American Gothic, enigma inviolato

American Gothic, enigma inviolato UNA MOSTRA A NEW YORK RIACCENDE IL DIBATTITO SUL CAPOLAVORO American Gothic, enigma inviolato Il Whitney Museum dedica a Grant Wood una grande retrospettiva e un catalogo documentatissimo - Ma non riesce ancora a svelo™ n mistero, a chiarire l'ambiguità del suo splendido quadro del 1930: una delle coppie più in vista nella storia dell'arte, divenuta nazionale d'America - Che cosa davvero ispirò il dipinto che non ha paragoni nell'intera opera del pittore? - La critica è divisa lare il icona Molti tra gli italiani che primi conobbero American Gothic devono, credo, il loro incontro con questo quadro a Valentino Bompiani, grande importatore, suggeritore, divulgatore d'immagini. Ma non ho avuto modo di riscontrare se l'ingresso in Italia di quei due personaggi di non lieto consorzio, destinati a diventare urto delle coppie più in vista nella storia dell'arte (ancora più popolari certo degli sposi di Cemeteri, degli Arnolfinl e dei Genitori di Hunge), se il loro esordio da noi avvenisse su uria copertina di romanzo o, com'è più probabile, tra le illustrazioni di Americana, la celebrata antologia curata da Vittorini. E in quest'ultimo caso significherebbe die fu nel '41, undici anni dopo che il quadro era stato dipin lo. Sia come sia, se posso citare un ricordo personale, l'impressione fu memorabile, come di qualcosa d'affatto nuovo e insieme arcaico, d'assolutamente alieno da noi e insieme d'arcanamente familiare: volti d'uggia domestica da far cascare il pane dì ma no e insieme inquietanti guardiani delle figure e dei sogni che l'America ci regala va coi film e coi fumetti. E soprattutto parudigmi di verità, esempi di quale verità po tesse ancora attingere la pittura; veri, loro, quasi al pari di quelle altrettanto inquietanti Muse che De Chirico aveva dipinto sedici anni prima. Se ancora non si vedevano in giro case, di legno col tetto a capanna e col portichetto dagli esili pilastrini simili quella che si alzava dietro l'arcigna coppia, poco importava: eravamo certi che gli architetti ne avrebbero presto costruite (non avevano forse già costruito gl'interminati portici, le torri e le arca le di De Chirico?), come pompieri avrebbero installa to sulle nostre strade i grandi idranti dei quadri di Hopper o delle strisce di Topolino, come i nostri delinquenti avrebbero presto sparato con. i mitra dal caricatore a tamburo che usavano gli uomini del «Dominatore». Che ci saebbe stato dì strano, dal momento che anche i siciliani 'erano messi a parlare come a Pian della Tortala? A chi iva amato ed ama questo quadro sottostando al paradosso che impone d'indagare, di saper tutto sull'oggetto dell'innamoramento, col rischio di dissolvere il mistero che ne è l'esca, a chi è stato preso per sempre da quelle facce agre, abbiamo da dare una buona notizia. In occasione di una grande retrospettiva dì Grant Wood (1891-1942), l'autore dì American Gothic, mostra che si tiene ora al Whitney Museum di New York e die girerà in lungo e in largo l'America fino alla prossima estate, è uscito un bel catalogo ad opera di Wanda M. Corn, che ci offre tra l'altro una curiosa coincidenza fra il cognome dell'autrice, die significa granturco, uno fra i soggetti preferiti della pittura di Wood. Documentatissimo, abbondantemente illustrato, dovizioso di particolari sulla vita e le opere di Wood e sulla genesi di American Gothic, questo catalogo lascia intatto l'enigma di quel capolavoro. Ci parrà confaccvole all'autore di American Gothic che suo padre fosse di origine quacchero e che lo obbligassero a restituire subito un libro di favole dei Grimm avuto in prestito perché non vi si trattava della (.vita reale... Nei primi dicci anni di vita, passati da Wood. nella fattoria paterna ad Anamosa nelì'Iowa, troveremo le radici dell'ispirazione rurale di quasi tutte le sue opere. Sapendo poi che in quegli anni il piccolo Wood si occupò degli animali da cortile, con particolare predilezione per i polli di razza Plymouth Rock, ci si spiega quel suo modo di vedere l'umanità sub specie pulllnitatis, quel cogliere nei suoi simili aspetti e pose da gallinacei che, evidente in opere come Valutazione o Le figlie della Rivoluzione, si farà esplicita metafora in uno degli ullitni quadri, dal titolo Adolescenza (1940). I turbamenti di quell'età vi sono infatti rappresentali in un. allampanato e attonito pollastrello ancora implume (i Plymouth Rock mettono le penne molto tardi) ritto in piedi sull'orlo di un tetto presso al far del giorno fra due matronali e feroci galline accovacciate. Anche lui timido, roseo, un po' smarrito, Wood crebbe a Cedar Rapids (lowa) dove, dopo la morte del padre, s'era trasferita la sua famiglia. Terminata la scuola secondaria non segui studi regolari, solo corsi estivi, scuole serali, lezioni per corrispondenza. Cedar Rapids, fervida d'affari e d'imprese e non priva di vita culturale, gli consenti di diventare adulto sema smettere un cuore infantile, lo accolse come «artista» nel senso die sì poteva dare allora a questa parola in una cittadina di 45 mila anime nel Middle West. Per quelle anime industriose lui dipingeva allegorie nelle logge massoniclie, quadri aziendali, murali negli alberghi, ritratti, soprattutto una quantità di vedutine di stile post-impressionista die celebravano il pittoresco locale: vecchi fienili, case di legno, stagni. Tardo seguace di Aris and Crafls, amava il lavoro e i manufatti artigianali e si dedicava con successo all'attività di decoratore. Insegnò anche per qualche lem- ppdaclBnrdsWassenvEmttnmo po.findiénel '25 Usuo principale mecenate, un impresario di pompe funebri, lo convinse a vivere da artista f ree-lancc. Una pubblica commessa, il cartone d'una vetrata per il locale Veterans Memorial Building, die eseguita a Monaco di Baviera rese necessario per il pittore un soggiorno di tre mesi in quella città, spinse il trentasettenne Wood sulla via di Damasco artistica. Che non altrimenti se non una fulminea conversione può definirsi il radicale e improvviso cambiamento nella sua pittura dopo quel viaggio. Wood era già stato in Europa, a Parigi, tre volte, ma ne aveva portato in patria soltanto altre vedute pittoresdie: di quanto avveniva nella capitale della pittura moderna, neppure un fiato. Da Monaco invece ritornò, oltre die coi soliti quadretti, anche con un'idea che prese corpo l'anno dopo, quando dipinse Donna con piante, in cui sullo sfondo di un tipico paesaggio midwestern (colline, covoni di granturco, fienile rosso, tralìccio e girandola della pompa a vento) ritrasse la madre in abito campagnolo. L'idea era dì dipingere temi tipici regionali sulla maniera smallata e realistica degli antichi maestri nordici, Memling soprattutto, visti alla Pinacoteca di Monaco. Questa almeno è la spiegazione fornita dallo stesso Wood, e non c'è ragione di metterla in dubbio, anche se il suo nuovo stile appare prossimo ai modi dei pittori tedeschi della NcueSachìichkeit e pone comunque Wood sullo stesso scalino dei realismi europei tra le due guerre. ■ Monaco del resto, come ha sottolineato Jean Clair nella sua introduzione alla grande mostra parigina dei realismi, fu per quei movimenti una città fatale, luogo di intrecciati tropismi. Non è necessario supporre per Wood una conoscenza di Schrimpf, mettiamo, o di Kanoldt. Se la pittura di un artista die col suo nuovo stile voleva rifondare una pittura americana, orgogliosamente regionale affrancata da influssi cosmopoliti obbediva a tal punto al rappel à l'ordre europeo, questo poteva benissimo essere solo uno scherzo dello Zeitgeist, ovverossia lo spirito del tempo, che qualche volta ama fare il Poltcrgeist, lo spirito folletto. Come molti europei, De Chirico in testa, si abbandonavano a un'arclieologia neoclassica, così anclte il sogno di Wood si puntella con ammennicoli archeologici. Naturalmente d'archeologia americana: stampe di Curier e Ivcs, pittori naif, manufatti dei pionieri, fotografi ambulanti. E' documentato che anche la cellula germinale di American Gothic, dipinto nel 1930, un anno dopo la Donna con piante, è un pezzo archeologico, una casa di legno vista dal pittore a Eldon (lo¬ wa). Lo stile di queste case veniva chiamato «carpenter gothic... il gotico del falegname, perché gli artigiani costruttori del tardo '800 amavano inserirvi elementi gotici, come la bifora a sesto acuto die vediamo nel dipinto di Wood. Volendo riprodurre il motivo della finestra nei Jiolti ogivali dei due personaggi, egli trovò i modelli nella sorella Nari e nel dentista di Cedar Rapids, i quali, data anche la forte differenza d'età, nelle sue intenzioni dovel'ano rappresentare padre e figlia zitella e non la coppia di sposi che tutti vi scorgono. American Gothic fu accettato e premiato alla mostra annuale dell'Art Institutc di Chicago e acquistato da quell'istituto per 300 dollari. Il successo del quadro fu clamoroso e diede a Wood una rinomanza nazionale, valendogli un posto preminente tra i pittori del movimento regionalista. Tra American Gothic e quanto Wood aveva fatto e farà la distanza è enorme. Poco di quella luce cruda e di quella pregnanza troviamo anche in quadri come Le figlie della Rivoluzione o nei lucidi e manierati paesaggi dalle ubertose (nel senso etimologico della parola, cioè mammellose) colline, dagli alberi ben tonduli, dai solchi ordinati, che accomodano un'Arcadia americana, né tanto meno nei quadri, del resto rari, che IVood, sempre più preso dalla sua opera di propagandista del regionalismo, dipinse dopo il '32. Gli ultimi suoi anni furono anclie amareggiali dal fallimento del tardivo matrimonio e dal disconoscimento, altrettanto rapido del'successo. cui lo espose il mutare dei tempi e del gusto, con la fine, della depressione e dell'isolazionismo. Era entrato all'Università dell'Iowa, nel 1934, con la fama di insegnante liberal e moderno, e si vedeva ora rinnegato dalla critica, dai colleghi e dagli stessi studenti come un reazionario. Tutto quello che sappiamo della vita e delle opere di Wood non ci porta granché vicini a American Gothic. // mistero, l'ambiguità inesauribili di questo quadro son dimostrati non solo dalla divisione della critica, che tende a vedervi sia un'immagine di ottusità, fanatismo e animosità represse, sia un compendio delle virtù protestanti dell'antica frontiera americana, ma anche da quella che la Corn chiama la seconda vita del quadro come icona nazionale e popolare. Questa vitalità travolgente, pari se non superiore solo a quella della Gioconda, è documentata, nella mostra e nel catalogo, da vignette, caricature, avvisi pubblicitari, poster, in cui, a partire dalla fine degli Anni Cinquanta, la coppia viene tirata a mille metamorfosi, contraffatta in ogni genere di travestimenti, piegata alle infinite occasioni del costume americano. Contro una di queste parodie, die applicava i due celebri volti su due corpi nudi, Nan, la sorella ancora vivente di U'ood, ha sporto recentemente querela. Un tempo le icone popolari arrivavano galleggianti sul mare, apparivano nel cavo di alberi secolari, illuminavano il buio delle grotte; ora le portano le onde infinite della cultura di ìnassa. Chissà che anche American Gothic non si inetta a far miracoli? Sfidando l'affermazione di Goethe secondo la quale le immagini miracolose sono per lo più dei brutti quadri. Mario Spagnol Gfecmnp Grant Wood: «American Gothic» (1930, The Art Institutc of ducano) ritrae un padre e la fittila, non la coppia di sposi che tutti vi scorgono. Modelli, un dentista e la sorella del pittore