Lettera firmata Emanuela ai genitori « Carissimi, accettate le condizioni» di Giuseppe Fedi

Lettera firmata Emanuela ai genitori « Carissimi/ accettate le condizioni» Scritta a macchina e spedita da Roma: per gli inquirenti è falsa Lettera firmata Emanuela ai genitori « Carissimi/ accettate le condizioni» La ragazza racconta le sue sofferenze, parla di torture - Domenica è scaduto l'ultimatum ROMA — L'ennesimo ultimatum dei rapitori di Emanuela Orlandi è scaduto domenica. E a 24 ore di distanza nella vicenda s'è inserita una novità. Una lettera con la firma di Emanuela in cui la ragazzina descrive le proprie sofferenze. Racconta di trovarsi chiusa in una cella, sempre legata a una branda. E aggiunge di essere sottoposta a torture con dei ferri roventi. La missiva, in tutto una facciata scritta a màcchina, spedita sabato da Roma, è giunta ieri all'avvocato Gennaro Egidio, il legale della famiglia Orlandi. «Carissimi mamma e papà, le persone di cui sono ospite mi hanno permesso di rivolgermi direttamente a voi per farvi conoscere la mia situazione. Siccome ho le mani legate io detto e loro scrivono a macchina». Cosi comincia la lettera firmata «Emanuela» giunta allo studio dell'aw. Egidio. La persona che afferma di essere «Emanuela chiede che siano accettate le condizioni poste dai rapitori per liberarla. Non precisa quali siano le condizioni né risponde ad alcuno dei quesiti che erano stati posti dai genitori di Emanuela Orlandi; In vece si dilunga a parlare del suo stato. Per qualche tempo sarebbe stata trattata bene poi avrebbe subito sofferenze fisiche Se le condizioni per la liberazione restassero inascoltate, il suo stato peggiorerebbe. Al testo dattiloscritto seguono le parole di saluto scritte a mano e 11 nome «Emanuela». La lettera è stata imbucata a Roma. E' vera o falsa? Gl'inquirenti sostengono la seconda ipotesi. Chi non ha dubbi sulla falsità della lettera è il dottor Cavaliere, il funzionario della squadra mobile che fin dalla prima denuncia di scomparsa di Emanuela Orlandi ha seguito 1 successivi sviluppi del l'inchiesta. Sarà comunque la perizia calligrafica affidata ai tecnici dei carabinieri a sciogliere definitivamente l'interrogativo. Appena l'ha ricevuto, alle 11,30 di ieri, l'avvocato Egidio ha portato lo scritto al reparto operativo dell'Arma, in via Insclci. E al termine della riunione, alla quale hanno preso parte anche lo zio di Emanuela e il dottor Cavaliere, ha detto: «Non faccio congetture, ipotesi. Mi attengo ai fatti. Non sono un esperto calligrafo. Spetta ai periti accertare se questo documento è falso o se la firma di Emanuela è autentica». Dopo 68 giorni dalla scomparsa della ragazzina, gl'investigatori, impegnati su ogni possibile traccia, non posseggono che pochi clementi certi ed 11 campo in cui continuano a muoversi è essenzialmente quello dell'attesa. Con il passare delle settimane le speranze dei genitori della studentessa di ritrovarla viva si sono ridotte. I sedicenti sequestratori del «Fronte anticristiano Turkesh- non hanno mai dimostrato di essere in possesso dell'ostaggio. E il «giallo» della cittadina vaticana ha assunto via via 1 risvolti di un intrigo internazionale e spionistico, di un'azione terroristica o di ricatto nei confronti del Vaticano, di un rapimento operato da un maniaco o da uno squallido gruppo di delinquenti che magari hanno a che fare con gli ambienti della prostituzione o con la «tratta delle bianche». Per l'ottava volta, alla scadenza dell'ultimatum, l'altro ieri il Papa e tornato a parlare di Emanuela Orlandi. Non ha esaudito la bizzarra richiesta del «Fronte anticristiano Turkesh-, ma non l'ha nemmeno completamente ignorata. La frase, «tanto ovvia e scontata da non esigere un'affermazione pubblica» (cosi aveva detto il portavoce vaticano) era la seguente («All Agca è un essere umano come Emanuela Orlandi e come tale va trattato-). Niente del genere è venuto dal balcone di Castel Gandolfo e tuttavia nei discorso di Giovanni Paolo II, i sedicenti sequestratori dovrebbero trovare più di un elemento per essere soddisfatti. Il Papa non ha parlato di «essere umano» ma ha chiamato «persona- il suo attentatore, aggiungendo di pregare anche per lui. In un precedente discorso aveva chiamato «fratello» Agca. Domenica la parola «persona- 6 venuto dopo 11 riferimento a Emanuela e all'altra ragazza scomparsa, Mirella Gregorl. «Persona», appunto, è l'attributo umano per eccellenza. Il «Turkesli», ammesso che questa sigla nasconda qualcosa di serio, dovrebbe essere soddisfatto. Tra le Ipotesi su questa misteriosa vicenda, una che gode di un certo credito vede il rapimento di Emanuela progettato inizialmente per scopi ben diversi da quelli imposti in un secondo momento. Ci si sarebbe accorti cioè — per esempio dai manifesti fatti affiggere sui muri di Roma dagli Orlandi, dall'interessamento del Pontefice — del va- • lorc reale dell'ostaggio: cittadina vaticana. I sequestratori avrebbero quindi fatto marcia indietro, escogitando una strategia per giungere, in tempi non necessariamente brevi, a una richiesta sicuramente più conveniente del profitto che avrebbe procurato lo scopo iniziale del rapimento. Giuseppe Fedi

Luoghi citati: Castel Gandolfo, Roma