita dalla vegetazione clic s'infiltra tra le case e che non si arresta nemmeno davanti alla ferrovia, con I costruzioni sontuose che appartengono al passato e contrastano con una realtà povera, calcuttlana, che foraggia il lavoro nero, 11 contrabbando, il piccolo commercio. Al turista viene fatto capire senza troppi complimenti che il pagamento è molto gradito in dollari Chiusa in se stessa, concentrata nello sforzo di rimanere distaccala dai suoi vicini (Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia), la Birmania si concede agli stranieri per soli sette giorni, rilasciando un visto che si ottiene dopo estenuanti pratiche burocratiche. Passando per il centro della capitale si è investiti da colori della pubblicità, annunci dei film, botteghe di povere cose, folla di uomini e donne che vestono allo stesso modo, con una specie di gonna allacciata in vita e una camicia. E' il longyi, l'abito nazionale. In testa un cappellino bianco. A Rangoon ci sono due grandi alberghi: l'«lnya Lake» e lo «Strand». Il primo, immerso in un parco rigoglioso, ricorda lo stile delle costruzioni sovietiche, mas¬ templi più piccoli, ricoperti di foglie d'oro. Il tutto luccica e abbaglia sotto un sole complice e prepotente, un invito imperioso alla devozione e alla preghiera. Centomila monaci, una quantità innumerevole fra templi, pagode e monasteri fanno di questo paese una delle più importanti culle del buddismo. Il vero centro religioso è Pagan, a un'ora di volo da Rangoon. Non è comoda da raggiungere, perché è difficilissimo trovare un posto sull'aereo. Oggi, della mitica città sulle rivedell'Irrawaddy (il lumie degli elefanti) che affascinò Marco Polo, è rimasto poco più di un paese, con le rovine di 5 mila pagode disseminale su decine di chilometri quadrati oramai deserti. Gli «stupa» delle pagode (la parte che corrisponde al,1'altare di una chiesa) hanno le forme più strane: quello di Prbinyaung è emisferico, cilindrico quello di Lawkandana e altri sono conici, a forma di bulbo o di campana. Il tempio più famoso è Ananda, che risale al 1901. Ogni tanto spunta siccio e squallido. Lo «Strand» è il vecchio albergo degli inglesi che, anche se non è paragonabile al1'.'Orientai» di Bankok o al «Raffles» di Singapore, non ha perso il suo fascino. Particolarissima la sua politica del prezzi: la bottiglia d'acqua minerale pagata due kyalt un quarto d'ora dopo ne costa quattro e la camera da 18 dollari si paga un giorno 23 e un altro 20. in compenso alla prima colazione viene servito un porrldge eccellente e, con accanto 11 Guardian, il giornale locale in inglese, ci si aspetta d'incrociare da un momento all'altro lo sguardo con Maugham e Kipling. La Birmania è il paese delle pagode e la regina incontrastata delle pagode non poteva che trovarsi nella capitale. E' Shwedagon, una delle più belle costruzioni al mondo. Duemila anni, 116 metri d'altezza, 1085 campane d'oro, 420 d'argento, 5448 diamanti, 2317 pietre preziose e nel suo cuore otto capelli di Buddha. Intorno è circondata da sessantaquattro una misera costruzione di paglia. Un'altra città mitica è Mandalay. Colui che ne fu più affascinavo fu Kipling. Con mezzo milione di abitanti, Mandalay è ricca di templi: Kyauktawgyl, Kutliodaw. Mahamuni la Grande. Setkyathina, Eindawya. La città è anche un importante centro commerciale; ogni settimana s'incontrano nei suoi bazaar i mercanti che provengono da ogni parte del paese. A poche decine di chilometri c'è Maymo, antica residenza dei governatori inglesi, prediletta per il suo clima: ville, giardini e campi da golf testimoniano il vecchio style of life britannico nelle colonie di una volta. Dopo Mandalay, sempre in aereo, a Heho per raggiungere il lago Inle famoso per i barcaioli che remano con le gambe per avere le Nei mitici templi della Birmania con un visto di soli otto giorni Nei mitici templi della Birmania con un visto di soli otto giorni CINA Moymyo Mondoloy MERIDIONALE L, AEREO della Thal , atterra a Rangoon dopo un'ora di volo da Bangkok. A dare 11 benvenuto ci sono 1 funzionari della dogana che controllano con un'accuratezza esasperante passaporti e visti. La citta è cadente, aggredita dalla vegetazione clic s'infiltra tra le case e che non si arresta nemmeno davanti alla ferrovia, con I costruzioni sontuose che appartengono al passato e contrastano con una realtà povera, calcuttlana, che foraggia il lavoro nero, 11 contrabbando, il piccolo commercio. Al turista viene fatto capire senza troppi complimenti che il pagamento è molto gradito in dollari Chiusa in se stessa, concentrata nello sforzo di rimanere distaccala dai suoi vicini (Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia), la Birmania si concede agli stranieri per soli sette giorni, rilasciando un visto che si ottiene dopo estenuanti pratiche burocratiche. Passando per il centro della capitale si è investiti da colori della pubblicità, annunci dei film, botteghe di povere cose, folla di uomini e donne che vestono allo stesso modo, con una specie di gonna allacciata in vita e una camicia. E' il longyi, l'abito nazionale. In testa un cappellino bianco. A Rangoon ci sono due grandi alberghi: l'«lnya Lake» e lo «Strand». Il primo, immerso in un parco rigoglioso, ricorda lo stile delle costruzioni sovietiche, mas¬ templi più piccoli, ricoperti di foglie d'oro. Il tutto luccica e abbaglia sotto un sole complice e prepotente, un invito imperioso alla devozione e alla preghiera. Centomila monaci, una quantità innumerevole fra templi, pagode e monasteri fanno di questo paese una delle più importanti culle del buddismo. Il vero centro religioso è Pagan, a un'ora di volo da Rangoon. Non è comoda da raggiungere, perché è difficilissimo trovare un posto sull'aereo. Oggi, della mitica città sulle rivedell'Irrawaddy (il lumie degli elefanti) che affascinò Marco Polo, è rimasto poco più di un paese, con le rovine di 5 mila pagode disseminale su decine di chilometri quadrati oramai deserti. Gli «stupa» delle pagode (la parte che corrisponde al,1'altare di una chiesa) hanno le forme più strane: quello di Prbinyaung è emisferico, cilindrico quello di Lawkandana e altri sono conici, a forma di bulbo o di campana. Il tempio più famoso è Ananda, che risale al 1901. Ogni tanto spunta siccio e squallido. Lo «Strand» è il vecchio albergo degli inglesi che, anche se non è paragonabile al1'.'Orientai» di Bankok o al «Raffles» di Singapore, non ha perso il suo fascino. Particolarissima la sua politica del prezzi: la bottiglia d'acqua minerale pagata due kyalt un quarto d'ora dopo ne costa quattro e la camera da 18 dollari si paga un giorno 23 e un altro 20. in compenso alla prima colazione viene servito un porrldge eccellente e, con accanto 11 Guardian, il giornale locale in inglese, ci si aspetta d'incrociare da un momento all'altro lo sguardo con Maugham e Kipling. La Birmania è il paese delle pagode e la regina incontrastata delle pagode non poteva che trovarsi nella capitale. E' Shwedagon, una delle più belle costruzioni al mondo. Duemila anni, 116 metri d'altezza, 1085 campane d'oro, 420 d'argento, 5448 diamanti, 2317 pietre preziose e nel suo cuore otto capelli di Buddha. Intorno è circondata da sessantaquattro una misera costruzione di paglia. Un'altra città mitica è Mandalay. Colui che ne fu più affascinavo fu Kipling. Con mezzo milione di abitanti, Mandalay è ricca di templi: Kyauktawgyl, Kutliodaw. Mahamuni la Grande. Setkyathina, Eindawya. La città è anche un importante centro commerciale; ogni settimana s'incontrano nei suoi bazaar i mercanti che provengono da ogni parte del paese. A poche decine di chilometri c'è Maymo, antica residenza dei governatori inglesi, prediletta per il suo clima: ville, giardini e campi da golf testimoniano il vecchio style of life britannico nelle colonie di una volta. Dopo Mandalay, sempre in aereo, a Heho per raggiungere il lago Inle famoso per i barcaioli che remano con le gambe per avere le
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