Escluse dalla finale di Miss Italia tre candidate chiedono: «giustizia!»
Escluse dalla finale di Miss Italia tre candidate chiedono: «giustizia!» Coinvolta nel concorso di bellezza anche la magistratura di Parma Escluse dalla finale di Miss Italia tre candidate chiedono: «giustizia!» SALSOMAGGIORE — Contestazioni nei vari concorsi di bellezza — siano Miss Italia oppure «donna ideale», o «lady» — sono sempre state all'ordine del giorno, da parte di concorrenti deluse, o delle loro madri. Non era forse mai successo che l'esclusione dalla finale portasse alcune candidate a Miss Italia a rivolgersi all'autorità giudiziaria. E' quanto hanno fatto Cristina Defalco, Miss Cinema Campania, Patrizia Giunta, Miss ragazza sprint per la Sicilia, e Antonella Rustica, Miss Cine Sicilia, rivolgendosi alla Procura della Repubblica di Parma, competente sul territorio di Salsomaggiore, dove domenica sera 11 concorso si è concluso con la vittoria di Raffaella Baracchi, torinese diciannovenne (Miss Italia), della sua coetanea e concittadina Carla Dimartino (Miss Eleganza) e della lombarda Giusy Ravizza (Miss Cinema). «Essendo risultate vincitrici di selezioni regionali ed avendo avuto regolare lettera dinVito a Salsomaggiore da parte dell'organizzazione Miri (quella che fa capo a Enzo Miri gliani, patron del concorso; ndr) ci siamo presentate, sottoponendoci ad un lungo viaggio, al raduno dell'Hotel Centrale* — spiegano le tre misses. «Qui — aggiungono — siamo state costrette a firmare il regolamento: dopo un viaggio stressante in treno di venti ore, nella calca di fine agosto, non abbiamo avuto altra scelta. Abbiamo accettato il regolamento capestro, in caso contrarlo saremmo, state mandate a casa*. Il regolamento si contraddice, al n. 3 afferma che la Miri «può fare prima o durante la finale una preselezione inappellabile delle candidate*, mentre al n. 5 si dice che «una detentrice di titolo regionale deve essere giudicata solamente dalla giuria designata dall'organizzazione.. «La sera del nostro arrivo, il 25 agosto, a mezzanotte — si legge ancora nell'esposto alla Procura della Repubblica — nella hall dell'albergo abbiamo dovuto metterci In costume da bagno davanti a Eneo Mirigliani che, senza II parere della giuria, ha, a suo insindacabile e inappellabile parere, deciso di buttarci fuori dal concorso*. Al magistrato, pertanto, le tre misses «cacciate» chiedono di confermare il loro diritto, che era quello di sfilare, con tutte le altre finaliste regionali, dinanzi alla giuria ufficiale «al cui giudizio si sarebbero rimesse in quanto unico organismo preposto alla selezione*. «Con riserva di salvaguardare i nostri diritti nella competente sede — concludono le tre ragazze —, chiediamo alla Procura della Repubblica di effettuare approfondite indagini in ordine di eventuali ipotesi di reato, come l'obbligo di sfilare in costume da bagno nel salone di un albergo, dinanzi agli occhi di Mirigliani e del suo clan, dopo che erano stati esclusi i nostri genitori*. L'esposto alla Procura è stato consegnato anche al giornali perché siano resi noti questi «incredibili fata che alimentano la contestazione delle femministe, con le quali non vogliamo assolutamente confonderci, anche se il verificarsi di questi episodi può sembrare un avvaloramento delle loro tesi*. . Franco Marchiare
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