Sardegna, sui monti dei delitti

Sardegna, sui monti dei delitti Ai mali antichi dell'isola si aggiunge ora la delinquenza politica Sardegna, sui monti dei delitti Sulle alture del Nuorese è sorto il movimento armato sardo che vanta omicidi e sequestri - Secondo alcuni amministratori e sindacalisti, alla sua nascita ha influito la presenza nel carcere di «Badu e' carros» del braccio speciale dei terroristi che ha creato una commistione tra delinquenti comuni ed esaltati politici DAL NOSTRO INVIATO NUORO — E' sulle montagne nuoresi che è nato il Mas, movimento armato sardo, che si vanta di avere già ucciso sei delatori e carpito, con un duplice sequestro, 500 milioni da destinare all'acquisto dì armi per le operazioni future. Monti belli e selvaggi, sui quali i latitanti si muovono con facilità e sicurezza. 11 nucleo fondatore del Mas, secondo gli inquirenti, è costituito da cinque latitanti: Annino Mele, Antonio Staffa, i fratelli Gianni e Claudio Cadimi e Salvatore Pirinu. Quanti altri si sono associati a loro? I latitanti pericolosi in Sardegna sono un po' più di una ventina: ne hanno cinque ciascuno dei paesi che tradizionalmente costituiscono il vertice della criminalità, Mamoiada, Orgosolo, Orune. A Mamoiada negli ultimi dodici anni si sono avuti 25 omicidi, a Orune, dal '50 al '73, 28 uccisi; a Orgosolo nei quattro anni terribili '50-54 furono 26. Poi le falde si sono quietate, si va avanti con un ritmo relativamente modesto. Comunque le cifre complessive sono spaventose: nel circondario del tribunale di Nuoro dal '60 all'80 gli omicidi sono stati 250 e i tentati omicidi 380. Vendette truculente «C/te dipendono innanzitutto dalla roba prima maltolta e poi mal distribuita^ spiega l'ex sindaco di Mamoiada prof. Pietro Porcu, che già dieci anni fa, quando era in carica, aveva lanciato un appello per inv tare giovani e anziani «a una più attenta riflessione sulla dignità umana, al rispetto della persona altrui». Aggiunge il prof. Porcu: «E dipendono inoltre dalla paura che qualche ex malvivente, una volta uscito dal giro, possa parlare; dalle campagne deserte; dai testimoni che possono sapere troppo e diventare pericolosi-. E' cosi da secoli. Lo storico Goffredo Casalls scriveva nel . 1841: «I mamoiadini sono gente laboriosa e religiosa. Non paiono più meritare l'accusa dcamgdpdmmMcdc n a di vendicatori e sanguinari che faceasi contro di loro in altri tempi. Gli animi sono di molto mansuefatti-. Una diagnosi errata, come si vede. Ma perché, adesso, questa delinquenza si politicizza, proclama che dalla Sardegna devono andarsene gli italo-americani, che l'isola deve rimanere solo ai sardi? Matteo Marteddu, segretario provinciale della de di Nuoro, crede di poter dare questa risposta: Alla nascita del Mas ha certo influito la presenza nel carcere locale Badu e' carros del braccio speciale dei terroristi che Ita creato una commistione tra delinquenti comuni ed esaltati politici-. E' un punto sul quale molti sono d'accordo. Per il presidente della amministrazione provinciale Antonio Orrù il carcere speciale «è il detonatore della situazione e deve essere chiuso-. Salvatore Nioi. per diverse legislature consigliere regionale del pei e leader storico del movimento operaio nel Nuorese, dice: «/ fenomeni nazionali, sia di carattere politico che economico, arrivano in Sardegna con un certo ritardo. Anche il terrorismo ha seguito questo iter. Mentre le Br non erano riuscite a far presa, ora nasce questo terrorismo nuovo, con impronta sarda, certo favorito dalla presenza dei terroristi nel carcere di Nuoro». Il vescovo mons. Giovanni Melis da tempo va predicando che si deve combattere la cultura di violenza e di vendetta, con una mobilitazione generale contro questi fatti di san gue. Dice: «Ho constatato die individualmente tutti sono d'accordo nel deprecare i de litti, soprattutto gli omicidi e i sequestri di persona. Ma è mancata l'azione corale, quel la manifestazione di popolo in cui amministratori e cittadini, partiti e associazioni, senole e sindacati manifestino pubblicamente la loro opposizione a ogni forma di violenza e di prepotenza». Anche per queste pressioni della Curia, 11 presidente dell'amministrazione provincia le ha indetto, nel luglio scor f so, un convegno su «le nuove forme di criminalità». E 11, tutti, politici, sindacalisti, amministratori, hanno convenuto che la situazione è preoccupante, hanno chiesto il trasferimento dei terroristi da Baduc'carros. .■Si sono individuati anche altri settori in cui intervenire — dice Marteddu — le campagne, ad esempio, die sono sempre più spopolate e meglio si prestano per le azioni banditesche. E aggiunge: Per far passare le popolazioni da un sentimento di rigetto alla fase attiva della collaborazione. per sconfiggere gli ultimi scampoli di omertà occorre che le istituzioni si meritino la fiducia della gente. Le istituzioni devono dimostrare di sa¬ per governare, non solo di saper lanciare sterili lamentazioni». Da anni era pronto un piano agropastorale per dare infrastrutture alle campagne, case, stalle, laghetti collinari, possibilità di associazionismo, elettrificazione, ma è rimasto sempre sulla carta. Solo adesso sembra che si stia cominciando a fare qualcosa nella zona di Olzai. Tardi. E un altro grosso pericolo viene dalla crisi della industria. Dice Nuoi: «La chimica di Oltana doveva essere quella che avrebbe risolto tanti problemi nell'isola. Si era preventivata nel solo stabilimento di Oltana l'occupazione di 7500 lavoratori e di 12 mila in tutta l'area. Il primo impianto iniziò a funzionare nel '72; da allora la massima occupazione è stata di 3200 dipendenti a Ottona e altri 700 nel resto dell'area. Oggi sono in totale meno di 3 mila e per la fine di settembre è preventivata la chiusura dello .stabilimento di filopolicsterc dell'Ante con la messa in cassa integrazione di 700 dipendenti. Chiudendo questo reparto i costi di produzione aumenteranno ulteriormente (ora il deficit di Oltana è di 60 miliardi all'anno), quindi si finirà per tentare di chiudere tulio. Ma allora si vedrebbe aumentare spaventosamente il fenomeno della criminalità. Ci batteremo perché Oltana possa sopravvivere». Kcmo Lugli