Esploratori della saggezza sarda

Esploratori della saggezza sarda LA LINGUA CHE PARLIAMO Esploratori della saggezza sarda In un articolo su questo giornale di una serie riguardante la Sardegna, sono state latte le giuste lodi di uno studioso tedesco dalla vita errabonda, Max Lcopold Wagner, al quale fin dal titolo si attribuisce il merito di aver fatto prender coscienza del valore e dell'importanza delle parlate sarde. Wagner, dopo .molti ed irrequieti soggiorni in varie parti del mondo, mori negli Stati Uniti d'America il 14 luglio 1962. Ho potuto ricavare tale data da fonti americane perche in repertori italiani, che pure danno notizie della sua vita, non ho trovato la data della morte. Wagner era nato a Monaco di Baviera il 17 settembre 1880 c, a diflcrenza dei linguisti piti illustri suoi contemporanei, fu, più che professore universitario (anche se insegnò, ma sempre per brevi periodi, a Berlino, a Coimbra in Portogallo e all'Università dcll'Illinois ad Urbana), un li bcro studioso e visse una vita isolata con soggiorni molto prolungati in Sardegna di cui conosceva ogni aspetto lin guislico, folclorico e culturale. Conoscitore di gerghi e di lingue speciali e in particolare del giudeo-spagnolo, ebbe nel sardo il principale oggetto della sua ricerca scientifica. Basterà ricordare due opere che ne raccomandano ìl ricordo agli Italiani: La lingua sarda e il Vocabolario etimologico surdo, uscito il primo in Svizzera, il secondo In Germania. Ora, se il Vocabolario etimologico vale soprattutto per il suo significato tecnico, La lingua sarda è un libro di splendida divulgazione in cui entra, a rafforzare i meriti, la traduzione impeccabile di Giovanni Nencioni. Wagner — pare superfluo dirlo — operava in pieno clima scientifico, forte della tradizione della filologia romanza tedesca che, nel secolo scorso e all'inizio di questo, aveva costituito un modello per ogni ricerca linguistica e dialcttologica, interrotta soltanto, ma solo in parte, dalla rivoluzione della geografìa linguistica di Julcs Gllliéron che portò anche alla compilazione dell'i! tlanle linguistico italo-svizzero al quale, del resto, il Wagner stesso collaborò raccogliendo il materiale della sua amata Sardegna. 1 meriti del Wagner non devono, però, far dimenticare l'opera del predecessori e in particolare quella del canonico Giuseppe Spano, autore di molte opere ma in particolare di un fondamentale Vocabolario sardo italiano e italiano sardo, uscito in due volumi nel 1851 e 1852 a Cagliari presso la Tipografia Nazionale. Una delle ragioni dell'importanza di questo Vocabolario, oltre a quello, ovvio, del valore documentario del tesoro lessicale dell'Isola, è la presenza della parte italiano-sarda. Se, infatti, consideriamo che i grandi vocabolari di parlate locali dell'Ottocento come quello di Vittorio di Sant'Albino per il piemontese o quello del Cherubini per il milanese, danno la traduzione dalla parlata locale alla lingua e solo raramente dalla lingua alla parlata locale (è una eccezione Carolina Coronedl-Bertl che mise un Prontuario italiano-dialettale, peraltro di meno di 100 pagine, alla fine del suo Vocabolario bolognese in due volumi di circa 1240 pagine), dedicare alla parte italiano-sarda un intero volume di 448 pagine, rispetto alle 414 dedicate alle corrispondenze sardo-italiane, è un fatto di grandissimo rilievo e nello stesso tempo prova della considerazione in cui l'Autore tenevo, le parlate dell'Isola. Non bisogna mai dimenticare, parlando dei vocabolari delle parlate locali dell'800, che, in generale, era intendimento degli autori mettere 1 loro concittadini in grado di accedere alla lingua letteraria italiana compiendo un'opera patriottica di unificazione linguistica e culturale. Anzi, se c'è un difetto in tali vocabolari è che l'italiano è, di solito, aulico, arcaico e cruschcvole perche era solo quella la lingua che essi, in fondo, sapevano e riconoscevano come strumento generale di comunicazione fra le persone di tutte le regioni italiane prima del grande rivolgimento determinalo da Alessandro Manzoni. Che lo Spano fosse tenuto in grande considerazione dal Wagner è provato dal fatto che nella Bibliografia del Vocabolario etimologico sardo c'è una voce che suona nel modo seguente: «Giovanni Spano, Aggiunte manoscritte al suo Vocabolario (in possesso della Biblioteca Universitaria di Cagliari e di cui possiedo una copia)», ad interrompere in modo quasi auto biografico l'elenco delle voci mollo impersonali dell'ini mensa bibliografia. l.a bella edizione del Vocabolario dello Spano porta sul frontespizio due motti, uno di Vincenzo Monti: Prima scienza è la parola e, a riscontro, un proverbio sardo: Ischire limbazos est sabidorla «sapere lingue è saggezza». Proprio nel primo volume il Vocabolario dello Spano contiene 92 pagine di proverbi, ristampali anaslaticamcnte a Cagliari nel 1972. quasi a riprova della continuila di un'opera fra le più importanti di una filologia non ancora soggetta alla severità delle trattazioni scientifiche. Oso dire che senza la conoscenza di questi proverbi in cui il sardo, cosi conservatore del latino da costituire anche per il linguista oggetto di meraviglia e di ammirazione, brilla nella sua genuina struttura, non si può comprendere appieno l'anime degli abitanti dell Isola. Tristano Bolélli

Persone citate: Alessandro Manzoni, Coimbra, Giovanni Nencioni, Max Lcopold Wagner, Sant'albino, Tristano, Vincenzo Monti