Così affondano i laboristi inglesi

Così affondano i laboristi inglesi Così affondano i laboristi inglesi Scelte dunque storiche quelle che attendono gli eredi sempre più sconfortati di Clement Attlee. l'uomo a cui riuscì di battere sir Winston Churchill nel 1945. ed — in epoche recenti — di Harold Wilson e di James Callaghan. Le scadenze sono ormai ravvicinate in vista del congresso nazionale di Brighton dei primi di ottobre, ma già la prossima settimana dal 5 al 9 settembre a Blackpool. in occasione della riunione annuale delle Trade Unions. si delineeranno gli schieramenti per la conquista della direzione In lizza sono rimasti praticamente due aspiranti a rappresentare in sostanza le anime contrastanti del laborismo inglese. Attestato su posizioni estremistiche figura Neil Klnnock, 41 anni, gallese purosangue, ex giocatore di rugby, assai telegenico nonostante le lentiggini e la folta zazzera color carota, ottimo oratore. E' 11 beniamino dei cosiddetti -ribelli» marxisti di Anthony Wedgwood Benn. capo storico dell'ultrasinistra labour, arrabbiatissimo non essendo stato rieletto a Westminster Hall. Il suo manifesto sa di radicale, vorrebbe vedere Londra uscire dalla Cee e procedere sulla strada del disarmo unllateriale, perciò niente missili Pershing e di crociera sul territorio alblonlco. Un «duro» insomma poco disposto al compromessi con l'ala moderata di Roy Hattersley, cinquantenne, giornalista, saggista e soprattutto europeista convinto ed oppositore di qualsiasi disimpegno nucleare nei confronti dell'Alleanza altantica specie se effettuato in assenza di segnali distensivi e gesti concreti da parte di Mo¬ Cosa succede nella English leftl Nemmeno la parentesi estiva sembra essere riuscita a riportare un po' di calma sulle acque agitatissime del Labour party, spira anzi aria di tempesta perché alla crisi di identità esplosa dopo la cocente umiliazione patita con le elezioni di giugno si è aggiunta adesso la feroce battaglia interna ingaggiata dai candidati alla successione di Michael Foot. l'anziano leader dimessoli all'indomani del trionfo conservatore di Margaret Thatcher. Risultato: il partito laburista non sa ancora se spostarsi ulteriormente a sinistra, rischiando in questo modo di snaturare la propria antica caratteristica di alternativa tradizionale, affidabile, cioè concreta, da sempre alla base del bipartitismo britannico, oppure se tamponare da destra, o più verso il centro, l'offensiva politica lanciata dai socialdemocratici. Certo è che la sinistra inglese sta vivendo il suo momento peggiore in oltre mezzo secolo di alterne fortune ai Comuni ed al governo. In Parlamento si trova ridotta a 209 deputati, e non era mai scesa cosi in basso dal 1931, dai tempi di Ramsay Mac Donald, mentre dal gabinetto-ombra filtrano poche proposte valide in grado di contrastare sul piano sociale le riforme a valanga proposte dalla Lady di ferro. Persino i sindacati hanno smesso di fungere da serbatoio di voti, la crisi economica insulare ha aperto infatti molti occhi nella massa di disoccupati, quasi tre milioni, i quali ora sperano sempre meno nelle promesse socialiste per fidarsi piuttosto dei risultati ottenuti dalla gestione tory. sca. A dividerli inoltre in profondità vi è pure la diversa concezione sul Welfare State, per Klnnock va bene l'assistenzialismo previdenziale esasperato, «dalla culla alla tomba», secondo 11 suo antagonista invece gli interventi statali andrebbero graduati in modo da stimolare la ripresa Scrivono i giornali della capitale che Klnnock «the red», il rosso, appare nettamente favorito grazie anche al ritiro dalla còrsa del vice di Foot, Denis Healey, e di altri concorrenti minori come Peter Shore, il brillante economista del partito. «Ciò significa — commenta il Daily Telegraph — la fine di ogni speranza della sinistra "mode in England" di tornare nelle stanze dal potere politico per almeno dieci anni». Dalla parte di Klnnock dovrebbero pertanto schierarsi gli oltranzisti del partito, 1 «falchi» del sindacato e gli «Irriducibili» del gruppo parlamentare. A questo punto sorgerebbe il pericolo di una seconda scissione, sul modello della «fuga» di alcuni anni fa dei «traditori» di Roy Jenkins, verso le braccia accoglienti della «terza via» spianata dai socialdemocratici e dai loro alleati liberali. Sarebbe in effetti un grosso regalo ai conservatoti e non per niente il primo ministro signora Thatcher si è subito affrettata a dichiarare con evidente soddisfazione: «L'unica opposizione a preoccuparmi non verrà più dai laboristi ma dall'alleanza socialdemocratico-liberale». Come dire il tramonto di un'epoca ed 11 retriva/ dell'era vittoriana. Piero de Garzarolli

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