Lucca

Passo passo nel silenzio antico Passo passo nel silenzio antico Lucca passato l'appellativo di sacrestia di Roma. Si parte da Piazza Napoleone, dove chi si reca a Lucca in macchina può trovare parcheggio, si risale via Veneto e si sbuca in piazza San Michele, che fu il foro dell'antica città quadrata di Roma e resta uno degli angoli caratteristici di Lucca medioevale. Il nucleo originario della chiesa di San Michele risale al XII secolo. Il tempio (aperto dalle 7,30 alle 19, con chiusura nell'intervallo 12-15) ha una forma architettonica solenne che piaceva molto a Puccini. Il grande musicista era nato nelle vicinanze, al n. 30 di via di Poggio. Lasciata la piazza all'angolo sud-ovest, percorrendo sino in fondo via San Paolino e via Galli Tassi, si trova sulla sinistra, Palazzo Mansi (XVII secolo).Vi ha sede la Pinacoteca nazionale, visitabile nei giorni feriali dalle 9 alle 14 e nei giorni fe¬ stivi dalle 9 alle 13 (è chiusa il lunedi, prezzo d'ingresso mille lire). La semplicità del palazzo all'esterno non deve trarre in inganno. Un'esplorazione più approfondita è consigliabile partendo dal cortile con le sue logge ombrose. Le sale, splendida testimonianza dell'antica ricchezza di Lucca, tappezzate da arazzi di Fiandra, culminano nella celebre camera degli sposi. Sotto l'arco trionfale della grande alcova rutilante di stucchi, di specchi e di orpelli, sul vasto letto pavesato di seta, si riassume la vita di un secolo che danzò i minuetti di Boccherlni sino alla raffica della rivoluzione. La passeggiata può continuare, prendendo a sinistra, lungo le mura, sino a che ci si arresta stupefatti di fronte allo scenario coreografico di Palazzo Moriconi, poi Controni e ora Pfanner (1667), con la sua singolare scalca e con i suoi terrazzi prospicienti il giar¬ Chiusa dai bastioni alberati, la città è un gioiello da visitare passeggiando senza fatica. Un itinerario che scopre le chiese e i palazzi più belli, le opere d'arte più famose, i ricchi negozi e gli storici caffè dino animato da statue e acque vive, da pavoni e da colombi. Sullo sfondo le Apuane merlate. In quelle splendide sale (in parte aperte al pubblico secondo il consueto orario del musei c dove ora è allestita la mostra delle sete e dei costumi lucchesi) il giovane Federico di Danimarca intrecciò il suo mesto idillio con Maria Maddalena Trenta, fattasi carmelitana quando le nozze sfumarono; sul baluardi di fronte Carlo Cybo-Malaspina fece cantare i suol rondeaux e sul bastioni ombrati passeggiò Cristina di Svezia. Il palazzo è avvolto a tratti dallo scampanio della torre di San Frediano, altra importante chiesa di Lucca. La sua bianca e severa facciata è movimentata da un Immenso mosaico dal vividi colori. Nell'interno, oscuro, spazioso e solenne, a tre navate separate da un severo colonnato, vi sono sculture del grande senese Iacopo della Quercia. Un'altra opera importante di Iacopo, la tomba di Ilaria, moglie di Paolo Guintgi, signore della Lucca del XV secolo, la si può contemplare in San Martino, che però è all'altro capo della città. La cattedrale ospita anche il Volto Santo, scultura lignea del crocifisso, avvolta nella leggenda e venerata da migliala di pellegrini nel corso dei secoli. Noto a tutto il mondo latino e anglosassone, prima che la sua fama si espandesse in Asia e in America. 11 Volto Santo è indice sicuro della diffusione commerciale degli avventurosi lucchesi che innalzarono una cappella in suo onore a Londra, Bruges, Anversa, Parigi e ovunque ebbero una loro «nazione», mentre spesero nelle grandi fiere della Provenza, della Champagne e della Borgogna il fiorino d'oro con l'immagine del «Cristo barbuto», come riferisce lo scrittore Ortensio Landò. Riprendiamo l'itinerario. Abbandonate le mura a San Frediano, varrebbe la pena di ritornare in centro. In via della Cervia, la Buca di Sant'Antonio, un ristorante riservato e tranquillo, con una collezione di ottoni che pende dal soffitto tra i prosciutti affumicati, offre una piacevole pausa. Il capretto allo spiedo è una specialità del locale che a fine estate serve un tipico piatto regionale, costituito da gi¬ uno di loro, travestito da frate, vaghi ancora nei dintorni: molti barcaioli raccontano al turisti che in certe sere lo si può ancora vedere. Nella caccia al pittoresco con emozione serale, anche se si è lontani dalla capitale Stresa, non manca mai la buona cucina. Le guide più aggiornate dei «gourmet» propongono tra gli altri il «Milano» di Pallanza, con gli antipasti in agrodolce, il manzo alla certosina e lo stracotto alla veneta (prezzo sulle 20-25 mila lire). In alternativa da non dimenticare, per chi è sulla via del ritorno, una sosta ad Arona, la patria di San Carlo Borromeo. Qui, nel duecentesco palazzo del Broletto, il ristorante del «Barcaiolo» con le sue carni alla griglia, un angolino delizioso poco prima della salita verso la rocca. Il menù e l'ambiente rievocano l'antica locanda con alloggio e stallaggio del Settecento: prezzo sulle 25 mila lire. Sempre sul filo del rustico e dello storico vale là pena di fare un salto alla «Taverna del pittore. (30 mila lire). E, tanto per concludere con • proposte di sapore antico, c'è il «Vecchio 'Arona. (costo 32.000 lire). Gianfranco Quaglia Lucca accoglie il turista con buoni albcr- ghi. Le guide citano il «Napoleon» e ('«Universo», confortevoli di seconda categoria. •Ilaria» e «Luna» sono di terza. Della «Buca di Sant'Antonio», ristorante in via Cervia, si è detto, vi si può mangiare pappardelle alla lepre, agnello con le olive, folaghe alla Puccini, fagioli al fiasco e altre specialità, innaffiate dal vino rosso delle colline lucchesi. Il ristorante è chiuso il lunedi e la domenica sera. La «Cascina Rossa», a Ponte San Pietro, offre girati di arrosto e di caccia, pesce alla griglia. Vini: Rosso delle colline lucchesi e Montecarlo bianco, che ha una buona persistenza, aroma di fiori di campo, di mandorle, di pasticceria e si associa bene ai tartufi di mare e al risotto con i gamberi. A pochi chilometri da Lucca, a San Macario in Piano, c'è il ristorante «Solferino», suggestivo e accogliente, con un delizioso giardino e una cucina veramente toscana. Un pasto costa circa trentamila lire. Chiude il martedì sera e il mercoledì. vero centro culturale di Lucca sin dal primi anni del secolo. Puccini, Mascagni, Giovanni Pascoli furono amici del proprietario che, dopo la morte di Puccini, istituì un premio annuale per promuovere lettere, arti figurative e musica. In tempi più recenti tra 1 frequentatori di questo caffè si ricordano Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti e Mario Praz. I loro nomi sono stati incisi su una lapide di marmo. Anche se le riunioni letterarie non si tengono più, l'atmosfera e l'arredamento sono rimasti quelli di una volta. Il bar è ben fornito di molte varietà di liquori, tè, biscotti e marmellate. Su retro del caffè c'è una piccola stanza che si apre su piazza Guidlccioni, dove pochi clienti silenziosi sorseggiano le loro bevande e giocano a scacchi. Quasi un club, riservato, confortevole e un po' fuori del tempo, rappresenta Lucca stessa, una città perfetta per chi ama vivere in modo tranquillo. ganteschi funghi cotti al forno con aglio e olio. La casa non manca di offrire poi un digestivo efficace. Dopo colazione, è il momento giusto per vagare attraverso gli intricati meandri della città, avvolta nella sonnolenza pomeridiana, ponendosi come meta via Fillungo, contrada medievale dominata dalla Torre delle Ore, con 1 caratteristici veroni, le porte a «T» delle antiche botteghe, le trifore dei palazzi coronati da torri e da altane. I suoi negozi sono eleganti come le merci che trionfano nellevetrine: abiti, pellami, oggetti di antiquariato, gioielli che perpetuano l'antica tradizione dell'oreficeria lucchese. E' il luogo Ideale per chi voglia fare shopping. Nel tardo pomeriggio il passeggio lungo via Fillungo è intenso. Giovani e vecchi, sfaccendati o meno, sciamano fermandosi davanti alle vetrine e chiacchierando animatamente. A metà strada, al n. 58, è doverosa una sosta all'Antico Caffè Caselli, ora De Simo, M e te I la Ilo ve r o Passo passo nel silenzio antico Passo passo nel silenzio antico Lucca passato l'appellativo di sacrestia di Roma. Si parte da Piazza Napoleone, dove chi si reca a Lucca in macchina può trovare parcheggio, si risale via Veneto e si sbuca in piazza San Michele, che fu il foro dell'antica città quadrata di Roma e resta uno degli angoli caratteristici di Lucca medioevale. Il nucleo originario della chiesa di San Michele risale al XII secolo. Il tempio (aperto dalle 7,30 alle 19, con chiusura nell'intervallo 12-15) ha una forma architettonica solenne che piaceva molto a Puccini. Il grande musicista era nato nelle vicinanze, al n. 30 di via di Poggio. Lasciata la piazza all'angolo sud-ovest, percorrendo sino in fondo via San Paolino e via Galli Tassi, si trova sulla sinistra, Palazzo Mansi (XVII secolo).Vi ha sede la Pinacoteca nazionale, visitabile nei giorni feriali dalle 9 alle 14 e nei giorni fe¬ stivi dalle 9 alle 13 (è chiusa il lunedi, prezzo d'ingresso mille lire). La semplicità del palazzo all'esterno non deve trarre in inganno. Un'esplorazione più approfondita è consigliabile partendo dal cortile con le sue logge ombrose. Le sale, splendida testimonianza dell'antica ricchezza di Lucca, tappezzate da arazzi di Fiandra, culminano nella celebre camera degli sposi. Sotto l'arco trionfale della grande alcova rutilante di stucchi, di specchi e di orpelli, sul vasto letto pavesato di seta, si riassume la vita di un secolo che danzò i minuetti di Boccherlni sino alla raffica della rivoluzione. La passeggiata può continuare, prendendo a sinistra, lungo le mura, sino a che ci si arresta stupefatti di fronte allo scenario coreografico di Palazzo Moriconi, poi Controni e ora Pfanner (1667), con la sua singolare scalca e con i suoi terrazzi prospicienti il giar¬ Chiusa dai bastioni alberati, la città è un gioiello da visitare passeggiando senza fatica. Un itinerario che scopre le chiese e i palazzi più belli, le opere d'arte più famose, i ricchi negozi e gli storici caffè dino animato da statue e acque vive, da pavoni e da colombi. Sullo sfondo le Apuane merlate. In quelle splendide sale (in parte aperte al pubblico secondo il consueto orario del musei c dove ora è allestita la mostra delle sete e dei costumi lucchesi) il giovane Federico di Danimarca intrecciò il suo mesto idillio con Maria Maddalena Trenta, fattasi carmelitana quando le nozze sfumarono; sul baluardi di fronte Carlo Cybo-Malaspina fece cantare i suol rondeaux e sul bastioni ombrati passeggiò Cristina di Svezia. Il palazzo è avvolto a tratti dallo scampanio della torre di San Frediano, altra importante chiesa di Lucca. La sua bianca e severa facciata è movimentata da un Immenso mosaico dal vividi colori. Nell'interno, oscuro, spazioso e solenne, a tre navate separate da un severo colonnato, vi sono sculture del grande senese Iacopo della Quercia. Un'altra opera importante di Iacopo, la tomba di Ilaria, moglie di Paolo Guintgi, signore della Lucca del XV secolo, la si può contemplare in San Martino, che però è all'altro capo della città. La cattedrale ospita anche il Volto Santo, scultura lignea del crocifisso, avvolta nella leggenda e venerata da migliala di pellegrini nel corso dei secoli. Noto a tutto il mondo latino e anglosassone, prima che la sua fama si espandesse in Asia e in America. 11 Volto Santo è indice sicuro della diffusione commerciale degli avventurosi lucchesi che innalzarono una cappella in suo onore a Londra, Bruges, Anversa, Parigi e ovunque ebbero una loro «nazione», mentre spesero nelle grandi fiere della Provenza, della Champagne e della Borgogna il fiorino d'oro con l'immagine del «Cristo barbuto», come riferisce lo scrittore Ortensio Landò. Riprendiamo l'itinerario. Abbandonate le mura a San Frediano, varrebbe la pena di ritornare in centro. In via della Cervia, la Buca di Sant'Antonio, un ristorante riservato e tranquillo, con una collezione di ottoni che pende dal soffitto tra i prosciutti affumicati, offre una piacevole pausa. Il capretto allo spiedo è una specialità del locale che a fine estate serve un tipico piatto regionale, costituito da gi¬ uno di loro, travestito da frate, vaghi ancora nei dintorni: molti barcaioli raccontano al turisti che in certe sere lo si può ancora vedere. Nella caccia al pittoresco con emozione serale, anche se si è lontani dalla capitale Stresa, non manca mai la buona cucina. Le guide più aggiornate dei «gourmet» propongono tra gli altri il «Milano» di Pallanza, con gli antipasti in agrodolce, il manzo alla certosina e lo stracotto alla veneta (prezzo sulle 20-25 mila lire). In alternativa da non dimenticare, per chi è sulla via del ritorno, una sosta ad Arona, la patria di San Carlo Borromeo. Qui, nel duecentesco palazzo del Broletto, il ristorante del «Barcaiolo» con le sue carni alla griglia, un angolino delizioso poco prima della salita verso la rocca. Il menù e l'ambiente rievocano l'antica locanda con alloggio e stallaggio del Settecento: prezzo sulle 25 mila lire. Sempre sul filo del rustico e dello storico vale là pena di fare un salto alla «Taverna del pittore. (30 mila lire). E, tanto per concludere con • proposte di sapore antico, c'è il «Vecchio 'Arona. (costo 32.000 lire). Gianfranco Quaglia Lucca accoglie il turista con buoni albcr- ghi. Le guide citano il «Napoleon» e ('«Universo», confortevoli di seconda categoria. •Ilaria» e «Luna» sono di terza. Della «Buca di Sant'Antonio», ristorante in via Cervia, si è detto, vi si può mangiare pappardelle alla lepre, agnello con le olive, folaghe alla Puccini, fagioli al fiasco e altre specialità, innaffiate dal vino rosso delle colline lucchesi. Il ristorante è chiuso il lunedi e la domenica sera. La «Cascina Rossa», a Ponte San Pietro, offre girati di arrosto e di caccia, pesce alla griglia. Vini: Rosso delle colline lucchesi e Montecarlo bianco, che ha una buona persistenza, aroma di fiori di campo, di mandorle, di pasticceria e si associa bene ai tartufi di mare e al risotto con i gamberi. A pochi chilometri da Lucca, a San Macario in Piano, c'è il ristorante «Solferino», suggestivo e accogliente, con un delizioso giardino e una cucina veramente toscana. Un pasto costa circa trentamila lire. Chiude il martedì sera e il mercoledì. vero centro culturale di Lucca sin dal primi anni del secolo. Puccini, Mascagni, Giovanni Pascoli furono amici del proprietario che, dopo la morte di Puccini, istituì un premio annuale per promuovere lettere, arti figurative e musica. In tempi più recenti tra 1 frequentatori di questo caffè si ricordano Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti e Mario Praz. I loro nomi sono stati incisi su una lapide di marmo. Anche se le riunioni letterarie non si tengono più, l'atmosfera e l'arredamento sono rimasti quelli di una volta. Il bar è ben fornito di molte varietà di liquori, tè, biscotti e marmellate. Su retro del caffè c'è una piccola stanza che si apre su piazza Guidlccioni, dove pochi clienti silenziosi sorseggiano le loro bevande e giocano a scacchi. Quasi un club, riservato, confortevole e un po' fuori del tempo, rappresenta Lucca stessa, una città perfetta per chi ama vivere in modo tranquillo. ganteschi funghi cotti al forno con aglio e olio. La casa non manca di offrire poi un digestivo efficace. Dopo colazione, è il momento giusto per vagare attraverso gli intricati meandri della città, avvolta nella sonnolenza pomeridiana, ponendosi come meta via Fillungo, contrada medievale dominata dalla Torre delle Ore, con 1 caratteristici veroni, le porte a «T» delle antiche botteghe, le trifore dei palazzi coronati da torri e da altane. I suoi negozi sono eleganti come le merci che trionfano nellevetrine: abiti, pellami, oggetti di antiquariato, gioielli che perpetuano l'antica tradizione dell'oreficeria lucchese. E' il luogo Ideale per chi voglia fare shopping. Nel tardo pomeriggio il passeggio lungo via Fillungo è intenso. Giovani e vecchi, sfaccendati o meno, sciamano fermandosi davanti alle vetrine e chiacchierando animatamente. A metà strada, al n. 58, è doverosa una sosta all'Antico Caffè Caselli, ora De Simo, M e te I la Ilo ve r o