Il Barbiere di Siviglia all'ombra del Walhalla

Il Barbiere di Siviglia all'ombra del Walhalla Il Barbiere di Siviglia all'ombra del Walhalla Aldo Protli e Alfred FINALE LIGURE — Da quattro anni a Finale Ligure, nell'arena del Borgo, si tiene una stagione estiva dell'opera lirica con un successo tale da candidare la rassegna tra i festival estivi più riusciti. Il luogo ha qualcosa di improbabile e di surreale che dà allo spettatore l'impressione di essere capitato in un bizzarro crocevia di paesaggi sghembi e spaiati. L'opera si la nell'immenso cortile di una scuola, un luogo grigio e rettangolare che tarpa qualsiasi volo della fantasia. Il palcoscenico si erge al fondo del gran rettangolo dove un paio di eucalypti rovesciano pietosamente le loro chiome sul geometrico squallore del corlilaccìo. Appena però lo spettatore volge le spalle al palcoscenico resta allibito: su quella platea inscatolata incombe un colle sulla cui cima se ne sta disc guata una antica fortezza ben illuminata da qualche riflettore. E' cosi scosceso quel colle che la fortezza ha dovuto essere costruita con il più azzardato verticalismo e. contemplata dal basso, dà l'impressione di un gran disegno in prospettiva come quelli che si collocano sui fondali delle o))crc. Non c'è dubbio: ci troviamo davanti a una realizzazione del Walhalla wagneriano cosi perfetta da ribaltare la realtà in finzione. Un caso curioso ha voluto che sabato sera sotto le architetture del Walhalla vedessi 1110 il Barbiere di Siviglia. Ecco una coincidenza degna della fantasia di Brcton, Ernst Buhuel c di tutti coloro che dai maestri del .surrealismo» hanno appreso il fascino di quegli choc che mandano in frantumi ogni prevedibilità Questo Barbiere all'ombra del Walhalla si adegua meravigliosamente alla costellazione surreale. E' fatto da vecchie glorie e giovani talenti in cerca di un accordo che si risolve spesso in una confusione dispettosa. All'albo delle vecchie glorie appartengono il Figaro di Aldo Protti e il Bartolo di AH redo Mariotti vocalmente un po' consunti ma scenicamente degni dei più grandi palcoscenici del mondo. Tra questi due vecchi signori della scena si insinua la coppia dei giovani impersonala dal Llndoro di Giuseppe Milana e dalla Rosina di Ales¬ , lascia l'Italia o Mariotti nell'opera diretta dal ni" Morelli cantare i cantanti tenendo ora strette e ora lentissime le briglie all'orchestra. Questa però, si tratta dell'orchestra del Teatro Comunale di'Genova, si rassegna alla disciplina impostale dal direttóre ma rivela, specialmente negli archi, una mancanza di intonazione che più dispettosa e invereconda non si saprebbe immaginare, al punto che quanto di buono accade sul palcoscenico viene commentato da una colonna son.ora rossiniana che pare riscritta da Maurizio Kagel. Tutta questa congèrie di eventi musicali più o meno belli, straordinari, goffi, esilaranti e dispettosi spumeggia nel cortile del borgo ligure sotto la calma impassibile di quel Walhalla stupendamente dccontestuallzzato. sandra Gonzaga. La mano che ha assortito questa coppia è stata, probabilmente guidata da un gusto irresistibile per i contrasti perché è difficile immaginare un tenore tanto a disagio quanto il Milana nei bassi di agilità ed un soprano preciso, acrobatico ed intonato quanto la Gonzaga. Se si aggiungono l'ottimo don Basilio di Lorenzo Gaetani. la decorosa Berta di Francesca Castelli e il mediocre Fiorello di Nazzareno Macri si ha una compagnia di canto più che discreta che zoppica soltanto sul lato tenorile. Un altro elemento di perturbazione dispettosa è dato dalla prestazione dell'orchestra. La dirige il maestro Giuseppe Morelli, un veterano accortissimo di quelli che sanno magnificamente lasciar Enzo Restagno

Luoghi citati: Ales, Finale Ligure, Italia, Siviglia